Una cooperativa al femminile che aiuta le donne in difficoltà

A Reggio Emilia, questa struttura aiuta le donne con una serie di servizi, tra cui accoglienza, formazione ed empowerment femminile. Ce ne parla la sua presidente Lisa Vezzani

La Cooperativa Sociale Madre Teresa, nata nel 2001 dall’esperienza del Centro di Aiuto alla Vita di Reggio Emilia, vive da sempre un impegno costante nel promuovere il benessere di donne e bambini, sostenendo le famiglie in situazioni di difficoltà. Fondata sulla convinzione che proprio il rafforzamento delle famiglie sia fondamentale per il benessere dei più piccoli, la cooperativa si impegna quotidianamente a costruire percorsi di contrasto alla povertà e alla marginalità sociale delle famiglie, sostenendo la relazione fra genitore e figlio.
Laureata in Scienze dell’Educazione, Lisa Vezzani è l’attuale Presidente della cooperativa, dove ha iniziato a lavorare nel 2005: “le radici della Cooperativa provengono da un’esperienza di volontariato presso il CAV, che operava già dal 1997 con una casa di accoglienza”, racconta la presidente. “Davamo supporto a donne con una gravidanza inattesa, con difficoltà abitative e di relazione: abbiamo cercato di dare loro delle risposte concrete, ma presto ci siamo rese conto che era necessario darci una struttura organizzata, con una serie di professionalità mirate”.

Foto di Lisa Vezzani
La presidente Lisa Vezzani

La cooperativa ha predisposto nel corso degli anni una serie di servizi a sostegno delle donne e della genitorialità: “ci occupiamo di accoglienza ed empowerment femminile”, continua Lisa, “soprattutto con alcune case dove abbiamo proprio delle comunità che vi risiedono”. I bisogni sono diversi e vengono trattati in modo mirato e personalizzato: vanno da gravidanze inattese a difficoltà abitative, da relazioni violente alle donne che richiedono asilo politico, insieme ai loro bambini. “In quest’ultimo ambito lavoriamo in piena sinergia con i servizi sociali del territorio, con percorsi di inclusione sociale e integrazione scolastica per tutti i minori”.

Rafforzare l’autostima per ridare speranza

La cooperativa si è sviluppata a partire dal dialogo che si è instaurato con le tante donne che sono state incontrate. “Parlando con loro e ascoltandole abbiamo cercato di dare risposte a quelle fragilità che hanno lasciato segni profondi”, sottolinea la presidente: “molte ospiti arrivano in comunità senza più una speranza di cambiare la loro vita”.
Non è dunque un caso che le prime parole che si leggono sul sito della cooperativa sono “conquistati dalla speranza” e “conquistati dall’amore”: talvolta le ferite sono molto profonde, specie nelle persone che arrivano dal tribunale dei minori o comunque con un vissuto assai doloroso. Le ospiti che vengono accolte in una casa della cooperativa affrontano un cammino lungo e faticoso ma, talora per la prima volta nella loro vita, ricevono attenzione e considerazione da educatrici, psicologhe e volontarie con cui ripristinano relazioni positive: ogni passo è pensato per restituire fiducia e speranza.

“Bisogna crederci, anche quando pare che la speranza non esista”, insiste Lisa Vezzani: “c’è bisogno che qualcuno dica alle donne che è possibile cambiare vita, la loro vita, aiutandole a riacquistare fiducia in loro stesse”. I percorsi psicoterapeutici, l’accompagnamento educativo, la ricostruzione di rapporti affettivi e di sincera amicizia sono elementi chiave che caratterizzano la Cooperativa Madre Teresa: che nel tempo ha saputo creare diverse opportunità, così da offrire concretamente alle donne una prospettiva di cambiamento reale.

fotografia di un momento della cooperativa Madre Teresa

Dall’accoglienza all’orientamento lavorativo

Un passo indispensabile per completare il raggiungimento dell’autonomia personale è dato dal lavoro: all’interno della cooperativa c’è quindi un centro di orientamento al lavoro, con due persone dedicate alle politiche attive sul lavoro, a mantenere i rapporti con gli Enti Pubblici e di Formazione, come pure con le aziende che offrono tirocini, e spesso un impiego.
“Per noi è importante integrare l’aspetto del sostegno lavorativo con quello genitoriale”, riprende Lisa: “è una strada diversa per dare opportunità, liberare energie e speranza, che la donna poi riesce a riportare anche nel suo ruolo di genitore”.

Si tratta di un’azione coordinata che tende a far raggiungere l’obiettivo di un’autonomia lavorativa, economica, abitativa: quasi tutte le ospiti arrivano alla cooperativa con una profonda solitudine, per cui tutti i passi che vengono compiuti restituiscono fiducia e speranza. I percorsi formativi sono fondamentali e coprono ampie casistiche: si va dal raggiungimento della licenza media a corsi specifici sulla ristorazione, o per diventare segretarie, carrelliste, operatrici sanitarie.
“È una proposta a 360 gradi per andare incontro anche alle specifiche attitudini di ognuna”, spiega Lisa: “ci sono inoltre dei tutor che seguono le donne nelle loro prime esperienze lavorative”.

In particolare, il progetto Mani in pasta è nato proprio per offrire un segno importante e un’opportunità per sperimentarsi, sia come formazione che come poi lavoro vero e proprio: specie per quelle persone che farebbero più fatica a inserirsi in un classico contesto aziendale. “È la nostra caffetteria e soprattutto il laboratorio artigianale che produce i piatti tradizionali della cucina reggiana”, racconta la presidente con orgoglio: ”produciamo anche prodotti senza glutine e offriamo servizi di catering per eventi”.

fotografia della locandina Vuoto a tendere

Il recente Polveriera Sei – Altromercato Festival ha avuto come tema conduttore “scegliere, per costruire felicità”: fra i numerosi eventi in programma la compagnia teatrale Mamimò ha presentato “Vuoto a Tendere”, una cena-spettacolo dove i commensali hanno potuto gustare i prodotti di Mani in pasta. “È stata una bella occasione per farci conoscere ancora di più, attraverso un testo originale che coinvolgesse i partecipanti con il linguaggio teatrale”, riprende Lisa: “volevamo raccontare come opera la cooperativa Madre Teresa, che attraversa dei vuoti per far nascere opportunità, che cerca tutti i giorni di costruire felicità, che però è autentica solo se viene condivisa”.

È proprio nella quotidianità che si costruisce il bene comune, dove si mettono in gioco le proprie responsabilità e competenze nei vari ambiti: un impegno che non è però una prerogativa delle realtà sociali. “Abbiamo visto diverse realtà profit che vogliono davvero ricercare percorsi inclusivi”, conclude la presidente Vezzani: “penso che la strada che noi, come le altre cooperative, pratichiamo tutti i giorni possa davvero rappresentare il modo per liberare le nostre energie migliori e costruire realtà più giuste”.

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