Serena Moro, fondatrice di Cikis, una giovane società che lavora con le aziende della moda per aiutarle a diventare più sostenibili, è la persona giusta per dirci come possiamo essere dei consumatori più responsabili senza rinunciare a vestirci bene.
D’altronde, l’Italia è patria di moda e stile, noi italiani riusciamo a essere glamour anche con cose semplici e senza spendere necessariamente tanto. Oggi, stiamo diventando anche più attenti alla sostenibilità.
Secondo una ricerca di Lyst, aggregatore di e-commerce che ogni 3 mesi pubblica la classifica dei brand e dei prodotti di moda più googlati dagli utenti, il numero e la tipologie di ricerche online indica un chiarissimo aumento della sensibilità verso la moda sostenibile. Dallo scorso novembre, in Italia, le ricerche di capi eco-friendly sono aumentate di oltre il 20%. In particolare si evidenzia un aumento del 23% delle ricerche relative al cotone biologico e del 35% dei materiali provenienti da plastica riciclata, dove Adidas si conferma leader per il settore sportivo con oltre il 305% delle visualizzazioni di pagina per le scarpe del marchio.
Recentemente anche King Giorgio Armani ha dichiarato che è tempo di rallentare e si è detto favorevole al riciclo: «Dobbiamo salvare il mondo e la vita delle generazioni future. A volte l’industria può essere molto dannosa per la Terra in cui viviamo. Stiamo cercando di risolvere il problema, trovando un equilibrio tra i bisogni industriali e la necessità di respirare».
Serena, tu personalmente stai attenta alla sostenibilità quando compri abbigliamento? Che consigli puoi dare a chi vuole essere più green?
Assolutamente sì! Cikis è nata prima di tutto da un’esigenza, come consumatrice, di maggiore trasparenza.
Dal mio punto di vista ci sono due fattori da tenere in considerazione quando si acquista: la sostenibilità del brand e del prodotto e il nostro comportamento d’acquisto.
Per quanto riguarda il nostro comportamento d’acquisto, il mio consiglio è: prima di acquistare, contate quanti capi avete già nel guardaroba! Da quando compro con calma e con più attenzione alla qualità compro anche meno, sono più soddisfatta perché non ho cose inutili e risparmio.
Per quanto riguarda la sostenibilità dei prodotti, suggerisco prima di tutto di comprare prodotti che abbiano certificazioni che considerano sia l’aspetto sociale che ambientale di tutta la filiera (ad esempio GOTS o GRS, certificazioni note perché indicano materiali biologici o riciclati ma che in realtà analizzano anche processi chimici e tutela dei lavoratori). Se vogliamo assicurarci che tutta la filiera sia stata controllata, dobbiamo verificare che la certificazione sia sul prodotto finale e non, ad esempio, solo sui tessuti. Alcuni elementi critici non sono inclusi in queste certificazioni, come ad esempio l’utilizzo di energia rinnovabile lungo la filiera, che purtroppo non viene spesso considerato né dai brand né dai consumatori.
Un’altra opzione è quella di fare ricerca online o fare domande ai brand. Questo richiede conoscenze tecniche per poter valutare in modo critico le risposte. È anche per questo che Cikis lavora per aumentare la trasparenza e la standardizzazione delle informazioni da parte dei brand. Tessuti con credenziali di sostenibilità (parole come “naturale” o “sostenibile” senza motivazioni non bastano), processi chimici certificati, trasparenza sulla filiera ed energia rinnovabile sono elementi chiave. Per i prodotti in pelle è fondamentale che gli allevamenti siano tracciati e non siano legati alla deforestazione. Un tema chiave poi è la qualità dei prodotti, che normalmente è sinonimo di durata: comprare prodotti sostenibili che dobbiamo buttare dopo un anno è controproducente!
Hai dei marchi sostenibili preferiti?
Vista la difficoltà delle aziende italiane in questo momento te li dico tutti locali: a prezzi accessibili ci sono zerobarracento, opaline che ha alcuni pezzi sostenibili bellissimi, I was a sari, par.co denim, eticlò, rifò. Se potete spendere, guardate Bav Tailor, o Repainted per i costumi! Comunque i miei ultimi acquisti sono stati capi usati, dalle gonne di seta ai vestiti da sera, e li adoro.
Come ti è venuta l’idea di Cikis
Cikis è nata prima di tutto da un’esigenza come consumatrice. Ho iniziato a studiare con un approccio molto scientifico, fino ad acquisire un bagaglio di conoscenze di grande valore. Parlando con decine di brand e fornitori ho verificato che spesso mancavano le competenze tecniche e che gli strumenti esistenti a cui le aziende facevano riferimento erano troppo complicati e, per le piccole imprese, inaccessibili economicamente. Le aziende della moda devono confrontarsi con una filiera complessa, fanno fatica a trovare informazioni tecniche affidabili sulla sostenibilità e non hanno standard sulla supply chain a cui fare riferimento.
Da qui è nato il nostro Framework, che semplifica la ricerca e le attività di sostenibilità delle aziende, che potranno così continuare a focalizzarsi sulla loro passione: creare bellezza.
Abbiamo sviluppato una metodologia proprietaria per mappare criticità e punti di forza dei prodotti e della filiera secondo il principio della materialità, ovvero con focus sulle criticità chiave del settore. Aiutiamo le aziende a focalizzarsi su ciò che conta davvero e a ottimizzare la comunicazione per evitare il rischio greenwashing e far emergere gli elementi importanti per il target di riferimento.
Spesso le aziende si affidano all’esterno per la comunicazione ma non per la sostenibilità. Eppure questo è proprio un campo in cui la specializzazione è fondamentale, visto quanto è complesso. Chi si affida ad esperti è più veloce ed efficace, ottenendo così un vantaggio competitivo sul mercato, che è sempre più attento ed esigente.
Che importanza ha per la tua generazione l’elemento sostenibilità?
Da un lato molta, possiamo dire, perché le principali ricerche di mercato indicano che i Millennial sono sempre più attenti ai valori etici e morali, per non parlare della generazione Z, che ha creato il movimento dei Fridays for Future. Questo implica che le aziende dovranno adattarsi in fretta per non restare fuori mercato.
Dall’altro, forse, non abbastanza, perché il tempo è poco e i target di riduzione (Agenda 2030) ancora lontani. Anche in questo, il COVID ci ha dato una bella lezione: ambiente, salute, economia e benessere sono collegati e la prevenzione è alla base del nostro futuro. Sono convinta che non lo dimenticheremo.
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