Siamo tutti in viaggio verso una nuova era. Non mi riferisco al new normal del dopo Covid, ma all’era della sostenibilità, ambientale, economica e sociale. L’umanità sta vivendo drammi mai immaginati, dall’emergenza sanitaria che ha messo in lockdown il pianeta, agli incendi che hanno devastato l’Australia; dallo sversamento di 20mila tonnellate di petrolio in Siberia all’omicidio di George Floyd, per citare la punta dell’iceberg emersa in questi ultimi mesi. Tutto questo chiama ognuno di noi ad alzare la testa e fare delle scelte.
L’umanità è naturalmente resiliente. Ma adesso non basta la resilienza, serve la reazione, serve la transizione. Serve la responsabilità individuale, serve una nuova consapevolezza della propria importanza. E’ vero che per i grandi cambiamenti devono muoversi le istituzioni e le grandi organizzazioni, ma le istituzioni siamo noi a sceglierle e dietro ogni organizzazione ci sono persone.
E le persone, sempre più numerose, stanno cambiando, sono sempre di più quelle che fanno scelte di vita sostenibile e che portano la sostenibilità nelle cose che fanno: il lavoro, la vacanza, le scelte alimentari e di consumo. Sono persone che il nuovo mondo già lo abitano.
Culturalmente, la sostenibilità è il nuovo digital, sta entrando con prepotenza nelle nostre vite, modellando il quotidiano, le scelte, i progetti, il business, la comunicazione. Cambierà il mondo, in meglio.
Questa è la convinzione alla base di The Good in Town e delle persone che l’hanno fondata: essere giunti a un momento storico in cui non dobbiamo solo immaginare un futuro, ma fare in modo che quel futuro arrivi e arrivi di corsa.
The Good in Town vuole fare la sua parte, aggiungendo la propria voce a quella di coloro che in questi ultimi decenni hanno fatto della sostenibilità la loro missione, organizzazioni, Csr manager, accademici, divulgatori, capi d’impresa che hanno lavorato ‘underground’ per portare avanti il concetto di responsabilità sociale d’impresa.
The Good in Town è una società benefit ed è nuovo progetto di informazione, innovazione, ispirazione che mette al centro dell’attenzione la sostenibilità, il digitale e la responsabilità.
Il ‘buono in città’ che vogliamo raccontare non è semplicemente la buona notizia: è quello che di buono succede perché qualcuno lo ha fatto accadere, con intenzionalità. Ma è soprattutto chi (persone, imprese, organizzazioni) con autentica passione, a livello globale o sul proprio territorio, agisce per portare un cambiamento positivo rispetto a temi quali il cambiamento climatico, la povertà, la giustizia, l’equità sociale, la salute, il lavoro, l’istruzione.
Lo vogliamo raccontare perché crediamo sia indispensabile in questo momento uno spazio in cui le storie positive possono avere la prima pagina ed emergere dal rumore di fondo dell’overload informativo.
Lo vogliamo raccontare a modo nostro, parlando alle persone, superando confini e categorie, contaminando, ridendo e un po’ dissacrando, cercando sempre il buono e il bello lungo la strada verso il nuovo mondo.
Partiamo, buon viaggio, a tutti noi.
Donatella Cambosu, direttrice editoriale e cofondatrice