L’autorità australiana di regolamentazione della concorrenza, l‘Australian Competition and Consumer Commission (ACCC), ha condotto uno studio online su un campione di 247 aziende in un’ampia gamma di settori, tra cui energia, veicoli, prodotti ed elettrodomestici, imballaggi per alimenti e bevande, cosmetici, abbigliamento e calzature, con l’obiettivo di individuare affermazioni di marketing ingannevoli in materia di ambiente e sostenibilità. Risultato: il 57% delle aziende esaminate nel corso del sondaggio risulta fare affermazioni di tipo ambientale aambigue e riconducibili a pratiche di greenwashing. Per quanto riguarda i settori, la percentuale più alta di affermazioni relative è stata riscontrata nei settori dei cosmetici, dell’abbigliamento e delle calzature e degli alimenti e bevande.
L’ACCC ha dichiarato che ora indagherà sulle aziende per verificare l’effttiva congruenza delle qualità e dichiarazioni ambientali sbandierate dalle aziende.
La vicepresidente dell’ACCC, Catriona Lowe, ha sottolineato come i consumatori prendano sempre più in considerazione i fattori ambientali nelle loro decisioni di acquisto e proprio per questo molte aziende, anzinchè apportare modifiche appropriate alle loro pratiche e procedure per essere più sostenibili, scelgano sconrciatoie e si affidino a dichiarazioni false o fuorvianti”.
L’ACCC ha già in corso diverse indagini attive sul greenwashing in vari settori, “e queste potrebbero aumentare, dato che continuiamo a condurre valutazioni più mirate sulle aziende e sulle affermazioni identificate attraverso l’indagine a tappeto”.
Lowe ha aggiunto:
"Le aziende che utilizzano affermazioni generiche come 'ecologico', 'verde' o 'sostenibile' sono obbligate a sostenerle con rapporti scientifici affidabili, informazioni trasparenti sulla catena di approvvigionamento, certificazioni di terzi affidabili o altre forme di prova".