Lara Maistrello, insetti come chiave di sostenibilità

Dalla lotta contro la cimice asiatica alle mosche soldato, il mondo degli insetti è ricco di nemici ma anche di grandi alleati dello sviluppo sostenibile. Ne è convinta questa questa straordinaria ricercatrice

E pensare che la sua passione erano i vertebrati: Lara Maistrello, 52 anni, professoressa associata di Entomologia all’UniMoRe (Università degli studi di Modena e Reggio Emilia), è invece cresciuta in mezzo agli insetti e a loro, alla manipolazione dei loro comportamenti in ottica di gestione sostenibile delle invasioni di infestanti, anche alieni, ha dedicato tutta la sua vita. “Con gli insetti ho scoperto un mondo – ci ha raccontato proprio Lara Maistrello. Sono affascinanti, hanno adattamenti incredibili e più vai avanti nello studio più ti conquistano”.


Colei che ha dato l’allarme cimice asiatica

By Hectonichus – Own work, CC BY-SA 4.0 –
https://bit.ly/3wwSKih


Il nome di Lara Maistrello è immediatamente associato alla cimice asiatica, la professoressa fa infatti parte del Tavolo tecnico nazionale di lotta biologica alla cimice asiatica, insetto incubo degli agricoltori, ma lei ha studiato le termiti, le api, svariate tipologie di mosche e i nematodi, che sono in realtà vermi, talmente piccoli, da essere invisibili. I suoi studi, condotti prima negli Usa e poi in Italia, hanno sempre avuto al centro la parola sostenibilità.
Datele un palco e lei vi stregherà con la sua passione travolgente, parlandovi delle molteplici invasioni di cimice asiatica (Halyomorpha halys), di come all’UniMoRe ne hanno indagato il Dna, delle sue strategie di sopravvivenza e di come combatterla, con la lotta biologica. Lara Maistrello è infatti fra le più accese sostenitrici della lotta biologica alla cimice asiatica, ha studiato da subito la possibilità di combatterla con i nemici naturali nativi del territorio italiano prima e poi anche con quelli esotici, dal momento che gli antagonisti italiani non erano abbastanza efficaci.
Il primo esemplare di cimice asiatica, in Italia – ci ha raccontato la professoressa Maistrello – è stato trovato proprio nel modenese, era il 2012. Uno dei miei studenti mi consegnò la scatola, a fine anno, con gli insetti che aveva raccolto in campo. C’era anche lei, Halyomorpha halys, un pest*, un organismo nocivo originario dell’Asia orientale che ha fatto danni enormi negli Stati Uniti. Ho allertato subito il Servizio Fitosanitario dell’Emilia Romagna perché i lavori dei colleghi americani dimostravano che era un pest tremendo. Immediatamente e con zero risorse, abbiamo iniziato a darci da fare per cercarla. Abbiamo messo in piedi un progetto di ricerca di citizen science, coinvolgendo studenti, cittadini, appassionati naturalisti e io, con il mio computer, catalogavo tutte le segnalazioni e i dati che arrivavano”.
E l’allarme non era ingiustificato, dal 2012 in avanti non c’è stata più pace per i frutticoltori del Nord Italia, l’avanzata della cimice asiatica è stata inesorabile. Nel 2019, annus horribilis, i danni hanno superato i 600 milioni di euro, molti agricoltori hanno visto ridursi il raccolto anche dell’80% mentre le ripercussioni sono arrivate anche alla filiera: senza pere, mele, pesche da raccogliere, i magazzini di lavorazione della frutta si fermano e gli stagionali perdono il lavoro.

*pest (inglese): insetto o piccolo animale infestante

La lotta biologica è la chiave del successo

Come sconfiggere dunque la cimice asiatica? Come si è detto Lara Maistrello è una sostenitrice convinta della lotta biologica e una studiosa del comportamento animale: “Credo fortemente nel ruolo della ricerca per arrivare a soluzioni che siano sostenibili nel combattere infestanti invasivi, come la cimice asiatica – ci ha raccontato ancora la professoressa. Dove c’è un pest puoi combatterlo con gli antagonisti naturali che si trovano sul territorio, evitando il più possibile i pesticidi. Quando si renda necessario, come nel caso di organismi introdotti invasivi in cui gli antagonisti, parassitoidi o predatori locali, non sono in grado di gestire l’infestante, si utilizzano gli antagonisti esotici che sono più specifici, come stiamo facendo con la vespa samurai (Trissolcus japonicus). Si tratta di agenti di biocontrollo: per contrastare gli alieni cerchi i più efficaci e selettivi nell’areale di origine e puoi utilizzarli solo se l’analisi di rischio è negativa (ossia se gli studi indicano scarsi o nulli impatti negativi sull’ecosistema locale). Se applichi la lotta in un agroecosistema non devi turbare gli equilibri perché potresti ottenere effetti indesiderati”.
Per lottare contro la cimice asiatica è stato costituito un Tavolo tecnico di lotta biologica coordinato dal CREA DC, su incarico del Mipaaf e del Comitato Fitosanitario Nazionale, che ha studiato il più grande esperimento di lotta biologica classica mai tentato in Italia, lanciando sul territorio il nemico n. 1 della cimice asiatica: la vespa samurai. Il secondo anno di sperimentazione è stato appena autorizzato dal MITE: “Le abbiamo provate tutte – ha detto ancora la professoressa Maistrello – prima di puntare sulla vespa samurai che, comunque, era già sul nostro territorio, arrivata da sola, tramite i traffici di merci. Avevamo provato un antagonista locale, l’Anastatus bifasciatus, ma non era abbastanza efficiente. L’alternativa alla vespa samurai è aumentare l’uso di insetticidi ad ampio spettro che, ovviamente, uccidono insetti non target, ovviamente anche insetti utili come gli impollinatori e gli antagonisti naturali di altri organismi nocivi. La vespa samurai non è totalmente selettiva ma sappiamo che se c’è la cimice asiatica nei paraggi parassitizza le sue uova e non tocca quelle di altre cimici. Con la lotta biologica e la manipolazione del comportamento degli insetti puoi ottenere il tuo scopo e non usi insetticidi”.

Le mosche soldato per progetti di economia circolare

Un concetto che va a braccetto con la sostenibilità è quello di economia circolare. “Abbiamo in corso 3 diversi progetti dedicati alle mosche soldato – ci ha raccontato ancora Lara Maistrello. Le stiamo allevando, l’idea è di valorizzare gli scarti della ristorazione, della lavorazione di frutta e verdura per ottenere mangimi. Le larve di mosche soldato sono eccellenti bioconvertitori, possono convertire in modo rapido ed efficiente scarti e sottoprodotti organici in biomassa ricca di proteine e grassi. Trasformano qualcosa che per noi è un rifiuto in sostanze ad alto valore aggiunto. Uno di questi progetti, Flies4value, prevede di allevare le mosche soldato su substrati ricchi di pigmenti, per esempio scarti di lavorazione del pomodoro, visto che siamo nell’area di produzione del pomodoro da industria, per arrivare a produrre mangimi per le galline ovaiole. Le galline così faranno uova con il tuorlo rosso intenso. Oggi per ottenere lo stesso risultato si utilizzano pigmenti artificiali. In più il substrato residuo, dopo l’allevamento, sarà valutato come fertilizzante naturale per le colture”.

Scritto da Barbara Righini

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