Sostenibilità in palmo di mano, cosa fare e non fare col tuo smartphone

Avere il mondo in mano è bellissimo, ma comporta parecchi problemi e parecchie nefaste conseguenze. Se volete scoprire che impatto ha uno smartphone e tutto quello che facciamo ogni giorno con questa specie di nuova appendice del nostro corpo sulla nostra vita, sul nostro cervello e sul nostro futuro, vi consiglio un bellissimo libro di Lisa Iotti “8 secondi-Viaggio nell’era della distrazione” (Il Saggiatore). Tenetevi forte, perché le scoperte saranno sconvolgenti. Devo dire, però, che anche gli impatti sull’ambiente non scherzano.

Meno è meglio

Più tempo siamo connessi e più connessioni attiviamo, più aumentano i consumi di energia delle infrastrutture che ci permettono tutto questo. E con i consumi le emissioni nocive all’ambiente. Il Time, anni fa, citò, con una buona dose di umorismo, una ricerca in cui si scopriva che un utente molto vorace consuma più energia elettrica con uno smartphone che con il frigorifero e lo smartphone non tiene nemmeno fredde le bibite. Dati stimati e risultati provocatori, ma segnali di un abuso quotidiano che ci deve fare riflettere. E’ vero, come dice Andrew McAfee, ricercatore dell’MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, che lo smartphone ci permette di sostituire con un unico strumento una numerosa serie di attrezzature con tutto quello che la loro costruzione e il loro utilizzo avrebbero comportato. Però il discorso è sempre lo stesso. Nulla è gratis per l’ambiente e il prezzo lo decidiamo noi con le nostre buone o cattive abitudini. Se volete conoscere quella che è stata chiamata la Carbon Thumbprint, l’impronta del pollice, c’è pure un nuovo strumento, sviluppato da Belong, un provider australiano attento all’ambiente. E’ comunque una app…

Pulizie periodiche

Controlla le app ed elimina quelle che non usi. Fai lo stesso con quello che inutilmente memorizza il tuo smartphone. Pulire il tuo smartphone garantisce migliori prestazioni.

Facciamolo vivere di più

Uno smartphone ha una vita media di tre anni. Tradotto in emissioni di CO2 e moltiplicato nel numero degli smartphone europei, arriviamo alla stessa quantità di CO2 che produce la Lettonia (fonte European Environmental Bureau ). Eppure basta allungare loro la vita di un anno per risparmiare tanta anidride carbonica quanto quella prodotta da tutte le automobili della Danimarca.
Molte volte possiamo aggiustarli, come possiamo acquistare cellulari usati o ricondizionati (alcune compagnie li propongono insieme a quelli nuovi). Non sempre è necessario cambiarlo. Uno smartphone nuovo significa circa 55 kg di CO2, cioè un viaggio in auto di 400 chilometri.
Soprattutto una vita più lunga significa ridurre i problemi che stanno a monte e a valle del nostro apparecchio. Per i problemi a monte dobbiamo parlare di dove si trovano e come vengono estratti i metalli che costituiscono il 25% di uno smartphone. Impatti spesso devastanti in termini di ambiente, sfruttamento e violenza. Per i problemi a valle basta ricordarci che non serve tenere in un cassetto tutti i vecchi cellulari, le cuffie e i caricabatterie della nostra vita. Portiamoli nei centri di raccolta (o ecocentri, o stazioni ecologiche) oppure dai rivenditori. Saranno riciclati in sicurezza, recuperando tutto il recuperabile. Sono dei piccoli tesori.

L’80% delle emissioni di gas serra imputabili allo smartphone è prodotto durante il suo processo produttivo – https://bit.ly/3yixZcs

Il mio nome è Fairphone

Nel 2013 sono nati i primi “smartphone etici”, i Fairphone. Sono olandesi, fatti per durare, consumare meno, assemblati da lavoratori con uno stipendio adeguato con minerali dalla filiera certificata. Non sono ancora un fenomeno di moda, ma le loro vendite crescono costantemente e questo ci siano ancora ci rende più ottimisti verso il futuro. Nel frattempo, sono nati anche altri marchi di smartphone etici, come Shift e Teracube.

Componenti del Fairphone

Immagine di copertina: Hugh Han on UnsplashShibuya, Japan: sulla metro ognuno è concentrato solo sul proprio smartphone

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