La Commissione europea ha ufficialmente approvato il decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica relativo alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). L’annuncio è stato fatto attraverso un comunicato del Ministero dell’Ambiente.
Questa decisione arriva dopo un’attesa di diversi mesi: il decreto era stato predisposto già prima dell’estate e a giugno il Ministero aveva risposto alle richieste di integrazioni di informazioni provenienti da Bruxelles. La misura, che prevede incentivi per un totale di 5,7 miliardi di euro, di cui 2,2 miliardi finanziati attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), può finalmente procedere con la sua attuazione.
È arrivata l’approvazione
È stata una lunga attesa ma finalmente è arrivato il via libera della Commissione europea al Decreto di incentivazione delle Comunità Energetiche Rinnovabili, che da attuazione ai Dlg.s 199/21 e 201/21 sulle CER.
Dopo un’attesa di nove mesi, si conclude l’iter, avviatosi a febbraio con la presentazione della proposta di Decreto alla Commissione Europea. “Con questo provvedimento diamo all’Italia una nuova energia tutta rinnovabile” aveva dichiarato il Ministro Picchetto a fine febbraio. Il testo, elaborato anche con l’ausilio della consultazione pubblica, era stato inoltrato il 23 febbraio a Bruxelles per approvazione e per la sua unicità ha richiesto una forte attenzione della Commissione Europea, che ha pienamente validato il modello italiano.
Con l’approvazione del 22 novembre, l’entrata in vigore del decreto è sempre più vicina, dando di fatto il via libera a tutti i progetti in attesa di esecuzione: “ora le Comunità energetiche rinnovabili – spiega Picchetto – potranno diventare una realtà diffusa nel Paese, sviluppando le fonti rinnovabili e rendendo finalmente il territorio protagonista del futuro energetico nazionale. Grazie alle Comunità energetiche, infatti, ciascun cittadino potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile, e averne i benefici economici derivanti dall’autoconsumo, pur non disponendo direttamente degli spazi necessari alla realizzazione degli impianti FER”.
Cosa dice il decreto?
Il Decreto attuativo di incentivazione, come definito all’art. 8 del Dlgs. 199/2021, ha lo scopo di aggiornare i meccanismi di incentivazione degli impianti a fonti rinnovabili inseriti in configurazioni di autoconsumo collettivo o in comunità energetiche rinnovabili. La bozza contiene 16 articoli e 2 allegati che spiegano nel dettaglio quali sono gli incentivi e come accedere; le agevolazioni saranno di due tipi:
– una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa, applicabile in tutti i contesti e su tutto il territorio nazionale. La potenza finanziabile complessiva è di 5 Gigawatt, incentivabile entro il 31 dicembre 2027.
– un contributo a fondo perduto rivolto ai piccoli Comuni sotto i 5000 abitanti che copre fino al 40% dell’investimento per la creazione di una CER. Questa misura è finanziata con un contributo di 2,2 miliardi provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con l’obiettivo di realizzare una potenza complessiva di almeno 2 Gigawatt fino al 30 giugno 2026.
A chi è rivolto
Gruppi di cittadini, condomini, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi: sono questi i soggetti che possono costituirsi in Comunità Energetica o configurazioni di Autoconsumo e beneficiare delle agevolazioni. I requisiti principali di accesso alle tariffe incentivanti sono i seguenti:
– potenza del singolo impianto non superiore ad 1 Megawatt;
– le CER devono risultare costituite alla data di presentazione della domanda di accesso agli incentivi;
– gli impianti di produzione ed i punti di prelievo di una CER devono trovarsi nell’area sottesa alla medesima cabina primaria.
I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, quali ad esempio il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse. Si riconoscono queste forme di condivisone dell’energia elettrica prodotta da FER (Fonti Energia Rinnovabile): Comunità Energetiche Rinnovabili, sistemi di autoconsumo collettivo e sistemi di autoconsumo individuali a distanza (che utilizzano la rete elettrica di distribuzione).

Le tariffe incentivanti
Le tariffe incentivanti per l’energia condivisa sono fissate per 20 anni e vengono calcolate sommando una quota fissa, una variabile ed un coefficiente, che dipendono da questi 3 parametri:
– la potenza degli impianti, suddivisi in tre scaglioni (<200 kW, compresi tra 200 e 600 kW e >600kW), privilegiando gli impianti di taglia più piccola;
– il Prezzo Zonale orario dell’energia elettrica (Pz) che contribuisce alla definizione della parte variabile aumentando al diminuire del prezzo di mercato dell’energia;
– la collocazione geografica dell’impianto, per bilanciare i diversi livelli di insolazione, introducendo un fattore di correzione da applicare alle regioni del Cetro e del Nord Italia.
POTENZA IMPIANTO | TARIFFA INCENTIVANTE |
Potenza < 200 kW | 80 €/MWh + (0÷40 €/MWh) |
200 kW < Potenza < 600 kW | 70 €/MWh + (0÷40 €/MWh) |
Potenza > 600 kW | 60 €/MWh + (0÷40 €/MWh) |
ZONA GEOGRAFICA | FATTORE DI CORREZIONE |
Centro (Lazio, Marche, Toscana, Umbria, Abruzzo) | + 4 €/MWh |
Nord (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Veneto) | + 10 €/MWh |
Gli incentivi sono cumulabili, nel rispetto del divieto di doppio finanziamento, con i finanziamenti a fondo perduto del PNRR nella misura massima del 40%. In tal caso l’incentivo è ridotto in maniera proporzionale alla percentuale di finanziamento ricevuta.
I contributi a Fondo perduto
Nel decreto si descrivono infine i contributi in conto capitale del PNRR e le modalità di concessione. I destinatari in questo caso sono i Comuni di piccole dimensioni, con popolazione inferiore ai 5000 abitanti. In Italia questi rappresentano una quota importante pari a circa 5500 realtà (il 70% sul totale nazionale). A loro sono destinati fondi in conto capitale fino al 40% dei costi ammissibili per lo sviluppo delle comunità energetiche e delle configurazioni di autoconsumo collettivo.
Si tratta di circa 2,2 miliardi di euro destinati sia alla realizzazione di nuovi impianti che al potenziamento di quelli già esistenti con l’obiettivo di raggiungere almeno 2 GW di potenza complessiva entro il 30 giugno 2026, nel limite delle risorse finanziarie attribuite a valere sul PNRR.
In maniera simile a quanto avviene per le tariffe incentivanti, anche in questo caso il contributo erogabile è più alto per impianti di minor taglia: si va da un massimo di 1500€/kW per i piccoli impianti (< 20 kWp) fino ad un minimo di 1050 €/kW per i più grandi (> 600kWp).
POTENZA IMPIANTO | FINANZIAMENTO |
Fino a 20 kW | 1.500 €/kW |
Da 20 a 200 kW | 1.200 €/kW |
Da 200 a 600 kW | 1.100 €/kW |
Da 600 kW ad 1 MW | 1.050 €/kW |
Similmente alle tariffe incentivanti, i requisiti per accedere al contributo in conto capitale del PNRR prevedono che le CER siano costituite alla data di presentazione della domanda con potenza massima del singolo impianto pari a 1 MW. In aggiunta a questi requisiti, l’entrata in esercizio deve avvenire entro diciotto mesi dalla data di ammissione al contributo e comunque non oltre il 30 giugno 2026.
Tra le spese ammissibili figurano la realizzazione degli impianti e dei sistemi di accumulo, comprese le opere edili necessarie e il collegamento alla rete, e, (in misura non superiore al 10% dell’importo totale) anche gli studi di fattibilità, la progettazione e le indagini geologiche, la direzioni lavori e i collaudi.