Un nuovo materiale bio-based (a base biologica, derivato da vegetali solitamente) che recupera i fondi del caffè esausti, di provenienza industriale, tra gli scarti a più alto impatto ambientale e gestionale e da’ loro una seconda vita, trasformandoli in ‘coffeefrom’. Questo è il nome dato, appunto, al nuovo materiale messo a punto dalla cooperativa sociale Il Giardinone, in collaborazione con il Politecnico di Milano e aziende operanti nella filiera della bioplastica. Già a Expo 2015, il team de Il Giardinone aveva sperimentato il recupero e la trasformazione dei fondi di caffè dai bar Lavazza, per dar vita alla coltivazione di funghi freschi. Nel 2016 viene lanciato FungoBox, il kit di autoproduzione di funghi freschi dagli scarti del caffè di origine urbana. Nel tempo, le competenze e l’esperienza di questa cooperativa nel recupero e trasformazione di sottoprodotti si è rafforzata, dando anche l’idea di Coffeefrom.
“Il nostro obiettivo è quello di concretizzare i principi della responsabilità estesa del produttore. Ciò che per un soggetto rappresenta uno scarto, per noi costituisce una nuova opportunità”. ha affermato Laura Gallo, Founder di Coffeefrom e Presidente de Il Giardinone. “Stiamo lavorando per ampliare i nostri materiali. Tutto parte dal caffè di scarto, a cui sempre più settori e aziende (dal tableware, al food e oggettistica…) si interessano, in quanto chiamate a innovare le proprie linee di produzione verso una direzione più sostenibile. Al momento le tazzine sono vendute alle aziende come regalo per i dipendenti o per eventi, un mezzo concreto per comunicare l’economia circolare in un semplice gesto quale la pausa caffè”.
Economia circolare + inclusione
“Inoltre – continua Laura Gallo – in questi ultimi anni ci siamo resi conto che la sostenibilità ambientale non può prescindere da quella sociale. Con i nostri progetti di economia circolare, abbiamo creato nuove forme di inclusione; un esempio è il fatto che Fungobox e Coffeefrom vedono il coinvolgimento anche di giovani lavoratori con vari livelli di fragilità, i quali collaborano su diverse fasi del processo (es. raccolta del caffè dai bar, confezionamento…), dove i nostri tutor ne monitorano il lavoro al fine di renderli autonomi e integrati nel mondo lavorativo”.
Il progetto Coffefrom
Ergonomiche, impilabili e durevoli, le tazzine sono studiate per accompagnare ed esaltare al meglio il rito e il piacere tutto italiano di degustazione del caffè.
Il progetto si rivolge in primo luogo al mondo delle aziende, attraverso lo studio delle potenzialità del caffè esausto e la progettazione di nuove soluzioni di design personalizzate. Questo primo prodotto, le tazzine, verranno vendute ufficialmente anche al dettaglio a partire dall’autunno 2021.
La creazione di un nuovo materiale dai fondi di caffè non è del tutto nuova. Molto simile a Coffefrom è Kaffeform, che da diversi anni a Berlino produce una sua linea di tazzine dal caffè esausto dei bar.
La differenza con Coffefrom, come ci racconta la società, è che il suo materiale (che verrà brevettato) ricicla non i fondi di caffè dei bar (che vengono invece utilizzati per i Funghibox) ma dell’industria, quindi si tratta di materia prima differente e in grande quantità che normalmente viene smaltita con molte difficoltà e grandi emissioni di CO2.