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La Cop26 è stata l’ultima delle Conferenze delle Parti, il summit globale che coinvolge leader e rappresentanti per discutere degli impegni da fissare a livello mondiale per contrastare i rischi legati alle emissioni di gas serra e il conseguente surriscaldamento globale. Tenutasi a novembre 2021 a Glasgow, la Cop26 ha stabilito alcuni obiettivi chiave condivisi, suscitando però più di qualche malumore, soprattutto tra gli attivisti green, che considerano gli impegni presi troppo poco incisivi.
Non solo: diversi studiosi in materia ambientale ritengono che gli obiettivi di Cop26 non siano nemmeno così concreti e credibili, soprattutto alla luce delle pressoché immutate politiche economiche e ambientali. Vediamo quindi se gli obiettivi Cop26 sono davvero così raggiungibili oppure no.
Quali sono gli obiettivi dell’ultima Cop a Glasgow
Gli obiettivi Cop26 sono stati resi noti all’interno del cosiddetto Patto di Glasgow, il piano che dovrebbe segnare un nuovo capitolo nelle politiche internazionali di contrasto al cambiamento climatico e di tutela dell’ambiente.
I punti principali possono essere riassunti in quattro aree principali.
Cop26 obiettivi: la mitigazione
I paesi firmatari hanno deciso di contenere l’innalzamento delle temperature sotto 1,5 gradi, per questo dovranno aggiornare i loro target climatici.
Non solo: con il Patto di Glasgow sono stati stabiliti nuovi obiettivi minimi di decarbonizzazione. La bozza del documento, però, conteneva inizialmente l’indicazione di dismettere completamente i combustibili fossili: dicitura che è stata poi corretta in una più generica istruzione a “ridurre gradualmente l’uso del carbone e i finanziamenti per i combustibili fossili”.
Anche la scelta di imporre il Net-Zero Standard per tagliare il 45% delle emissioni di anidride carbonica e ridurre del 30% le emissioni di metano entro il 2030 non è risultata vincente a detta di molti esperti, considerano che Cina, India e Russia si sono tirate fuori dalla cerchia dei paesi firmatari.
Cop26 obiettivo adattamento
I Paesi hanno deciso di adottare e condividere un programma di lavoro per definire il “Global Goal on Adaptation”, il progetto per definire gli indicatori per monitorare le azioni di adattamento dei Paesi.
Oltre a questo, sono stati promessi ai paesi più danneggiati dagli effetti del cambiamento climatico dei finanziamenti per riparare i danni e le perdite. Si tratta del famoso “Loss and Damage”, che ha acceso più di un dibattito.
Mobilitare finanziamenti tra gli obiettivi Cop26
Con questo terzo obiettivo è stato deciso di raddoppiare i fondi internazionali per i Paesi in via di sviluppo. L’obiettivo era già stato introdotto dall’Accordo di Parigi, che aveva stabilito un fondo da 100 miliardi di dollari all’anno da destinare come aiuto ai paesi meno sviluppati per la decarbonizzazione. Peccato che tutto questo suoni ai più critici più come una promessa, e nulla più, considerando che nemmeno con l’Accordo di Parigi il fondo era stato stanziato.
Stimolare la collaborazione
L’obiettivo prevede la finalizzazione del “Paris Rulebook”, ovvero gli elementi di natura tecnica che permetteranno l’attuazione dell’Accordo di Parigi, come ad esempio l’adozione delle tabelle e dei formati comuni per la trasparenza, delle regole per il funzionamento del mercato del carbonio e le tempistiche.
Cop26 obiettivi: il punto di vista del Climate Action Tracker
Oltre alle criticità espresse dagli attivisti, serpeggia del malcontento anche nella comunità scientifica; tra questi, il gruppo indipendente di ricerca scientifica Climate Action Tracker, che ritiene poco credibile e non raggiungibile l’obiettivo Cop26 di contenere l’innalzamento della temperatura entro 1,5°C.
Con un comunicato di novembre 2021, infatti, il CAT ha fatto sentire la sua voce, dichiarando che i nuovi obiettivi climatici fissati dal Patto di Glasgow porteranno a un riscaldamento globale di 2,4°C entro la fine del secolo. Il miglioramento, quindi, è di soli 0,2°C rispetto alla previsione precedente di 2,6°C, ma comunque ben lontana dal nuovo obiettivo di 1,5°C.
Il dato ancora più sconvolgente è che questa ipotesi si basa sulle politiche “ipotetiche”, e non sulle politiche attuali, in base alle quali l’innalzamento di temperatura calcolato si attesta addirittura sui 2,7°C.
Anche rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione, il fatto di aver spostato il focus dall’eliminazione totale del carbone alla diminuzione graduale comporterà dei problemi.
In più, molti governi hanno annunciato di voler raggiungere lo Net-Zero Standard: tuttavia, c’è chi ritiene che le emissioni globali nel 2030 saranno ancora il doppio di quelle richieste per rispettare l’obiettivo di 1,5°C: un parere espresso, tra gli altri, anche dal Prof Niklas Höhne del NewClimate Institute.
Altre voci sono più ottimiste, come ad esempio quelle di Ispra, che tramite i suoi esperti si dice invece soddisfatta delle decisioni prese nel Patto di Glasgow, parlando di numerosi risultati concreti.
Tuttavia, bisogna continuare a vigilare sulle promesse, le azioni e gli obiettivi fissati a livello globale, adottando anche nel nostro piccolo comportamenti virtuosi.