Tutte “Case Green” entro il 2050 

A gennaio l'accordo provvisorio diventerà legge. La Direttiva Case Green avrà conseguenze importanti nel settore edilizio, ecco cosa c'è da sapere

Dopo mesi di negoziati, il 7 dicembre è stato raggiunto un accordo provvisorio tra Parlamento e Consiglio dell’Unione Europe per la Direttiva Case Green.
Anche conosciuta come EPBD – Energy Performance of Buildings Directive, la direttiva ha l’obiettivo di raggiungere la neutralità energetica degli edifici entro il 2050. Il 23 gennaio 2024 la commissione voterà il testo per renderlo legge e poi dovrà essere approvato anche dal Parlamento europeo e dal Consiglio.

Il contesto della Direttiva Case Green.  Fit for 55 è il pacchetto di proposte che rivede e aggiorna le normative UE e attua nuove iniziative per garantirne l’allineamento con gli obiettivi climatici del Consiglio e del Parlamento europeo. L’emanazione UE della direttiva Case Green rientra in questo contesto, nell’obiettivo di intervenire prioritariamente sugli edifici energeticamente meno efficienti.

Le principali novità della Direttiva Case Green.

Per semplificare, ecco di seguito le principali novità della direttiva:

  • la fine degli impianti di riscaldamento a combustibili fossili entro il 2040: la direttiva mira a eliminare gradualmente l’uso di combustibili fossili per il riscaldamento degli edifici al fine di ridurre le emissioni di gas serra;
  • l’eliminazione degli incentivi per le caldaie autonome a partire dal 2025: gli incentivi finanziari per le caldaie a gas saranno gradualmente eliminati per promuovere l’uso di fonti energetiche più sostenibili;
  • l’obbligo di installare pannelli solari solo sugli edifici pubblici, su quelli non residenziali di grandi dimensioni e su quelli nuovi: l’installazione di pannelli solari sarà obbligatoria solo per determinati tipi di edifici al fine di promuovere l’energia solare e ridurre la dipendenza dalle fonti non rinnovabili;
  • obiettivi intermedi di risparmio energetico per il patrimonio edilizio dei Paesi membri: i Paesi membri dovranno stabilire obiettivi specifici per il risparmio energetico degli edifici al fine di migliorare l’efficienza energetica complessiva del patrimonio edilizio;
  • cambiamenti nella disciplina per la vendita di caldaie a gas: saranno introdotte nuove regole e normative per la vendita di caldaie a gas al fine di promuovere l’efficienza energetica e l’uso di tecnologie più sostenibili;
  • esenzioni per alcuni edifici, come quelli vincolati e protetti e gli edifici storici: alcuni edifici con particolari caratteristiche storiche o di protezione potrebbero essere esentati da alcune disposizioni della direttiva al fine di preservarne l’integrità architettonica e storica.

Quale l’impatto e le ricadute che questa Direttiva potrebbe avere sul patrimonio edilizio nazionale, ce lo ha raccontato e descritto Tommaso dal Bosco, presidente AUDIS, l’Associazione che dal 1995 offre supporto agli operatori pubblici e privati nei processi di rigenerazione urbana.

La situazione attuale delle abitazioni italiane 

La caratteristica peculiare della situazione italiana non riguarda tanto le condizioni oggettive del patrimonio, con la forte presenza di patrimonio storico vincolato, quanto le strategie per la riqualificazione. L’affastellarsi di normative incentivanti che si sono avvicendate, sommate e sovrapposte, hanno dato luogo a una spesa pubblica elevatissima e piuttosto dispersiva. Con problemi di selezione delle misure da parte dei beneficiari che non sapevano decidere quale tra le tante fosse la più conveniente. 

Ciò ha favorito le fasce di popolazione più informate e il consolidamento del valore dove già era presente. Questo non ha certo aiutato a superare e, anzi ha, se possibile, contribuito ad accentuare le già grandi disuguaglianze sociali che invece dovremmo combattere con le politiche pubbliche.

Ristrutturare il patrimonio edilizio

La frammentazione del patrimonio immobiliare 

La principale criticità della condizione italiana è legato alla frammentazione della proprietà immobiliare.

La piccola proprietà privata fa da padrone e non ha capacità tecniche, organizzative e finanziarie per assicurare piani di riqualificazione adeguati alle necessità.

Questo non è solo un problema per il raggiungimento degli obiettivi europei. È un problema anche per la sicurezza, il confort, la qualità di vita e i costi di alimentazione energetica per i cittadini.

La frammentazione pone anche altri problemi di natura sociale, tra cui l’incapacità di rispondere alla domanda di mobilità e di flessibilità a condizioni accettabili da parte delle nuove generazioni. Manca una politica che, attraverso la leva fiscale e la riconversione di strumenti desueti e inefficaci di supporto (tipo contributi per mutui alle giovani coppie), disincentivi la piccola proprietà e favorisca la sua aggregazione per garantire il progressivo passaggio ad una gestione efficiente basata su criteri industriali. E in questo modo resta molto difficile identificare modalità efficaci per la riqualificazione massiva del patrimonio edilizio italiano.

Sicuramente l’Italia si troverà in difficoltà a rispondere agli obblighi europei alla luce del fatto che l’esperienza fatta fino ad oggi, nonostante l’enorme profusione di risorse pubbliche, non ha dato risultati apprezzabili.

Città green

Il ruolo delle nuove costruzioni nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.

Parlare di nuove edificazioni, se non in sostituzione di vecchie, ancorché NZEB – Nearly Zero Energy Building significherebbe ipotizzare nuovo consumo di suolo e non un gran contributo al miglioramento delle condizioni attuali.

Solo la riqualificazione o la radicale sostituzione del patrimonio edilizio esistente permetteranno di ottenere un contributo alla riduzione delle emissioni climalteranti e quindi il miglioramento delle condizioni ambientali.

La riqualificazione è resa inoltre necessaria anche per motivi di sicurezza. Una consistente parte degli edifici che popolano il nostro Paese sono stati costruiti in calcestruzzo, un materiale il cui ciclo di vita è estremamente difficile tenere sotto controllo dipendendo da un elevato numero di variabili: qualità di base, esposizione agli agenti atmosferici, età, ecc..

Questa circostanza in un paese caratterizzato da un così elevato rischio sismico come l’Italia consiglierebbe di optare per soluzioni di intervento mirate a rinforzare la struttura degli edifici per migliorare la loro resistenza oppure, ove possibile, la più radicale sostituzione. 

L’impatto della Direttiva “Case Green” sul valore di mercato degli immobili

È evidente che più si avvicina la scadenza fissata per il raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dal pacchetto Fit for 55 e più è prevedibile che i valori immobiliari si abbassino per la parte del patrimonio non adeguata.

Questa dinamica potrebbe assumere dimensioni tali da produrre riflessi economici e sociali preoccupanti se non governata.

L’impatto della proprietà immobiliare sui sistemi economico, sociale ed ambientale è tale per cui le responsabilità che ne conseguono non possono essere lasciate all’arbitrio dei singoli individui. Questo significa che bisogna attrezzarsi per resistere alla prevedibile alzata di scudi da parte di chi rischia un crollo dei propri valori patrimoniali e, piuttosto, approfittare di questa circostanza per promuovere meccanismi di aggregazione che, almeno in prospettiva, possano determinare le condizioni per una gestione caratterizzata da elementi di efficienza industriale e da un maggior livello di responsabilità sociale della proprietà immobiliare.

Direttiva Case Green

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