Questo libro è stato scritto a quattro mani da Philip Kotler, il guru che ha realizzato le Bibbie del marketing, e da Christian Sarkar, che potremmo definire il suo successore, il marketing della nuova era, che è appunto il ‘brand actvism’.
Il libro nasce per spiegare alle aziende che cos’è il brand activism, perché è la cosa giusta da fare oggi da un punto di vista etico e di business, e indica anche la strada per farlo. Insomma, un po’ ispirazione e un po’ manuale.
Ma perché deve interessare tutti, anche chi non si occupa di questi argomenti?
Perché il marketing è essenzialmente una relazione ed è bidirezionale, da una parte c’è l’azienda e dall’altra ci sono i consumatori.
Conoscere di più e meglio anche le strategie e le intenzioni che muovono le aziende che ci vendono i loro prodotti e vogliono entrare in relazione con noi è diventato fondamentale, perchè il consumatore ha il potere di scegliere e per far questo deve essere informato in modo trasparente, così può fare la differenza.
In questi ultimi anni molte aziende e brand hanno investito di più nella sostenibilità e in iniziative di CSR, quelle più spinte si costituiscono come società benefit, per diverse ragioni: autentico senso di responsabilità, ottemperanza a direttive europee, obblighi morali derivanti da accordi internazionali come l’Agenda 2030, il cambio generazionale alla guida di tante aziende tradizionali e la forte componente di nuove aziende digitali nel sistema economico (i Millennial sono nelle leadership internazionali), un cambio culturale che vede impegnate in prima linea, in difesa del proprio futuro su questo pianeta, le giovani generazioni. Non ultimo il fatto che anche in soldoni, cioè dal punto di vista del valore di un’azienda, oggi non basta più il fatturato, il profitto, serve un ‘purpose‘, come ha scritto recentemente anche il giornalista Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera e Sole 24 Ore.
“Il marketing, solitamente impegnato nel trovare il modo migliore di dire le cose, si trova adesso di fronte una sfida più grande, quella dell’agire, della presa di posizione di fronte alle tensioni più importanti della collettività ma, soprattutto, per dirla con le parole scritte in questo saggio, si trova a valutare “il costo del silenzio di fronte all’ingiustizia”, dice Paolo Iabichino, autore della prefazione all’edizione italiana di Brand Activism.
Iabichino, Direttore creativo e fondatore, insieme a Ipsos Italia, dell’Osservatorio Civic Brands, è da tempo impegnato sia professionalmente che come divulgatore, nella promozione di un nuovo modo di fare impresa e di fare comunicazione.
“Il marketing, solitamente impegnato nel trovare il modo migliore di dire le cose, si trova adesso di fronte una sfida più grande, quella dell’agire, della presa di posizione di fronte alle tensioni più importanti della collettività ma, soprattutto, per dirla con le parole scritte in questo saggio, si trova a valutare “il costo del silenzio di fronte all’ingiustizia”.
L’introduzione di Iabichino è una riflessione sul marketing oggi, sul suo senso e ruolo, nel contesto di una società che si evolve rapidamente e in cui, in ultima analisi, le persone (in particolare millennial e generazione z) non sono più disposte a essere prese in giro, cercano trasparenza, autenticità, coerenza, pertinenza nei marchi che seguono e acquistano.
Dare è più importante che dire. È il momento dell’azione. Ma non serve girare l’ennesimo video emozionale pieno di buone intenzioni, se queste non diventano anche impegni precisi con la collettività. È il momento di prendere le distanze dalle furbizie manipolatorie del nostro mestiere. Dobbiamo imparare a essere un po’ meno seduttivi e un po’ più concreti. In questo senso vincono le idee capaci di avere un impatto e migliorare la società.
Personalmente ho trovato questo libro ‘da leggere tutto d’un fiato’ e l’introduzione di Paolo ispirante e utilissima chiave per entrare nel tema e guidare nella lettura dei diversi capitoli che lo compongono.