Un BIGBANG per le risorse idriche

Da Ispra un modello idrogeologico per gestire la risorsa idrica e investimenti del PNRR per diminuire dispersione e frammentazione della distribuzione

BIGBANG è un modello idrologico sviluppato da Ispra che analizza la situazione idrologica nazionale e contribuisce a rendere più efficiente e sostenibile la gestione delle risorse idriche.

Il modello valuta quantità e qualità dell’acqua in Italia e fornisce un quadro dettagliato del bilancio idrologico e della risorsa idrica rinnovabile, consentendo una valutazione puntuale dei flussi e degli stock.
Oggetto di continui aggiornamenti e miglioramenti è utilizzato anche per simulare scenari di consumo o ripristino del suolo e scenari di cambiamento climatico.

Un modello per pianificare con dati e consapevolezza l’impegno per il futuro idrico del Pianeta.

E proprio in base ai dati forniti da BIGBANG, che l’Ispra denuncia un trend in calo della disponibilità idrica nazionale di oltre il 51% rispetto alla media del periodo 1951-2022, raggiungendo un minimo storico. Una riduzione comunque consistente (quasi il 50%) anche facendo solo riferimento all’ultimo trentennio climatologico 1991-2020.
Sicilia (–80,7%), Sardegna, (–73%) e Distretto idrografico del Fiume Po (–66%) sono le aree più colpite dal deficit idrico del 2022.

BIGBANG e i record dell’anno 2022

L’anno appena trascorso ha segnato il minimo nazionale anche in termini di precipitazione totale. Circa il 20% del territorio nazionale ha versato in condizioni di siccità estrema e circa il 40% in siccità severa e moderata.

BIGBANG: analisi per Area Geografica.
Secondo le ultime stime BIGBANG, il deficit di precipitazione annua interessa il territorio nazionale in maniera molto diversificata. L’area più colpita che è il Nord Ovest, dove i valori raggiunti sono anche inferiori a –50% rispetto alla media di lungo periodo. Per tutto il territorio del Distretto idrografico del Fiume Po, il deficit percentuale raggiunge il –36%. Diminuzione elevata anche nel Distretto delle Alpi Orientali che segna un –28%. Meno preoccupanti, ma pur sempre notevoli, i deficit dell’ordine del –20%, registrati nel Distretto dell’Appennino Settentrionale e nel Distretto dell’Appenino Centrale. Nel Distretto idrografico dell’Appennino Meridionale, il deficit medio del –9 % risulta molto più contenuto, mentre nel Distretto della Sicilia si attesta a –26%, con punte dell’ordine del –50% nella zona orientale della Regione. Infine, nel Distretto della Sardegna il deficit di precipitazione medio annuo registra un –27%.

La siccità del 2022, con deficit di precipitazione e persistenza di temperature elevate, ha ridotto la disponibilità di risorse e riserve idriche per usi civili, agricoli e industriali, nonché per il sostentamento degli ecosistemi e dei servizi che essi stessi offrono.

Sono poi le proiezioni ad evidenziare gli impatti dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e sulla disponibilità di risorsa idrica, sia a livello globale che locale, sia nel breve che nel lungo termine. Proiezioni che rendono evidente l’urgenza di adottare azioni efficaci per ridurre le pressioni antropiche, sia in termini di emissioni di gas serra, sia nella gestione della risorsa idrica.

piantina annaffiata dalla pioggia
Foto di Pexels da Pixabay

Il rischio idrico

Il rischio idrico non è solo legato alla minore disponibilità. La gestione di questa risorsa riveste difatto un ruolo fondamentale.
L’ultimo rapporto Istat sulle statistiche sulle acque nazionali è di marzo 2023. Il dato più impressionante è che il volume di acqua disperso nel 2020 avrebbe soddisfatto le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un anno.
Non si tratta solo delle perdite idriche lungo la rete di distribuzione, ma anche di una gestione del servizio ancora troppo frammentata, soprattuto in alcune aree del Paese.
Nel 2020 le perdite in distribuzione rappresentano il 42,2% e non presentano variazioni significative rispetto al 2018 (42,0%). Si conferma dunque uno stato di inefficienza di molte reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile.

Istat: i dati di sintesi

Nel 2020 i gestori dei servizi idrici per uso civile erano 2.391, con un trend in progressiva diminuzione sin dal 1994, anno della riforma che ha avviato il servizio idrico integrato (nel 1999: i gestori erano 7.826). Persiste dunque una forte parcellizzazione gestionale, per l’incompleta attuazione della riforma.
L’Italia si conferma, ormai da più di vent’anni, al primo posto tra i Paesi Ue per la quantità di acqua dolce complessivamente prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. In termini pro capite, l’Italia (155 metri cubi annui per abitante) si colloca in seconda posizione, preceduta solo da Grecia (158) e seguita a netta distanza da Bulgaria (118) e Croazia (113). Nel 2020 l’85% circa del prelievo deriva da acque sotterranee, il 16,1% da acque superficiali e il restante 0,1% da acque marine o salmastre. 
Sebbene le perdite abbiano un andamento molto variabile, le differenze territoriali e infrastrutturali ripropongono la consolidata geografia di un gradiente Nord-Sud, con le situazioni più critiche concentrate nelle aree del Centro e Mezzogiorno, ricadenti nei distretti idrografici della fascia appenninica e insulare. I valori più alti si rilevano, nel 2020, nei distretti Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%), seguiti dai distretti Appennino meridionale (48,7%) e Appennino centrale (47,3%). L’indicatore raggiunge il valore minimo nel distretto del Fiume Po (31,8%); l’indicatore risulta di poco inferiore al dato nazionale nei distretti Alpi orientali (41,3%) e Appennino Settentrionale (41,1%).

Grafico istat sulle perdite idriche
Fonte: Istat

Pianificare e gestire le risorse idriche

Il bilancio idrologico, inteso come valutazione quantitativa e qualitativa della risorsa e dei flussi e degli stock naturali nelle diverse forme (liquida, solida, gassosa), è uno strumento essenziale per la loro gestione e pianificazione.

Negli ultimi anni, la questione di un’allocazione efficace, efficiente, equa e sostenibile della risorsa, che tenga conto anche delle esigenze ambientali degli ecosistemi correlati, ha assunto importanza cruciale. Ciò si è tradotto in strategie e indicatori specifici di sostenibilità.

Per questo la salvaguardia delle risorse idriche e la loro gestione rientra tra gli obiettivi del PNRR: Componente 4 (M2C4) – Tutela del territorio e della risorsa idrica

Gli investimenti contenuti nella componente mirano a garantire la sicurezza, l’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo.
L’attenzione è rivolta ad azioni di:

  • manutenzione straordinaria sugli invasi;
  • creazione e completamento dei grandi schemi idrici;
  • analisi e miglioramento dello stato di qualità ecologica e chimica dell’acqua;
  • gestione dei bacini e allocazione efficiente della risorsa idrica tra i vari usi/settori (urbano, agricoltura, idroelettrico, industriale).

Gli investimenti contenuti in questa componente sono dunque volti a mitigare e gestire il rischio idrogeologico del nostro Paese.
BIGBANG e PNRR sono due evidenze che vanno incontro alla necessità di operare sinergicamente sia sul tema della pianificazione e prevenzione che sul versante della gestione delle emergenze. 

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