L’Unione Europea ha da tempo indicato dei traguardi ambiziosi ma fondamentali per i prossimi anni: l’obiettivo della neutralità climatica del 2050 passa attraverso la riduzione delle emissioni di gas di almeno il 55% entro il 2030. Pertanto, è essenziale adeguare i sistemi industriali per raggiungere tali traguardi, facendo sì che i modelli produttivi divengano realmente sostenibili.
In questo contesto l’economia circolare ha un ruolo cruciale, soprattutto laddove la gestione dei rifiuti o degli scarti crea la nuova materia prima da inserire nei processi di produzione. I Consorzi Cobat fanno proprio questo e rappresentano una delle realtà più importanti in Italia, occupandosi di varie filiere da diversi anni. Collaborando con altre aziende produttrici, si occupano della raccolta, del trattamento e l’avvio al riciclo dei rifiuti, contribuendo a ridurre gli sprechi e a generare nuove le materie prime secondarie.
Oggi i diversi consorzi sono aggregati in una Società per Azioni, che è anche Società Benefit, che nel 2021 è diventata Haiki Cobat.
Il ruolo chiave dei Consorzi Cobat
Attualmente vi sono 5 consorzi Cobat, dedicati a: pile e accumulatori esausti (RIPA); rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) compresi i moduli fotovoltaici; pneumatici fuori uso (PFU), prodotti compositi e tessili giunti a fine vita.
Lo smaltimento delle batterie elettriche
Con il costante incremento delle auto elettriche in circolazione, si stima che entro il 2035 ne circoleranno circa 2,3 milioni: il riciclo delle batterie agli ioni di litio è quindi un aspetto fondamentale, come lo sono le procedure per il corretto smaltimento. Il consorzio Si provvede a una serie di test diagnostici e, se le batterie rispondono positivamente, sono considerate potenzialmente riutilizzabili: in tal caso, vengono inviate agli impianti autorizzati per il ripristino delle condizioni ottimali. Se invece sono caratterizzate come rifiuto, vengono debitamente confezionate e, attraverso trasportatori autorizzati, sono indirizzate agli impianti specializzati nel loro trattamento e recupero.
Le sfide tecniche da affrontare sono numerose e a tale proposito un’importante eccezione è rappresentata da Cobat Ecofactory, un impianto che sarà inaugurato nel 2024: “recuperare i materiali dai prodotti giunti a fine vita resta uno dei pilastri fondanti di un approccio circolare nei sistemi produttivi ed economici”, spiega Michele Zilla, Consigliere d’Amministrazione di Cobat Ecofactory.
Il processo brevettato per il trattamento idrometallurgico delle batterie consentirà di ottenere il litio carbonato, che è quello che viene estratto dalle miniere, che poi viene lavorato per realizzare la batteria: è facile intuire quale impatto potrà avere questa soluzione, sia in termini di dipendenza dai fornitori sia verso quei paesi da cui si estraggono le materie prime.
Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, Cobat RAEE è il consorzio principale per trasformare i prodotti giunti a fine vita in nuove materie prime. In particolare, il processo di riciclo dei moduli fotovoltaici (suddivisi in domestici e professionali) richiede una gestione accurata per garantire un impatto minimo sull’ambiente. Per massimizzare e semplificare la raccolta dei pannelli vengono utilizzati strumenti digitali, tra cui un sistema informatico, che facilita il tracciamento e la geolocalizzazione dei moduli quando giungono a fine vita.
Grazie al metodo prevalente del trattamento meccanico, Cobat RAEE recupera il 90~94 % in peso dei moduli, in un processo da cui si ricava polvere di silicio, metalli preziosi, plastica e vetro: quest’ultimo, di alta qualità, può essere rivenduto, come l’alluminio proveniente dalla cornice. Si stima infine che nei prossimi due anni in Italia si potrebbero raccogliere circa 20.000 tonnellate di moduli fotovoltaici giunti a fine vita.
Cobat Tyre si concentra sulla trasformazione di pneumatici fuori uso (PFU) in nuove materie prime, supportando i produttori e gli importatori nelle attività di raccolta e riciclo. Sono operazioni che rivestono un ruolo cruciale nell’intera catena, attraverso diversi tipi di gestione dei PFU: dalla ricostruzione e preparazione per il riutilizzo fino al recupero di energia e materia, attraverso processi che riducono così gli impatti ambientali.
Operativo da quasi due anni, il consorzio Cobat Tessile affianca produttori/importatori di tessuti, associazioni di categoria e fornitori di accessori, per affrontare la sfida della gestione circolare dei prodotti tessili giunti a fine vita: in attesa dell’imminente regolamentazione nazionale ispirata alle Direttive Europee. In un settore stimato di poter produrre oltre 700.000 tonnellate annue, la priorità è allungare il ciclo di vita dei prodotti tessili, trasformandoli in nuove materie prime o energia attraverso una raccolta selettiva, migliorando così la quantità e la qualità dei materiali recuperati.
Infine, il consorzio Cobat Compositi offre servizi integrati per raccogliere, trattare e avviare a recupero di prodotti costituiti principalmente da fibra di vetro e fibra di carbonio. Nuovamente, l’approccio dell’economia circolare guida tutte le attività, personalizzabili per ogni necessità, in modo da evitare il conferimento dei rifiuti in discarica.
Pratiche ecosostenibili su filiere complesse
Il recente Rapporto sul riciclo in Italia, sottolinea come la domanda di batterie, incluse quelle domestiche, crescerà fino a 14 volte al 2030. Da sei mesi è entrato in vigore un nuovo regolamento sulle batterie, dove l’Unione europea ha fissato obiettivi per far crescere il loro riciclo: le quantità riciclate di rame, litio, nichel e cobalto provenienti dalle batterie esauste devono aumentare per avere maggiore sicurezza di approvvigionamento.
Deve pure crescere il riciclo dei RAEE, poiché rappresentano una fonte preziosa di materie prime critiche: con il 34%, in Italia il tasso di raccolta è più basso rispetto alla media europea, anche per il numero ancora ridotto di impianti per il riciclo.
Il Rapporto ha poi evidenziato la necessità di consistenti innovazioni per i pneumatici fuori uso e i prodotti tessili: nel 2021, le quasi 500mila tonnellate di PFU gestiti confermano un aumento del 10,5% rispetto all’anno precedente. Pure le 154mila tonnellate di rifiuti tessili rappresentano un +7,6% rispetto al 2020.
Adottando pratiche eco-sostenibili e aiutando le imprese a crescere secondo uno sviluppo che riduca gli impatti ambientali, i Consorzi Cobat permettono alle aziende di trasformare i prodotti a fine vita in nuove risorse, contribuendo così a un circolo virtuoso di benefici per l’ambiente e l’intera economia nazionale.