Entrando in un Flower Burger, si viene accolti da un’atmosfera che richiama la cultura dei “figli dei fiori”, con pareti colorate e un design psichedelico. I panini, realizzati con ingredienti naturali, presentano colori vivaci ottenuti da estratti vegetali: il pane giallo con curcuma, il viola con carota nera e l’amatissimo rosa grazie all’estratto di ciliegia.
Dalla sua nascita nel cuore di Milano nel 2015, Flower Burger ha reinterpreatato il concetto di fast food, sposandolo a un concetto alimentare più sano, offrendo burger 100% vegani dai colori vivaci e dai sapori sorprendenti. Dopo il lockdown pandemico, la catena ha ripreso la sua espansione, con l’ambizione di portare il suo messaggio di sostenibilità e gusto in tutto il mondo.
Flower Burger risponde è apprezzato soprattutto dalle nuove generazioni, rappresentando un esempio di come l’innovazione culinaria possa coniugarsi con valori etici e rispetto ambientale.
Ne abbiamo parlato con il suo fondatore Matteo Toto.
La prima inevitabile domanda per Matteo è questa: sei vegano?
“Da qualche anno seguo un’alimentazione a base vegetale. Per me, però, il punto non è l’etichetta, ma mostrare che esiste un’alternativa gustosa e accessibile per tutti, senza esclusioni. Se sempre più persone scelgono di ridurre il consumo di carne, anche senza essere vegane al 100%, è già un enorme passo avanti. E noi vogliamo essere parte di questa rivoluzione, con colore e leggerezza.”

Quindi nasce prima Flower Burger, o il tuo veganesimo?
“Io mi sono avvicinato al mondo vegano per via della mia ex. Erano i tempi dell’università, un po’ di anni fa. Ero molto lontano dal mondo vegano all’epoca, mentre lei era piuttosto integralista su diverse cose, ero seriamente in difficoltà e anche scettico. Però poi mi sono detto: magari questa idea folle ha un senso. Qualcosa dentro di me ha reagito, e così, poco alla volta, mi sono avvicinato a questo mondo che mi ha portato a creare Flower Burger.
“Quando ho aperto Flower Burger, tuttavia, l’ho fatto con lo stesso spirito con cui ho vissuto la mia stessa transizione: senza imposizioni, senza esclusioni. Da non vegano, ho provato sulla mia pelle la sensazione di essere giudicato per le mie scelte alimentari. Per questo volevo creare un format basato su ingredienti vegetali, ma che fosse inclusivo, aperto anche a chi segue un’alimentazione onnivora e vuole avvicinarsi, senza pressioni, a un’alternativa più sostenibile.
Ci sono persone che scelgono il veganismo per motivi etici e lo vivono con convinzione, senza difficoltà. Ammirevoli. Ma altri, invece, hanno bisogno di avvicinarsi gradualmente, spinti dalla curiosità, dalla salute o semplicemente dal piacere di scoprire nuovi sapori. E va bene così: non esiste un solo percorso, ma mille modi per esplorare questa scelta. Flower Burger è qui per chiunque voglia farlo, con gusto e senza barriere”.

Quindi, pensi che sia questa la chiave del vostro successo?
“Sì, credo di sì. Noi crediamo fermamente che il piacere di mangiare sia uno dei più grandi piaceri della vita, ed è impensabile chiedere a qualcuno di cambiare radicalmente da un giorno all’altro le proprie abitudini alimentari. La scelta vegana va fatta con criterio per mantenere il giusto apporto di nutrienti al nostro corpo.
L’avvicinamento a un’alimentazione più vegetale può nascere dalla curiosità e dal piacere, non da obblighi o divieti. Spesso, quando qualcosa viene imposto, si ottiene l’effetto opposto, come un bambino a cui si dice di non fare una cosa e poi la fa apposta. Per questo, vogliamo semplicemente mostrare che mangiare vegano può essere gustoso, appagante e pieno di soddisfazione, questa è la via che noi abbiamo scelto per portare il nostro messaggio di sostenibilità. L’esplosione di influencer e creatori digitali sulla cucina vegana ha ampiamente dimostrato la varietà e la ricchezza che la cucina vegetale può avere, unico limite è la fantasia. Noi abbiamo scelto di focalizzarci su panini, burger e una bellissima experience in ambienti accoglienti. Non vogliamo moralizzare o dire agli altri cosa sia giusto o sbagliato, ma semplicemente far sapere che esistiamo, che c’è un’alternativa possibile, buona e colorata”.
Ma come nasce un ‘flower burger’, anche da un punto di vista del gusto, cioè chi li assaggia, chi decide questo è buono, questo va bene, questo non va bene, come è il processo?

