D-Orbit, sostenibilità spaziale

E' italiana la società benefit che promuove la sostenibilità in ambito spaziale

Alcuni giorni fa il razzo spaziale europeo Vega è stato lanciato in orbita per la sua sedicesima missione dalla base di Kourou nella Guyana francese. Il suo compito è stato portare in orbita e posizionare 53 satelliti, da mini a micro e a nano. Tra questi c’è anche Lucas il primo ION Satellite Carrier della società D-Orbit, una sorta di cargo spaziale che ha al suo interno un carico di satelliti più piccoli.

Perché ne parliamo? Perché c’è stata una grande ripresa dell’economia spaziale negli ultimi anni, che ha visto soprattutto le imprese commerciali cominciare a impegnarsi nel settore, basti pensare alle ambizioni di Elon Musk di SpaceX e Tesla e Jeff Bezos di Amazon, che hanno aperto una aggressiva competizione tra loro per creare una rete di satelliti spaziali attorno alla Terra destinati a portare internet ad alta velocità in tutto il mondo.

Ciò pone anche dei problemi di inquinamento spaziale.

Spazzatura spaziale

La maggior parte di noi quando alza gli occhi al cielo per guardare le stelle, poste a distanze siderali, poco immagina di quanto sia brulicante di attività lo spazio più vicino alla terra. I satelliti in orbita non si sa nemmeno quanti effettivamente siano, le cifre disponibili variano dalle decine di migliaia ad alcune migliaia, si tratta di satelliti militari, commerciali, governativi, di enti di ricerca, di società private, certo è che stanno aumentando nel numero grazie anche ai progressi tecnologici che rendono il loro costo più basso e la loro utilità più ampia.

Esa – Satelliti intorno alla Terra

La società Esri, che fa sistemi avanzati di geolocalizzazione, ha una bellissima mappa online che in questo momento conta oltre 19mila satelliti (o forse sarebbe meglio dire oggetti spaziali), di cui oltre 13mila sono junk (satelliti dismessi, razzi e altri componenti usate per la messa in orbita), pezzi che stanno ancora lassù ma non servono più.

Per contro, il sito di data journalism TrueNumbers, ci dice che i satelliti in questo momento in orbita e attivi sono 2.666, di questi 177 fanno parte di progetti internazionali mentre 1.440 hanno scopi commerciali, 436 sono gestiti dai governi, 318 hanno scopi misti, 339 hanno un uso militare e 133 sono civili.

Il sovraffollamento spaziale è il problema per risolvere il quale è nata D-Orbit, azienda comasca fondata nel 2011, diventata nel 2014 la prima società aerospaziale certificata B Corp, che ha una grande ambizione.

“D-Orbit è stata creata per abilitare l’intero ecosistema spaziale a svilupparsi in modo efficace e sostenibile rendendo lo spazio “capace di futuro” non solo per chi nello spazio oggi fa business ma per tutta la società che proprio grazie ai servizi satellitari oggi sta vincendo sfide per la sopravvivenza vecchie e nuove.” Ha detto Luca Rossettini, Ceo di D-Orbit, in un’intervista.

Perché un’azienda aerospaziale diventa B Corp

L’idea dei fondatori della società è stata quella di voler estendere i sani principi della sostenibilità ad un settore come quello dello spazio, apparentemente lontano dagli interessi delle persone comuni ma in realtà presente nella vita quotidiana di tutti, si pensi ad internet, GPS, previsioni meteo, sicurezza aerea ecc.

In che modo l’ha fatto?

Innazitutto sviluppando della tecnologia che aiuta a preservare lo spazio orbitale per le future generazioni evitando l’incremento sistemico di ciò che gli scienziati chiamano “space debris” (detriti spaziali): D-Orbit sviluppa dispositivi definiti di decommissioning per satelliti da installare sugli stessi prima che questi vengano lanciati nello spazio per assolvere le proprie missioni e in grado di rimuoverli al termine della propria vita operativa, evitando che si trasformino in spazzatura spaziale e diventino un pericolo per le future operazioni nello Spazio e per la società in generale. 

Negli anni ha sviluppato un sistema completo di strumenti e tecnologie per la logistica spaziale, tra cui anche il servizio di “taxi” orbitale offerto ai nuovi operatori satellitari commerciali che lanciano sempre più satelliti. Proprio in questi giorni, D-Orbit ha raggiunto l’importante risultato in relazione allo sviluppo di questo servizio, con il lancio del primo ION Satellite Carrier, una piattaforma satellitare capace di trasportare un carico di piccoli satelliti nello spazio e rilasciarli con precisione in slot orbitali indipendenti. Il lancio ha avuto successo e da ora in avanti basterà andare sul sito della società e con pochi click le aziende potranno prenotare il proprio viaggio orbitale.

L’importanza dei talenti

L’aspetto di sostenibilità di D-Orbit non riguarda solo ciò che fa, ma anche come lo fa.

Un pilastro importante per la società sono i suoi talenti, ingegneri, tecnici, esperti di aerospazio ma anche di elettronica e informatica, ricercatori, a cui offre l’opportunità di lavorare in un ambiente dinamico quotidianamente impegnato su grandi sfide, in un settore affascinante e dal grande futuro. Attualmente occupa 75 persone, prevalentemente a Como dove ha il suo quartier generale, ma anche in sedi secondarie a Lisbona, Washington DC e Londra. Su questa pagina le posizioni aperte in questo momento.

Nel video qui di seguito, visionabile anche su Youtube, D-Orbit condivide l’entusiasmo del momento in cui, nell’ultima missione, gli operatori a terra ricevono il primo segnale dell’ION SCV LUCAS, il suo satellite, entrato in orbita a 515 km sopra le nostre teste. Da ora in avanti, i tecnici a terra si collegheranno con Lucas 4 volte al giorno, durante le cosiddette “visibility windows”.

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Il team D-Orbit

Anche D-Orbit, come altre B Corp italiane, aderisce all’iniziativa #unlockthehange.

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