Domani 30 aprile alle 15, giorno della presentazione del Piano di Ripresa e Resilienza all’Europa, i movimenti il Giusto Mezzo (donne) e Uno non basta (giovani), saranno insieme a manifestare in piazza Montecitorio, dopo aver scritto un manifesto congiunto sull’Italia del futuro. Manifestazione che dalle 18 si sposterà sui canali social per una «piazza virtuale».
Il Giusto Mezzo, di cui avevamo parlato qui, è nato su ispirazione del movimento europeo Half Of It in risposta all’impatto che la pandemia ha avuto sulla vita delle donne.
Uno Non Basta è la campagna promossa da Visionary e Officine Italia insieme ad altre associazioni per aumentare i fondi destinati ai Giovani, dopo aver constatato che la prima bozza del PNRR allocava appena l’1% delle risorse a questa categoria.
Gli attivisti e le attiviste ritengono che i fondi stanziati nel PNRR per donne e giovani siano insufficienti per creare un’Italia giusta, con un welfare che non costringa le donne a scegliere tra famiglia e carriera, che riconosca i giovani come ricchezza, con maggiore occupazione e un minore divario tra Nord e Sud, con nessuna differenza di salario tra uomini e donne. I soldi del Next Generation Eu sono un’occasione unica, oltre che un debito che ripagheranno le future generazioni.
Qui puoi trovare il documento integrale del PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
«Se possiamo valutare positivamente l’introduzione della Valutazione di Impatto di Genere – dichiarano dal Giusto Mezzo – la previsione dei principi di gender procurement negli appalti e le clausole per condizionare l’ammontare complessivo degli investimenti, non possiamo estendere la medesima valutazione positiva per i fondi previsti per gli asili nido, che al massimo riusciranno a garantire un posto a un bambino su tre, e le strutture per l’infanzia. Così come quelli a favore dell’imprenditoria femminile, che non sono stati aumentati rispetto al piano precedente. Senza contare che non vi è nulla sul congedo di paternità. I fondi stanziati nelle varie missioni per le donne, in conclusione, sono insufficienti per coloro che rappresentano il 51% della popolazione».
«Sebbene ci sia un’attenzione per le generazioni future – affermano da Uno non basta – nel piano c’è davvero poco per trattare i problemi relativi all’occupazione giovanile nell’immediato. Una vera ripresa avrebbe necessitato di aiuti concreti nel breve termine. Inoltre l’impressione persistente, passando da una missione all’altra, è che il focus trasversale sui giovani sia poco argomentato e utilizzato più per una funzione retorica. Proviamo disappunto per le parole del premier Draghi che ha descritto il piano come frutto di dialogo e interlocuzione: le bozze che hanno iniziato a circolare sono arrivate dopo 60 giorni di silenzio. La chiusura al confronto con le parti sociali dimostrata dal governo non è stato un segno incoraggiante per l’Italia che vorremmo e ci meritiamo».
Queste considerazioni non influenzeranno l’impegno delle due realtà, che in questi mesi hanno chiesto di utilizzare i fondi del Next Generation Eu per eliminare il gender pay gap; rifinanziare e ripensare i programmi a sostegno dell’occupazione giovanile; aumentare gli asili nido e introdurre un congedo di paternità obbligatorio di 5 mesi; colmare il divario lavorativo tra competenze richieste dal mercato e conoscenze acquisite nella formazione scolastica e universitaria; investimenti strutturali che incentivino l’occupazione femminile, l’impresa femminile e l’accesso al credito; percorsi di reinserimento professionale a favore dei NEET.