Bioarchitettura, Isabella Goldmann: “Unico criterio costruttivo del futuro”

La fondatrice di Goldmann & Partners ci racconta perché ci vuole intelligenza progettuale per avere edifici e città più sostenibili

La bioedilizia e l’architettura sostenibile sono la nuova frontiera del settore immobiliare.

L’attenzione non è più soltanto sui consumi energetici degli immobili ma anche sulla sostenibilità a 360 gradi delle costruzioni. La popolazione mondiale cresce a dismisura e ci troveremo, nel giro di dieci anni, ad oltre nove miliardi di persone che abiteranno il pianeta. Le città, soprattutto i grandi centri urbani, dovranno adeguarsi per assicurare un’urbanizzazione più disciplinata e una qualità di vita migliore. Anche in questo la pandemia ha impartito una grande lezione, aiutando a valorizzare gli spazi verdi e le costruzioni socialmente sostenibili.
Quello dell’industrializzazione e urbanizzazione sostenibile è un tema centrale anche per le Nazioni Unite che, tra i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, hanno sottolineato anche la necessità di rendere gli insediamenti urbani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.

Gli annunci immobiliari sono ormai pieni di appartamenti descritti per la loro classe energetica, per la presenza o meno di pannelli solari, per l’uso di materiali sostenibili. Ma sono sufficienti questi elementi per garantire un impatto controllato sull’ambiente?

“L’efficienza energetica non coincide con la sostenibilità, è solo un aspetto di un concetto molto più ampio”, ha spiegato Isabella Goldmann, fondatrice e managing partner di Goldmann & Partners, società benefit e B Corporation che si occupa di project management, progettazione sostenibile e di servizi di consulenza aziendale in tutti i settori interessati alla implementazione di pratiche di sostenibilità nei patrimoni immobiliari e nei processi produttivi. Dopo un’esperienza ventennale nel campo dell’architettura sostenibile e il suo impegno nella divulgazione, come giornalista, critica, conduttrice e produttrice di programmi tv dedicati all’arte contemporanea, Isabella Goldmann ha deciso di fondare, nel 2008, uno studio di architettura che poi si è trasformato in una società di consulenza sulla sostenibilità a tutto tondo, promuovendo un nuovo modo di concepire gli uffici e l’ambiente di lavoro, la logistica, l’edilizia abitativa e sanitaria, dove la massima qualità possibile viene cercata a fronte del migliore rapporto costi/benefici.

“La sostenibilità è un concetto ampio – ha continuato la Goldmann-. Per rendere un palazzo energeticamente efficiente potresti avvolgerlo e isolarlo con il polistirolo, ma di certo non potremmo definirlo sostenibile. Molto spesso le costruzioni mancano di intelligenza progettuale. C’è stato un periodo in cui tutti volevano i pannelli fotovoltaici sui tetti, perché c’erano gli incentivi e conveniva. Ma la prima cosa che chiedo a un cliente è su quale fabbisogno ha calcolato il suo efficientamento. Quando si fanno queste scelte per ridurre i consumi da 100 a 80 bisogna cambiare approccio e capire perché si sta consumando 100. Magari gli appartamenti vengono dotati di superfici fotovoltaiche che sono il doppio rispetto a quello che davvero servirebbe, ci vogliono anni per ammortizzare un’installazione del genere e poi i pannelli andranno smaltiti con ulteriore impatto sull’ambiente. Questa è stupidità progettuale. Allora perché non ci si chiede prima come si può passare dal consumare 100 al consumare 70. Questo significa fare consulenza seria sulla sostenibilità”.

Com’è nata l’idea di una società di consulenza architettonica improntata sulla sostenibilità?

Isabella Goldmann

“La mia è una formazione classica, basata sull’architettura antica che è tutta molto sostenibile, fatta con materiali a chilometro zero. Se pensiamo alle costruzioni storiche c’è sempre stata una grande attenzione all’impatto ambientale, cosa che si è persa negli ultimi 100 anni. Dagli anni Quaranta in poi, abbiamo visto affermarsi quella che io definisco la stupidità progettuale, quando si è capito che il petrolio costava poco e c’è stato il via libera a tutta una serie di interventi irrazionali. Si ci si è dedicati soltanto alla bellezza, senza alcuna considerazione per quello che stava accadendo all’ambiente con la produzione di CO2. Ad un certo punto è maturata la consapevolezza che la climatizzazione bruta stava ammazzando il pianeta, prima in maniera blanda, circa 20 anni fa, poi più convinta cinque anni fa, e in maniera mandatoria circa due anni fa”.

