Autismo e lavoro, al Tortellante di Bologna tortellini ‘stellati’

La manualità di un gruppo di ragazzi e di nonne che fanno una pasta fatta in casa che non ha eguali: come conferma uno chef stellato

Due giorni prima del Natale di qualche anno fa c’era un ragazzino autistico che osserva la nonna Emilia che preparava i tortellini: è incuriosito, decide di imitarla e così inizia anche lui a fare i suoi primi tortellini. La mamma di Paolo è Silvia Panini, una delle figlie di Franco Cosimo Panini, l’inventore degli album delle figurine, e inizia a balenarle un’idea in testa che condivide subito con la sua amica Erika Coppelli: anche Erika ha un figlio con una grave forma di autismo, tant’è vero che lei presiede Aut Aut, di un’associazione di sostegno per le famiglie che hanno figli con questa stessa problematica.
Da tempo cercavano di dare vita a un progetto che riempisse quel vuoto sociale in cui cadono quei ragazzi quando diventano maggiorenni e finiscono la scuola: un luogo che fosse una vera alternativa ai centri diurni che altro non sono che parcheggi assistenziali che vanificano tutto il percorso e gli sforzi fatti per anni. Le due mamme iniziano a immaginare un laboratorio di nonne e ragazzi, un nuovo tipo di terapia riabilitativa per conquistare indipendenza e autonomia attraverso un lavoro antico e tradizionale: la realizzazione dei tortellini.

Nasce così il Tortellante, di cui Erika diventa presidente: dopo avere trovato una sede si inizia a delineare il progetto, nel quale si pensa subito di inserire un comitato scientifico per svolgere una reale funzione educativa. Viene così coinvolto il neuropsichiatra infantile Franco Nardocci, che struttura una piccola squadra composta da due psicoterapeuti e un tecnico di riabilitazione psichiatrica. “Inizialmente pensavamo di partire con pochi ragazzi”, ricorda Erika, “ma quando si sono presentate da noi una ventina di famiglie, anche della provincia di Modena, li abbiamo accolti tutti”.

Da progetto pilota a realtà d’eccellenza

Il Tortellante nasce nel 2016, dando fin da subito ottimi risultati che vengono certificati dall’equipe coordinata dal prof. Nardocci: nei due anni successivi, il progetto viene affinato per andare incontro ai requisiti specifici dell’autismo e procedere nella realizzazione della pasta fresca. Si rafforzano i legami con le Istituzioni e con le famiglie, mentre la realtà inizia a farsi conoscere non solo a livello locale. Quella che era nata come un’iniziativa terapeutica e riabilitativa, diventa una concreta opportunità di lavoro per i ragazzi e quindi verso la fine del 2018 il Tortellante si sposta in una nuova sede, ristrutturata e attrezzata, in una zona centrale della città.

Fare i tortellini a Modena è un’arte e una tradizione, perciò chi li mangia si aspetta l’eccellenza: l’invito a puntare verso la massima qualità giunge anche da uno dei più grandi chef stellati di tutto il mondo, Massimo Bottura. “Massimo è un modenese doc che, nonostante sia un volto internazionale, ama il suo territorio”, ci conferma Erika: “lui e la moglie Lara Gilmore ci sostengono fin dall’inizio, hanno creduto in noi e ci hanno aiutato”.
Per due anni il ristorante Osteria Francescana di Bottura è stato giudicato il migliore del mondo, così come è noto il suo impegno sociale contro lo spreco alimentare e in favore degli ultimi, con l’apertura di molti Refettori in varie nazioni: ma Erika ci parla del Bottura papà di Charlie, il figlio di 22 anni con una rara malattia dello spettro autistico. “Charlie ama fare le cose in cucina e Massimo ha visto i miglioramenti di suo figlio: ne è stato entusiasta, come si può immaginare”. Con orgoglio il Tortellante può mostrare varie immagini con lo chef che insegna ai ragazzi come lavorare in cucina, ed è sempre lui che ha fornito indicazioni preziose, in modo da lavorare con le migliori materie prime: il progetto diventa infatti interessante se nel medio lungo periodo c’è professionalità e soprattutto qualità. Non è un caso quindi che il Tortellante rifornisca tutti i quattro ristoranti di Bottura.

