Indice
Aumento delle temperature massime e minime, innalzamento del livello dei mari, precipitazioni intense e cicloni alternati a ondate di siccità: le conseguenze del cambiamento climatico sono varie e diffuse e, soprattutto, sotto gli occhi di tutti. Anche se molte persone, ancora, sembrano ignorare il problema.
Il primo motivo che spinge molti a non prendere sul serio il climate change e le sue ripercussioni a livello globale è che queste persone non riescono a comprendere quanto il problema sia effettivamente causato dall’uomo. I cambiamenti climatici sono una realtà costante nella storia del nostro pianeta, dicono in molti. Se da un lato questo è vero, dall’altra parte mai prima d’ora si è verificato un cambiamento così repentino nel giro di pochi decenni, con un momento storico molto facile all’origine: l’industrializzazione del pianeta. Segno che, forse, non siamo dopotutto così sollevati dal ritenerci responsabili delle conseguenze del cambiamento climatico.
Il secondo motivo da cui parte, probabilmente, questo diffuso sottovalutare il problema del climate change è che vengono spesso prese in esame solo le conseguenze a breve termine del cambiamento climatico, ignorando invece quanto questi aspetti stiano determinando delle ripercussioni irreversibili per il Pianeta.
Non si tratta “solo” di estati più calde e di qualche pioggia più abbondante: sul medio e lungo termine, il cambiamento climatico causerà delle conseguenze rilevanti per tutto il Pianeta e la specie umana. Vediamo insieme perché.
Le conseguenze del cambiamento climatico: tutto ha inizio dalle temperature
In questi ultimi anni abbiamo assistito a un vero aumento della concentrazione di gas serra nell’atmosfera come metano e CO2. Questo ha amplificato gli effetti naturali dell’effetto serra, con successivo aumento della temperatura superficiale globale, che sta registrando picchi impressionanti. Nell’Artico, ad esempio, le temperature sono aumentate con una velocità due volte superiore rispetto alla media globale.
L’aumento delle temperature è il punto di partenza per tutta una serie di conseguenze del cambiamento climatico, tutte correlate tra loro e ugualmente nefaste per il benessere del Pianeta, soprattutto sul medio e lungo termine.
Scioglimento dei ghiacciai e innalzamento del livello degli oceani
Una delle più severe conseguenze dell’impennata delle temperature è lo scioglimento dei ghiacciai. Un fatto doppiamente preoccupante, in primis perché i ghiacciai sono un’importante riserva idrica; in secondo luogo, perché questo fenomeno agisce direttamente su un’altra conseguenza estrema: l’innalzamento degli oceani.
Gli ecosistemi si basano spesso su un sottile equilibrio: alterare un solo parametro può comportare conseguenze impressionanti e irreversibili. Ecco allora che un cambiamento anche di pochi centimetri del livello del mare causerebbe facilmente uno stravolgimento degli habitat costieri. Per non parlare delle inondazioni e delle mareggiate. Nella sola Italia, ad esempio, potrebbero essere soggetti a inondazione ben 5.500 km2 di territorio, secondo quanto calcolato da uno studio dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA).
La cosa più sconcertante è che secondo uno studio pubblicato su Environmental Reserch Letters, anche qualora si diminuissero le emissioni, si registrerebbe ugualmente un aumento del livello dei mari. Questa è la chiara dimostrazione che le conseguenze del cambiamento climatico non sono ormai solo più a breve termine.
Non è tutto. L’oceano assorbe la maggior parte del calore del riscaldamento globale, il che compromette l’habitat marino per milioni di specie ittiche, rischiando di distruggere interi ecosistemi.
L’aumento del volume e dell’espansione della massa oceanica nasconde poi un’altra insidia: l’aumento esponenziale di uragani e di tifoni violenti, capaci di mettere in ginocchio intere comunità ed ecosistemi. Bisogna infatti ricordare che questi fenomeni meteorologici estremi sono influenzati proprio dall’aumento della superficie umida della Terra.