Da questa consapevolezza nasce l’attività di Goldmann & Partners, da sempre impegnata nella conversione del mercato verso pratiche virtuose che adottino la sostenibilità come volano di crescita del proprio valore. Alla base ci sono le ricerche condotte dal Centro Studi per la sostenibilità applicata di Goldmann & Partners per l’aggiornamento continuo sulle norme e le pratiche attuali presenti sul mercato internazionale. “Essere una B Corp era già nel dna della nostra società ma cercavamo qualcosa che ci aiutasse a migliorare la consapevolezza nelle persone”, ha spiegato Alessandro Maria Cremona, manager di consolidata esperienza nel campo della finanza e del Real Estate e presidente di G&P che ha diretto il processo per diventare B Corporation. “Nel 2011 sono entrato nella società – ha continuato Cremona – e mi sono reso conto che serviva uno sforzo ulteriore per diffondere la cultura della sostenibilità. Si parla tanto di climate change ma prima dobbiamo cambiare il modo di pensare delle persone. Ci siamo così interessati al movimento che faceva capo a B Lab, nato in America nel 2000, e dopo qualche anno, nel 2017, abbiamo preso la certificazione B Corp con un punteggio ben più alto della media di 126/200 (il minimo è 80)”.

Goldmann & Partners ha sempre mantenuto un alto standard all’interno delle B Corp internazionali, essendo stata premiata negli ultimi quattro anni come “Best in the World” in diverse categorie (spazio di lavoro, lavoratori, ambiente) e anche come vincitore assoluto. “Nel 2020 siamo diventati società benefit – ha spiegato il presidente – e quest’anno uscirà il primo bilancio sociale. Abbiamo anche altre certificazioni che ci rendono orgogliosi, così come tutte le pubblicazioni che facciamo per diffondere la cultura della sostenibilità. L’ultimo libro è L’Inquinamento Indoor, curato insieme con la Fondazione Umberto Veronesi, per la verifica del livello di salubrità degli ambienti abitati, con il supporto dei protocolli interni di IRCAS (International Research Center for Applied Sustainability)”.

Si parla tanto di sostenibilità edilizia soprattutto in relazione all’Ecobonus 110. Pensa che azioni legislative del genere possano aiutare la consapevolezza?


“Potrebbero aiutare se fossero scritte bene – ha risposto Isabella Goldmann – soprattutto da persone competenti. Così com’è impostato va soltanto contro le famiglie e si è sprecata un’occasione per fare cultura sulla sostenibilità. Il risultato è che oggi i materiali sono rincarati, per un preventivo bisogna aspettare almeno due mesi, le imprese edilizie sono in affanno. Non è questa la direzione giusta. Alla fine il cliente è portato a pensare che scegliere la via della sostenibilità significhi sostenere costi aggiuntivi in termini di tempo e denaro. Ma non è così. L’intelligenza progettuale aiuta a risparmiare, non soltanto nel lungo termine, ma anche nel breve. La progettazione in bioarchitettura è la strada più naturale e veloce da seguire, l’unico criterio costruttivo che può coniugare basso costo ad altissima qualità del risultato, sia edilizio sia sociale. A livello di norme siamo ancora molto indietro, spesso siamo costretti a intervenire su edifici fatti in passato con norme ormai obsolete. In realtà non c’è un Paese perfetto: gli Usa sono troppo concentrati sulla riduzione dell’anidride carbonica, i tedeschi più equilibrati perché valutano una serie di caratteristiche chimiche, l’Italia è più avanti sui materiali ma non dal punto di vista impiantistico, non c’è un grande equilibrio”.

Cultura e consapevolezza, dunque, sono le uniche vie per uscire dalla “stupidità progettuale” che ha caratterizzato i decenni passati e necessitano di un grande sforzo congiunto da parte di privati e istituzioni.

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