Nel 2022 l’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio offriva un quadro positivo sull’estensione e sulla salute delle foreste italiane, rilevando che i boschi italiani coprono 165,4 metri cubi di biomassa per ettaro. Questa indagine campionaria realizzata dal Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri, in collaborazione con il CREA, partner scientifico, segnala che nel complesso circa il 36,7% del territorio nazionale attualmente è ricoperto da foreste, cioè all’incirca un terzo della superficie della Penisola.
Questo aumento è un bene fondamentale per l’ambiente, in quanto una biomassa più ampia significa, tra le altre cose, una maggiore capacità di assorbire anidride carbonica, riducendo nettamente gli effetti negativi delle emissioni inquinanti. Gli alberi italiani, oggi, sono in grado di sequestrare 290 milioni di tonnellate di anidride carbonica in più rispetto a vent’anni fa, dimostrando un impatto positivo sulla lotta contro la crisi climatica; un aumento significativo si è verificato in particolare negli ultimi dieci anni, periodo in cui la biomassa forestale italiana è cresciuta di oltre il 18%, con più di 587mila ettari in più di superficie boschiva complessiva, in particolare in Toscana, Piemonte e Lombardia, le regioni più boscose.
L’oro verde
Questi dati, già di per sè positivi, vanno incoraggiati, come sottolinea l’Atlante delle Foreste, un’indagine condotta da Legambiente con il supporto tecnico di AzzeroCO2 e Compagnia delle Foreste per Il Sole 24 Ore, che hanno analizzato i cosiddetti “servizi ecosistemici” offerti dalle nuove foreste, sottolineando la loro capacità di mitigare eventi climatici estremi, regolare la qualità dell’aria e del suolo, e assorbire anidride carbonica. In termini economici, si stima che queste foreste generino un impatto positivo di 2.202,9 euro per ettaro all’anno, contribuendo anche al turismo sostenibile e alle attività culturali, valutate in circa 640 euro per ettaro all’anno.
Pre questi motivi è fondamentale continuare a sostenere la copertura boschiva del territorio ed è importante, quindi, che prendano forma concreta le indicazioni contenute nella Strategia Forestale Nazionale, pubblicata a febbraio 2022 sulla Gazzetta Ufficiale, un passo cruciale per la gestione sostenibile delle foreste italiane nei prossimi vent’anni; si tratta di un piano promosso dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, insieme ai Ministeri della Transizione Ecologica, della Cultura, dello Sviluppo Economico e della Conferenza Stato-Regioni, che mira a guidare il Paese verso politiche di mitigazione climatica, in cui le foreste possono giocare un ruolo fondamentale sul piano della resilienza. Tra le azioni concretizzate verso una foresta più robusta, tra il 2022 e i primi mesi del 2023 sono stati piantati quasi 2,9 milioni di alberi in Italia: uno sforzo, documentato nella terza edizione dell’Atlante delle Foreste, realizzato con fondi pubblici e privati, che può generare un beneficio complessivo di oltre 23,5 milioni di euro per ciascun anno di vita degli impianti arborei.
Le sfide da affrontare
Nonostante gli innegabili fattori positivi, ci sono ancora grosse sfide da affrontare. A partire dalla carenza di materiale vivaistico forestale, rilevata dallo stesso Atlante delle Foreste, e dalla crisi climatica che, con l’aumento di temperature e le siccità prolungate, impone una gestione più mirata e sostenibile del territorio; è quindi importante pianificare e certificare i boschi esistenti, ma anche garantire che la forestazione futura rispetti l’ecosistema locale – piantando le specie di alberi proprie del clima e delle caratteristiche di ciascun territorio – e tenga in considerazione i tempi di crescita e le peculiarità di ogni pianta. Proprio i cambiamenti climatici, poi, pongono nuovi problemi, anche alle preziose foreste, come emerge da uno studio pubblicato nel 2023 su Frontiers in Forests and Global Change; a causa dell’aumento delle temperature, infatti, le coperture boschive si spostano ad altitudini sempre maggiori, un po’ come accade – fatte le dovute proporzioni – con le nevi perenni e i ghiacciai: questo è un problema, tra le altre cose, anche perchè la vegetazione contribuisce alla sicurezza idrogeologica del territorio.
Inoltre, se è indubbio che le foreste, oltre a pulire l’aria che respiriamo, sono anche una fonte di benessere psicofisico, non dobbiamo dimenticare che si tratta anche di ecosistemi complessi di cui non siamo i padroni di casa, essendo abitati da altri animali selvatici, il cui habitat deve essere rispettato. In questi casi – come hanno drammaticamente dimostrato alcune vicende di cronaca – è tanto più importante la cautela, soprattutto quando si tratta di animali potenzialmente pericolosi come orsi e lupi, nei cui confronti è necessario recuperare una cultura del rispetto dello spazio selvatico. In ogni caso, dobbiamo rallegrarci dell’aumento delle foreste, che comporta preziosi benefici ambientali, ma contribuisce anche a promuovere l’economia, il turismo sostenibile e la resilienza del nostro territorio. L’Italia può dimostrare che la cura delle foreste è essenziale per affrontare le sfide ambientali globali e costruire un futuro più sano per le generazioni a venire: non dobbiamo dimenticarcene.