Oggi al progetto partecipano 26 ragazzi tra i 17 e i 29 anni, solo 4 nate di sesso femminile (statisticamente l’autismo colpisce prevalentemente i maschi): a loro si sono aggiunti dodici educatori e terapisti. Ci sono infatti diversi livelli di autismo, alcuni abbastanza gravi e la maggior parte dei ragazzi del Tortellante sono partiti con un grado cognitivo medio basso: ma i miglioramenti attraverso il lavoro sono stati straordinari.

Il gruppo di professionisti specializzati sull’autismo, nel quale Erika ha da sempre puntato molto, ha costruito un percorso specifico per ogni ragazzo: “ognuno è diverso dall’altro, ci sono 26 sfumature diverse, ma tutti sono migliorati tanto attraverso il lavoro”, riprende la presidente. “Questo è stato scientificamente certificato attraverso ricerche fatte con l’università di Modena e Reggio Emilia, che hanno poi portato a una pubblicazione a livello scientifico”. Non solo la medicina ha confermato che la modalità operativa sta funzionando, ma tutte le famiglie sono state aiutate e hanno visto i progressi dei figli.
E c’è un’altra categoria di persone che è risultata fondamentale per questo successo.

Al lavoro per preparare i tortellini

Se non ci fossero le nonne

Realizzare tortellini così buoni, degni della migliore tradizione modenese, non è impresa banale, ma i ragazzi ce l’hanno fatta perché hanno attinto da chi custodisce questo patrimonio: le nonne. Aprendo le porte del Tortellante ci si trova davanti ai tavoli dove i ragazzi lavorano insieme alle nonne, per preparare a mano ogni singolo tortellino: loro sono molto concentrati nello svolgere un’attività che è sì meccanica e ripetitiva, ma è un lavoro vero e dignitoso.
Le nonne sono proprio state cercate andando nei quartieri, trovando anche quelle pensionate, spesso sole, che ora vanno al Tortellante con le amiche per insegnare e affiancare i ragazzi. “Il legame che si è instaurato fra le generazioni è un gradissimo arricchimento, da ambo le parti”, aggiunge Erika: “abbiamo unito disabilità e terza età, nella bellezza di vite che hanno la piena dignità”.

Gli occhi di Erika comunicano gioia quando parla del figlio Filippo di 23 anni, il cui ritardo cognitivo era stato giudicato gravissimo da un’equipe neurologica che, dopo tre anni di lavoro al Tortellante, lo ha rivalutato giudicandolo come lieve. Sono i risultati di un’esperienza che ha solide basi sul lavoro, la condivisione, la passione, l’amore che ognuno mette in quello che fa: ma dove le istituzioni possono davvero giocare un ruolo chiave. Qualche anno fa il nome del Tortellante era stato fatto in parlamento dal senatore Eugenio Comincini, che l’aveva indicata come una delle realtà meglio riuscite.

Dicembre 2019, insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Di recente alcuni ragazzi hanno concluso uno stage molto arricchente presso le cucine del Quirinale, grazie al Presidente Sergio Mattarella, che già li aveva conosciuti nel 2019 per un pranzo di Natale con la comunità di Sant’Egidio: altri 4 hanno concluso dei percorsi formativi che li hanno portati ad altrettante assunzioni a tempo indeterminato. Il 2 aprile è la giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, ma la grande richiesta di un percorso dopo la scuola per chi soffre di questi disturbi trova purtroppo risposte ancora insufficienti: realtà come il Tortellante, oppure Pizzaut che ha aperto in questi giorni la sua seconda pizzeria a Monza, dovrebbero avere una diffusione molto più estesa. “Perché attraverso lo stimolo continuo e il prezioso supporto di specialisti che li seguono, i nostri ragazzi continuano a fare progressi”, conclude Erika: “vederli ad esempio fare i camerieri negli eventi a cui ci chiamano, raggiungere un’autonomia insperata, vederli sereni e felici è un risultato che non ha prezzo”.

Il Tortellante

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