La logistica conto terzi in Italia continua a crescere di importanza anche se, dopo la crescita significativa nel biennio 2021-2022, il fatturato si è stabilizzato nel 2023 intorno ai 115 miliardi di euro; per il 2024 si prevede una situazione analoga, per raggiungere un valore di 117,8 miliardi di euro. Proprio negli ultimi anni il settore si è trovato al centro di un contesto sempre più complesso, caratterizzato da incertezze, criticità e dalla necessità di evolversi verso modelli più sostenibili.
La recente ricerca presentata dall’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” del Politecnico di Milano ha evidenziato come questa transizione rappresenti non solo un obbligo ambientale ma anche un’opportunità per ottimizzare i processi, ridurre i costi e migliorare la competitività.
Un aspetto critico per la transizione è la misurazione dell’impatto ambientale. Solo il 49% delle aziende calcola la CO2 equivalente (CO2e) delle proprie attività logistiche, e tra queste, la maggioranza utilizza dati medi di consumo, non specifici. Tuttavia, la crescente adozione di strumenti digitali sta favorendo un uso di dati primari, quindi più precisi, che permettono analisi dettagliate e strategie mirate.
La ricerca sottolinea l’importanza della collaborazione lungo l’intera filiera, sia a livello verticale (tra fornitori e clienti) sia orizzontale (tra aziende concorrenti). Soluzioni come il trasporto condiviso e l’ottimizzazione delle reti logistiche rappresentano esempi di come la cooperazione possa ridurre costi e impatti ambientali.
La centralità del trasporto su strada
Nell’introdurre i dati della ricerca, il Direttore Scientifico dell’Osservatorio Marco Melacini ha sottolineato che prosegue il cammino verso la sostenibilità, ambientale, sociale ed economica: su quest’ultima non vanno però trascurati i potenziali elementi di criticità. Uno dei punti cardine riguarda il trasporto su strada, che incide fortemente nelle emissioni di gas serra.
Dalla ricerca emerge il significativo aumento delle aziende impegnate in soluzioni sostenibili: l’80% dei committenti è attivo su progetti green, rispetto al 13% del 2013. Le principali strategie includono:
- l’ottimizzazione dei processi logistici, con particolare attenzione alla saturazione dei mezzi e alla riduzione dei viaggi a vuoto
- la decarbonizzazione dei veicoli, con l’adozione di carburanti alternativi come biodiesel, accanto ai veicoli elettrici a batteria e a idrogeno.
Naturalmente c’è un diverso livello di maturità delle tecnologie per il trasporto, dove i biodiesel sono tra le soluzioni più diffuse e compatibili con i veicoli esistenti, mentre l’elettrico e idrogeno si trovano in stadi iniziali di adozione, con progressi significativi attesi nei prossimi anni. È interessante notare che il 57% di questi fornitori impegnati nella transizione green utilizza contemporaneamente diverse soluzioni.
Un esempio concreto a tale proposito è fornito da Trasporti Romagna che, oltre a utilizzare diverse tipologie di carburanti, ha oltre 25.000 m2 della propria superficie coperta con pannelli fotovoltaici, con una percentuale di autoproduzione di energia che arriva al 35%.
La misura dell’impatto climatico
Proprio l’efficienza energetica risulta un tema cruciale per misurare l’impatto degli operatori logistici: nella sua presentazione Andrea Fossa, altro Direttore Scientifico dell’Osservatorio, ha evidenziato come il consumo vari a seconda della tipologia di attività, ma ha altresì rilevato che il 43% dell’energia elettrica consumata dal campione analizzato proviene da fonti più sostenibili rispetto al mix elettrico nazionale (il restante 57%).
“Più sostenibile significa che l’azienda può aver fatto contratti di fornitura di energia rinnovabile”, spiega Fossa, “oppure che provvede all’autoproduzione”: 41 siti, ovvero il 6% del campione analizzato, dichiarano di produrre in loco energia elettrica mediante pannelli fotovoltaici; una quota che rappresenta il 29% del fabbisogno.
I ricercatori dell’Osservatorio hanno pure posto l’accento sulle caratteristiche degli immobili logistici: per la maggior parte degli operatori la presenza di una certificazione green risulta importante. Altri fattori chiave riguardano tutte quelle soluzioni per l’autoproduzione di energia così come lo sono gli interventi che si possono adottare per rendere l’immobile più sostenibile.
Viene visto con interesse lo sviluppo nelle aree brownfield, termine che indica quegli ex siti industriali (di solito inquinati) che offrono ampie possibilità di rigenerazione. Analogamente ulteriori elementi di valore riguardano l’impiego di materiali sostenibili in fase di progettazione/costruzione e l’introduzione di spazi per il benessere psico-fisico dei lavoratori.
Le strategie per ripensare i modelli di business
L’economia circolare sta emergendo come un paradigma fondamentale anche nel settore logistico, spingendo le aziende a ridurre i rifiuti e valorizzare le risorse. Una prima tipologia di iniziativa, che interessa il 51% degli operatori, riguarda la cessione di risorse ad altre filiere per il loro ricircolo.
