Il tema della mobilità sostenibile è uno di quegli argomenti di cui si parla da tempo, più con buoni propositi e belle intenzioni che azioni concrete: finalmente il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ha diffuso un piano relativo alla mobilità ciclistica, che è parte integrante del Piano Generale dei Trasporti e della Logistica.
Si tratta di un progetto triennale che si focalizza sia sull’ambito urbano che su quello intercomunale e provinciale, in una più ampia ottica europea. L’auspicabile obiettivo finale è quello di rendere lo spostamento su due ruote una componente fondamentale dell’intero sistema di trasporto italiano: il documento ne sottolinea le caratteristiche di accessibilità, sostenibilità, efficienza, economicità, impatto ambientale e sociale. Durante il periodo della pandemia si è registrato un incremento molto significativo degli spostamenti su due ruote, sia in Italia che in tutto il mondo: e ci si è accorti che questo tipo di mobilità porta numerosi vantaggi, fra cui una spesa minore per la mobilità, una riduzione del traffico e dell’inquinamento, un maggiore benessere fisico.
Il Piano in oggetto effettua un’analisi molto dettagliata dell’attuale situazione riguardante la mobilità ciclistica in Italia e all’estero, ma quello che a nostro avviso appare più significativo riguarda le modalità di attuazione per sviluppare la mobilità ciclistica. È piuttosto semplice guardare agli esempi virtuosi che ci vengono forniti dalle nazioni attorno a noi, come le sempre citate Olanda e Danimarca, ma a ben vedere ci sono già regioni e città del nostro paese a cui ispirarsi: d’altronde sono decenni che la FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) si adopera per promuovere l’uso quotidiano della bicicletta, presentando soluzioni concrete, già in atto, cercando di sensibilizzare chiunque, dai cittadini ai politici. Finalmente anche questi ultimi sembrano decisi a compiere azioni concrete, non più soltanto legate alla buona volontà o alla passione del singolo assessore o sindaco, ma piuttosto in una visione organica e condivisa a livello nazionale.
FIAB è stato, fortunatamente, uno degli attori più importanti nel tavolo tecnico del Ministero, alzando addirittura il livello e le ambizioni del Piano che è stato declinato in tre obiettivi: strategici, generali e specifici. È infatti necessaria una prospettiva di lungo e medio periodo, per attuare poi azioni concrete da articolare sui tre anni di validità del Piano.
Le strategie del Piano per la mobilità ciclistica
Sono state identificate delle linee di azione precise per raggiungere gli obiettivi stabiliti, fra le quali sottolineiamo:
– trasporti efficienti, a zero emissioni nette, per una mobilità sana, attiva e più sicura;
– un processo d’inclusione sociale che garantisca l’accesso alla mobilità e ai trasporti;
– infrastrutture a supporto della mobilità sostenibile;
– un trasporto pubblico locale integrato;
– un uso più equo dello spazio pubblico.
Obiettivi che si potranno conseguire con una strategia nazionale, promuovendo un reale cambio di mentalità sull’utilizzo dei mezzi a due ruote, incoraggiando quello spostamento fra l’uso dell’auto verso quello della bicicletta; un processo che è realmente possibile in ambito urbano, come diversi dati possono già dimostrare.
I numeri del potenziamento della mobilità ciclistica
Il documento in oggetto è molto articolato e ha il merito di offrire una mappatura dell’attuale rete ciclabile e delle prospettive di miglioramento verso cui tendere. Pertanto, al fine di potenziare i sistemi di mobilità ciclistica urbana e interurbana, in linea con le indicazioni europee, sono già stati assegnati 943 milioni di euro di finanziamenti su un valore complessivo di 1.154.
In diverse sezioni del Piano vengono fornite indicazioni precise sugli interventi individuati, come nel caso del rafforzamento dei collegamenti tra le stazioni ferroviarie e le università: complessivamente sono stati stanziati 200 milioni nell’arco del prossimo quadriennio per aggiungere 565 chilometri di ciclovie urbane, con tabelle che indicano le risorse assegnate per ogni capoluogo. Analogamente il Pnrr prevede investimenti per 400 milioni nello stesso periodo per realizzare almeno 1.235 chilometri aggiuntivi alle ciclovie turistiche ed effettuare la manutenzione necessaria sulla rete esistente. A tale proposito viene riconosciuto a Bicitalia, la rete ciclabile nazionale mappata da FIAB (in coordinamento con gli itinerari di EuroVelo), il ruolo centrale per lo sviluppo delle nostre Ciclovie Turistiche.
Sicurezza: la bicicletta come soluzione
Nel testo vengono specificate ulteriori finalità, fra le quali l’aumento dell’incolumità dei ciclisti, il miglioramento della segnaletica, la creazione di uno spazio condiviso tra i diversi utenti della strada: c’è un intero capitolo dedicato alla sicurezza dei ciclisti, che richiama il principio del “safety in numbers” elaborato dall’European Cyclists’ Federation, secondo il quale all’aumentare del numero delle biciclette in circolazione si riduce l’incidentalità sulle strade. Perciò la bicicletta, considerata spesso un problema, viene finalmente vista come una soluzione alla sicurezza stradale per tutti gli utenti.
Da più parti il Piano richiama infatti allo sviluppo di una cultura della sicurezza stradale e della mobilità sostenibile: è tutt’altro che banale la questione della “convivenza” fra ciclisti (e gli altri soggetti che si muovono su due ruote leggere), automobilisti e pedoni. Viene richiesto un rispetto reciproco che non è né scontato né così banale.
C’è dunque una grande attesa per l’attuazione di questo piano, con la speranza che la prossima classe politica sappia valorizzare l’ottimo lavoro svolto fin qua. Anche perché è un movimento positivo nato dal basso, dalle persone che, o per motivazione personale o per necessità, si sono spostati verso la mobilità su due ruote: peraltro, con soddisfazione.
Ancora una volta serve un cambiamento culturale, un’educazione civica, una responsabilizzazione: osiamo dire che è anche un’ottima occasione per un miglioramento personale a tutto tondo.