Menomale è nei giorni scorsi arrivata la legge sul clima europea che metterà, ci si augura, un po’ di pressione a governi e aziende sulla ‘climate action’ per ragiungere la neutralità climatica entro il 2050. Gli scenari prospettati dagli esperti del clima non sono affatto incoraggianti, ma al tempo stesso ci sollecitano fortemente ad attivarci, perchè anche una frazione di punto nel termometro del riscaldamento globale può significare implicazioni gigantesche per la biosfera e l’umanità.
Gli europei sembrano averlo capito quanto è grave la situazione e l’ultimo Eurobarometro, strumento di indagine sulle opinioni degli europei realizzato tramite interviste e che ha verificato cosa ne pensano sul clima, lo conferma: circa nove persone su dieci ritengono che i cambiamenti climatici siano un problema grave (93 %), e quasi otto su dieci (78 %) lo ritengono molto grave; oltre un quarto (29 %) ha indicato i cambiamenti climatici (18 %) e temi correlati come il deterioramento della natura (7 %) o i problemi di salute causati dall’inquinamento (4 %), come i più gravi problemi a livello mondiale.
Il 90 % degli europei, inoltre, concorda sulle politiche di carbon neutrality, cioè sulla necessità di ridurre al minimo le emissioni di gas a effetto serra, compensando allo stesso tempo le emissioni residue affinché l’UE raggiunga la neutralità climatica entro il 2050. L’ 87 % pensa che sia importante che l’UE fissi obiettivi ambiziosi per aumentare il ricorso alle energie rinnovabili e la stessa percentuale crede che sia importante che l’UE fornisca un sostegno per migliorare l’efficienza energetica.
Gli italiani sono provati dalla pandemia
Purtroppo gli italiani sono meno sensibili al tema ‘clima’, sentendo maggiormente la pressione della situazione malattie infettive e crisi economica, un segno evidente di come la pandemia ha colpito duro nel nostro paese. Meno di un intervistato su dieci ritiene che il cambiamento climatico sia il problema più grave che il mondo si trovi ad affrontare (7% rispetto alla media UE del 18%). Il cambiamento climatico si posiziona al quarto posto in Italia, due posti in meno rispetto alla seconda posizione come problema più citato nel 2019. Tuttavia, più di otto intervistati su dieci (84%, al di sopra della media UE del 78%) pensano che il cambiamento climatico sia un problema molto serio, molti hannià intrapreso azioni personali per migliorare la carbon footprint e quasi all’unanimità pensano che il nostro Governo faccia ancora troppo poco e che il danaro del PNRR debba essere investito soprattutto nella transizione verde.
La transizione verde è una responsabilità dei Governi
Più di sei intervistati su dieci in Italia (63%, uguale alla media UE) ritengono che i governi nazionali siano responsabili della lotta al cambiamento climatico, piuttosto che l’Unione europea (56%, in linea con la media EU del 57%).
Più di otto intervistati su dieci in Italia concordano con il fatto che affrontare il cambiamento climatico e le questioni ambientali dovrebbe essere una priorità per migliorare la salute pubblica (85% rispetto alla media UE dell’87%). Quasi otto intervistati su dieci (78% rispetto alla media UE del 74%) concordano con il fatto che i costi dei danni provocati dal cambiamento climatico siano molto più alti dei costi degli investimenti necessari a una transizione verde. Più di otto intervistati su dieci in Italia pensano che sia importante che sia il governo italiano (86% rispetto alla media UE dell’88%) che l’Unione europea (84% rispetto alla media UE dell’87%) stabiliscano obiettivi ambiziosi per incrementare la quantità di energia rinnovabile utilizzata entro il 2030.
Viceversa, meno di tre intervistati su dieci (28%, al di sotto della media UE del 41%) dicono di essere personalmente responsabili della lotta al cambiamento climatico. Una minoranza tra gli intervistati (48%, al di sotto della media UE del 64%) afferma di aver intrapreso qualche azione per contribuire alla lotta al cambiamento climatico negli ultimi sei mesi, ma la percentuale passa al 95% (in linea con la media UE del 96%) quando interrogati su esempi specifici di azioni intraprese.