Un’altra strategia molto diffusa riguarda proprio l’impiego di risorse provenienti da altre filiere, che consente di ridurre il fabbisogno di materie prime vergini e promuove il riciclo dei materiali. Attualmente, il 58% delle aziende ha adottato questa strategia, favorendo un approccio più integrato alla gestione delle risorse.
Le imprese della logistica stanno anche cercando di attivare modelli di economia circolare in senso stretto, dove le risorse vengono riutilizzate all’interno dei confini aziendali. È un approccio in crescita, dove si prevede un passaggio dall’attuale 49% al 68% nel futuro. Ciò implica una gestione più attenta dei materiali e dei prodotti all’interno dell’azienda, massimizzando l’efficienza e minimizzando gli sprechi.
Rispetto al passato sempre più organizzazioni si sono attivate per ricercare e introdurre nuove soluzioni per ridurre il proprio impatto complessivo: le aree di intervento riguardano il trasporto, il network logistico, il magazzino e il packaging. “Le aziende sono impegnate in uguale misura su tutti questi ambiti di lavoro”, continua Melacini, “con una leggera prevalenza per il packaging, che si conferma una variabile chiave per la transizione green”.
Un numero crescente di imprese stanno infatti sviluppando sistemi per raccogliere imballaggi e prodotti usati dai clienti, come dimostrato dall’esempio di un operatore logistico che utilizza scatole riutilizzabili ritirate dai clienti per successive consegne. Questo non solo riduce i rifiuti ma crea anche un ciclo virtuoso di utilizzo delle risorse.
La collaborazione lungo la catena di approvvigionamento è dunque essenziale per attivare strategie circolari efficaci, con un rapporto ancora più stretto tra fornitori e clienti. Lo ha confermato anche il Direttore Generale di Cab Log Massimo Berti, che ha posto l’accento sulla collaborazione della filiera per quella che ha definito una “sostenibilità sostenibile e responsabile”, nella quale pure l’attenzione al tema delle risorse umane è centrale.
La sfida della sostenibilità sociale
Il particolare momento storico che sta vivendo il settore della logistica presenta proprio la necessità di attrarre e mantenere manodopera in un contesto di crescente carenza di personale. Le aziende stanno perciò adottando diverse iniziative per migliorare le condizioni di lavoro e attrarre nuovi talenti. Fra gli aspetti su cui c’è maggiore concentrazione si possono annoverare:
- formazione e crescita professionale: i risultati della ricerca dell’Osservatorio assegnano un punteggio di 7,2 su 10 riguardo alle politiche di formazione e ai piani di crescita professionale. Le imprese stanno investendo in programmi strutturati e personalizzati per valorizzare le competenze dei lavoratori.
- diversità e inclusione: c’è un’attenzione crescente verso la diversità, con iniziative mirate a rafforzare la presenza femminile (6,8 su 10) e a integrare persone di diverse nazionalità e culture (6,2 su 10). Queste politiche non solo migliorano l’ambiente di lavoro ma contribuiscono anche a creare una cultura aziendale più inclusiva.
- ottimizzazione delle condizioni ambientali: il miglioramento delle condizioni microclimatiche nei luoghi di lavoro (7,3 su 10) e la creazione di aree relax per il personale sono misure che mirano a rendere l’ambiente lavorativo più accogliente, aumentando la soddisfazione e la produttività dei dipendenti.
È stato altresì rilevato come sempre più realtà del settore stiano intensificando gli sforzi per misurare l’impatto delle loro iniziative sociali, a partire da una comunicazione più ampia ed efficace. Viene inoltre applicato un approccio “human-centric” nei progetti di innovazione, valutando non solo le variabili economiche ma anche l’impatto sulle persone. Se in passato tali iniziative si sono concentrate prevalentemente sui lavoratori durante lo svolgimento delle attività, in futuro ne beneficeranno anche gli altri stakeholder (comunità locale, istituzioni, ONG, ONLUS, …). Già ora emergono progetti di riqualificazione urbana nelle aree in cui gli operatori logistici operano.
Ulteriori miglioramenti indicano un impegno crescente nel monitoraggio e nella valutazione degli effetti delle politiche sociali. Aumenta il numero delle aziende che hanno redatto un bilancio di sostenibilità: fra queste ci sono il 40% dei top player, la maggior parte dei quali dimostra di seguire un approccio strutturato, basato su analisi di materialità e standard internazionali.
Si può dunque affermare che la transizione verso una logistica più sostenibile dal punto di vista ambientale è in corso: “cresce l’adozione di soluzioni green e migliora la misurazione dell’impatto ambientale”, ha dichiarato Damiano Frosi, Direttore dell’Osservatorio Contract Logistics, “con il 57% dei Top Player che adotta diversi tipi di tecnologie disponibili per migliorare il proprio livello di servizio e l’impatto ambientale”.
Perché tale transizione abbia successo è richiesto uno sforzo congiunto di innovazione, investimento e collaborazione: sarà fondamentale trovare l’equilibrio tra scelte tecnologiche e una gestione integrata dei processi, per trasformare le sfide ambientali in opportunità di crescita.