Lo smart working è stato per molti di noi piacere e per altri un inferno. La comodità c’è, ma alla lunga lavorare da soli, in casa, gestendo in contemporanea i figli, può diventare stressante. Di certo, il remote working è qualcosa da cui non si tornerà indietro, rimarrà almeno in parte nell’organizzazione lavorativa di molte aziende e liberi professionisti.
Ma cosa comporta a livello di consumi energetici il lavoro da casa, che grava tutto sul lavoratore?
Da un’analisi dei dati di Tate, società innovativa attiva dal 2018 nella vendita di energia elettrica e gas esclusivamente online, è emerso che nei primi 5 mesi successivi al lockdown (marzo-luglio 2020) i consumi di energia elettrica sono aumentati di circa il 10% rispetto all’anno precedente (marzo-luglio 2019). Un incremento che, per ora, non ha ancora avuto un “riscontro” in bolletta a causa del crollo del Prezzo Unico Nazionale (il PUN) che ha visto i prezzi di mercato scendere – in media – del 10% rispetto ai 5 mesi precedenti (ottobre 2019-febbraio 2020) e del 43% rispetto all’anno precedente (marzo-luglio 2019.)
Insomma per ora non stiamo spendendo di più, ma sicuramente se lo smart working diventa la regola in futuro, vale la pena monitorare i consumi, non solo per evitare spiacevoli sorprese, ma per ridurre, se si può, l’impatto ambientale.
Infatti, parallelamente alla crescita dei consumi di elettricità nei 5 mesi successivi alla proclamazione del lockdown, si è registrato un incremento di emissioni di circa 30 kg di CO2 in più per famiglia rispetto all’anno precedente, ossia l’ammontare di CO2 assorbita da un albero nel suo habitat ideale, un bosco, nel corso di un anno intero.
Tutto ciò non significa che lo smart working aggrava consumi ed emissioni in assoluto, ma che la loro distribuzione tra sede lavorativa e casa propria è differente, è un costo nascosto dello smart working, ciò comportando che dobbiamo sentirci responsabili ancora di più nel modo in cui gestiamo l’energia domestica.
A questo proposito la stessa società Tate ci offre qualche spunto per evitare gli sprechi.
- Primo passo è scegliere una tariffa competitiva, come?
- Monitorare il mercato e i siti di informazione per avere una panoramica completa sugli operatori più in linea con le nostre esigenze;
- fare attenzione alle promozioni “aggressive”: in molti casi si tratta di un “falso” risparmio perché gli sconti iniziali vengono riassorbiti in altri costi, inseriti lungo la durata del contratto;
- scegliere un operatore che offre ai propri utenti l’energia a prezzi competitivi e offre un buon servizio di supporto. Tate, ad esempio, fornisce ai propri clienti l’energia direttamente al prezzo del mercato all’ingrosso senza applicare alcun ricarico di prezzo, chiedendo invece solo una piccola quota mensile fissa necessaria per coprire i propri costi operativi.
- Monitorare gli elettrodomestici ed eliminare i consumi in standby. Gli elettrodomestici e qualsiasi dispositivo elettronico che abbiamo in casa consuma energia anche quando è in standby e non viene utilizzato; una disattenzione che può arrivare a pesare in bolletta fino al 20% dell’energia consumata. Qualche suggerimento?
- Utilizzare le ciabatte intelligenti;
- collegare le ciabatte con un interruttore che permette di interrompere il flusso di corrente e ricordarsi di staccare dalla rete casalinga tutti gli apparecchi connessi ma non in funzione;
- impostare il riscaldamento a 18-20°C. Ogni grado aggiuntivo usa in media 10% in più energia!
- Utilizzare dispositivi ad alta efficienza energetica per ridurre i consumi e, nel caso di strumenti lavorativi, chiedere alla propria azienda di poter ricevere apparecchiature più efficienti qualora fossero particolarmente datate e/o inefficienti.
- Utilizzare lampadine a risparmio energetico: l’illuminazione della nostra casa può ammontare al 10/15% del consumo annuo di energia. Passare a lampadine a risparmio energetico (come le LED) può ridurre il consumo di un quarto.
- Utilizzare lavaggi a basse temperature può essere una soluzione molto semplice (ed ecologica) per diminuire i consumi e rispettare l’ambiente.
- Utilizzare applicazioni per le gestione digitale e “smart” della casa: un sistema integrato di controllo, consente oggi un reale risparmio energetico e un’ottimizzazione dei costi di gestione. L’energia viene impiegata solo dove e quando serve, eliminando gli sprechi.
- Ridurre il proprio impatto ambientale scegliendo un fornitore che vende solo energia verde; in questo modo si supporteranno gli impianti che producono energia da fonti rinnovabili e si spingeranno sempre più produttori a investire in soluzioni di produzione non inquinanti.
Tate, ad esempio, fornisce energia 100% verde. Per ogni unità di energia consumata da un membro Tate, un’unità di energia viene prodotta e immessa nella rete da una fonte rinnovabile, come il fotovoltaico, l’idroelettrico e l’eolico e con i suoi oltre 3.000 clienti attivi sono già state “risparmiate” 2.564 tonnellate di CO2.
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