“Facciamo tutto noi, pane, burger, salse. Adesso produciamo anche i nostri dolci. Diciamo che una delle cose che riteniamo di saper fare bene è l’innovazione di prodotto. Ogni due settimane sperimentiamo nuovi burger, nuovi panini, nuovo pane. Nel 2015, quando abbiamo cominciato, non esistevano ancora tutti prodotti e burger vegani (plant based) che oggi si trovano in commercio. Io, all’epoca, mi sono fatto una cultura sull’argomento anche guardando centinaia di video di signore americane, australiane, africane che cucinavano a casa, con la padellina, i loro burger vegetali. Piano piano ho capito quali erano le categorie di ingredienti migliori da utilizzare per realizzare il burger, come legarli, come tenerli insieme. Poi ho studiato anche il mondo del fast food e dei burger e a quel punto con la mia prima chef, ci siamo messi a sviluppare le prime ricette e a fare prove su prove.
Oggi continuiamo a sperimentare: come dicevo prima, ogni due settimane proponiamo novità, il team di cucina elabora sulla base di alcuni macroingredienti o di una nuova proteina, prova, poi lo testiamo internamente, coinvolgiamo anche l’ufficio e gli store manager, per avere il loro feedback. E poi si va!
Dietro ogni nuovo prodotto c’è un lavoro enorme: facciamo dai 6-7 test nei casi migliori fino a 25-30 prove quando vogliamo ottenere qualcosa di davvero innovativo. È un processo impegnativo, ma è proprio questa ricerca continua che ci permette di offrire sempre qualcosa di nuovo e sorprendente”.
A proposito di innovazione, come lo vedi il futuro della carne plant-based e della carne coltivata?
“Oggi sul mercato vediamo diversi approcci alle alternative alla carne. Da un lato ci sono soluzioni come le nostre, che utilizzano ingredienti naturali come verdure, legumi e spezie per creare burger gustosi e genuini. Dall’altro, si stanno sviluppando alternative sempre più tecnologiche, come le proteine ricostituite da polveri per ottenere texture e sapori simili alla carne. Parallelamente, il settore sta esplorando la carne coltivata da cellule staminali e persino l’uso di stampanti 3D per replicare fibre muscolari.
La carne coltivata è sicuramente una grande rivoluzione in arrivo, ma i costi e la scalabilità sono ancora delle sfide aperte. Quello che è certo è che il consumo di carne da allevamento è destinato a ridursi e questa transizione sarà guidata dai consumatori. Più cresce la domanda di alternative vegetali, più il mercato si sposterà in quella direzione.
C’è ancora molto lavoro da fare, sia in termini di informazione che di cambiamento culturale. La carne, ad esempio, è spesso associata a un concetto di tradizione e persino di mascolinità, e superare certi tabù richiederà tempo. Ma la direzione è chiara: il futuro dell’alimentazione sarà sempre più vario e sostenibile”.
Ultima domanda: come lo cambia il mondo Flower Burger?
“Flower Burger non è solo un fast food vegano, ma un’esperienza, un piccolo mondo colorato dove ogni visita è un’occasione per scoprire qualcosa di nuovo. Il mondo lo vorremmo cambiare portando i nostri “fiori” – cioè i nostri punti vendita – in ogni città d’Italia e, speriamo, nel mondo. Cosa significa realmente? Significa creare spazi accoglienti, dove il pasto non è solo un atto di consumo, ma un momento di piacere, di leggerezza e di scoperta. Nel nostro ambiente, fatto di colori vivaci e di un’atmosfera positiva, vogliamo regalare ai clienti una pausa serena, un’esperienza che lasci qualcosa dentro, come un seme che germoglia con il tempo.
Ognuno compie il proprio viaggio e sceglie il proprio percorso, ma speriamo che chi entra da Flower Burger ne esca con una nuova consapevolezza: che esistono alternative gustose e sostenibili, che il cibo può essere gioia e non solo nutrimento, che un piccolo cambiamento può fare la differenza. Non vogliamo insegnare nulla con presunzione, ma semplicemente aprire una porta, offrire un momento di bellezza. Che sia per il gusto, per i valori o per il semplice piacere di tornare, il nostro sogno è che chi visita Flower Burger dica: “Mi piace questo spazio, questa community, voglio farne parte”. Ogni persona in più in questo nostro mondo, è la misura del cambiamento che portiamo”.