“La dura realtà è che tra Parigi e Glasgow, più di mezzo trilione di tonnellate di materiali vergini sono stati consumati. Inoltre, il Circularity Gap è peggiorato, non migliorato. Nei sei anni tra conferenze sul clima, l’economia globale ha consumato l’economia globale ha consumato il 70% in più di quello che la Terra può reintegrare in modo sicuro.”
Con queste parole poco confortanti si apre lo studio internazionale che tiene sotto controllo se e come l’economia circolare nel mondo viene effettivamente adottata.
Come sappiamo, passare dalla nostra attuale economia lineare all’economia circolare, non è semplice e richiede molti sforzi industriali, ma sarebbe un grande passo avanti per salvare il nostro pianeta.
Economia circolare significa produrre beni e consumarli in modo diverso, più sostenibile e ci sono delle regole: la circolarità punta ad allungare la vita dei prodotti e a ridurre al minimo i rifiuti e lo sfruttamento delle risorse primarie. I suoi pilastri sono le tre R: Ripara, Riusa, Ricicla.
Secondo il Circularity Gap Report 2022 , così si chiama lo studio, attualmente ricicliamo solo l’8,6% di quello che consumiamo. Addirittura, negli ultimi anni la percentuale è peggiorata, passando dal 9,1% nel 2018 all’8,6% nel 2020.
Ciò significa che tutto il resto, circa il 90% dei materiali e delle risorse utilizzate, non rientra nel ciclo produttivo e diventa rifiuto. Diventa un problema, un costo, per l’economia e per l’ambiente.
Tutti abbiamo un’esperienza diretta con la raccolta differenziata, nella quale noi italiani siamo molto bravi: moltissima di quella ‘differenziata’, ad esempio il vetro, la plastica, la carta, l’organico, possono rientrare nei cicli produttivi. Così facendo riduciamo la quantità di risorse naturali che dobbiamo sfruttare per fare nuovi prodotti con materiali del tutto nuovi e riduciamo le emissioni di gas serra.
Per esempio, secondo l’ENEA, il riciclo dell’alluminio consente di ridurre le emissioni di gas serra fino all’80% rispetto alla produzione di alluminio con l’uso di materie prime vergini.
L’economia mondiale sottrae una quantità enorme di materiali alla Terra. Negli ultimi 50 anni il consumo globale di materiali vergini è quasi quadruplicato, superando la crescita della popolazione. Dal 2015 l’economia mondiale ha estratto 500 miliardi di tonnellate di materiale vergine. Dobbiamo considerare che le risorse primarie non sono infinite e la loro stessa estrazione è spesse volte causa di devastazione ambientale e sociale; inoltre, questo ha un notevole impatto sul clima in ogni fase, infatti il 70% di tutte le emissioni di gas serra sono prodotte con l’estrazione, lavorazione, consumo e smaltimento dei materiali.
Adottare soluzioni di economia circolare nel mondo, permetterebbe di tagliare le emissioni del 39% e il consumo di materiali del 28%.
L’edizione 2022 del Rapporto indica anche cosa fare concretamente per favorire il passaggio all’economia circolare.
Individua 21 soluzioni per raggiungere indici più alti di circolarità in 7 settori ad alto impatto: edilizia, alimentazione, mobilità, prodotti di consumo, servizi, salute, comunicazione. Edilizia e trasporti sono i settori con un potenziale maggiore di riduzione delle emissioni e del consumo di risorse.
Le soluzioni si basano sull’applicazione di 4 principi fondamentali: usare meno risorse, usare i prodotti più a lungo, riutilizzare le risorse, rigenerare i materiali.
Da un punto di vista dei consumatori questo significa: avanti tutta con la sharing economy, con l’acquisto di prodotti di seconda mano, la raccolta differenziata, la riduzione degli sprechi, l’acquisto di prodotti realizzati con materie prime riciclate, attivarsi nell’upcycling e nel downcycling, essere morigerati nello shopping di qualsiasi cosa, anche una casa, far durare le cose, aggiustare anzichè buttare.
Il famoso consumismo, la cultura usa e getta, sono l’opposto della circular economy e non fanno bene al pianeta.
Italiani circolari
Gli italiani sembrano essere tra i migliori in Europa nell’averlo capito, siamo dei campioni del riciclo: secondo il Rapporto sull’Economia Circolare in Italia del 2021, l’Italia è prima tra le principali economie dell’Unione europea per l’economia circolare, dopo di noi la Francia.
Per la produttività delle risorse, il nostro Paese crea il maggiore valore economico per unità di consumo di materia: ogni kg di risorsa consumata genera 3,3 € di PIL, contro una media europea di 1,98 €.