Scioglimento del permafrost e conseguenze
Un altro dei problemi legati all’innalzamento delle temperature è lo scioglimento del permafrost. Il permafrost è un terreno tipico delle regioni più fredde del Pianeta. Perderlo significa non solo erodere le fondamenta su cui appoggiano abitazioni e infrastrutture; sotto al permafrost sono infatti stipate miliardi di tonnellate di carbonio e metano.
Se il calore scioglie il permafrost, i gas serra contenuti al di sotto si libererebbero, aumentando le emissioni naturali dei due tra i gas responsabili dell’aumento delle temperature. Il rischio è di accelerare ulteriormente il cambiamento climatico, senza possibilità di contenere il fenomeno.
Ma la minaccia non è rappresentata solo dai gas serra. Si teme che al di sotto del permafrost siano imprigionati anche antichi virus e batteri. Una volta liberati, i rischi per la salute umana sarebbero incalcolabili.
Afa, siccità, acidificazione degli oceani tra le conseguenze del cambiamento climatico
La conseguenza più ovvia dell’innalzamento delle temperature è ovviamente anche l’avanzata di fenomeni come le ondate di calore, l’afa e la siccità.
Queste situazioni mettono a rischio interi ecosistemi: pensiamo agli incendi boschivi, sempre più frequenti, che bruciano interi polmoni verdi e minacciano l’estinzione di moltissime specie animali. Il caldo estremo riduce poi le disponibilità idriche, con un impatto negativo sulle attività legate all’agricoltura, al pascolo e alla zootecnia.
Pensiamo ancora all’aumento delle temperature marine, che alterando l’habitat di molte specie animali rischia di compromettere non solo la loro sopravvivenza, ma anche attività produttive fondamentali per l’alimentazione dell’uomo, come ad esempio la pesca. Un fenomeno, questo, che è aggravato anche da un’altra diretta conseguenza del cambiamento climatico, ovvero l’acidificazione degli oceani.
Le acque oceaniche hanno infatti non solo il potere di assorbire il calore, ma anche di incamerare la CO2 presente nell’aria. Essendo questa aumentata in modo esponenziale per via delle emissioni antropiche, nell’acqua troviamo oggi elevate concentrazioni di HCO3 (acido carbonico), con conseguente acidificazione e alterazione di interi ecosistemi marini.
Pesca, agricoltura, allevamento sono quindi in serio pericolo, e con esse la nostra capacità di provvedere alle esigenze nutritive e alimentari di intere popolazioni. Non a caso, il cambiamento climatico è sempre più additato come concausa della malnutrizione nel mondo.
Povertà, migrazioni, malattie tra le conseguenze dirette del cambiamento climatico
Fenomeni estremi, ecosistemi a repentaglio, minacce alla salute. È chiaro che il cambiamento climatico non alimenta solo fenomeni naturali, ma anche sociali ed economici.
La perdita del territorio costiero dovuto all’innalzamento del mare, la desertificazione di massicce porzioni di territori, la mancanza di risorse idriche e alimentari possono infatti accentuare la povertà in molte zone della Terra e causare lo spostamento di milioni di persone alla ricerca di migliori condizioni di vita, dando il via a fenomeni migratori preoccupanti.
Un minore accesso alle risorse significa anche maggiori probabilità di contrarre malattie, peraltro incoraggiate dalle condizioni estreme come le ondate di calore. Anche se l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che il cambiamento climatico non causa malattie di per sé, ha altresì ammesso che il climate change rende più importanti gli effetti delle malattie. Altri studi, come ad esempio quello pubblicato nel marzo 2021 su Nature Climate Change, mettono in luce come il global warming sia responsabile del 37% delle morti legate alle ondate di calore avvenute tra il 1991 e il 2018.
Il modo di fermare questo?
Ammettere che il problema del cambiamento climatico esiste. E magari farlo prima che le sue conseguenze diventino irreversibili.