E’ la seconda foresta pluviale al mondo più estesa: 178milioni di ettari, un polmone verde, quindi, e un patrimonio di biodiversità (600 tipologie di alberi e 10mila specie animali), attraversata dal fiume Congo, il secondo fiume della terra per volume. Rispetto ad altre foreste pluviali tropicali i suoi alberi sono più alti e più radi e catturano molta CO2.
Questa foresta, che ricade principalmente nei territori del Congo e della Democratic Republic of Congo (DRC), rischia, in appena 80 anni, di essere cancellato dalla cartografia africana.
La causa è naturalmente il disboscamento motivato da diverse ‘esigenze’.
Riporta il giornalista Rhett A. Butler che ‘i principali fattori di deforestazione della foresta pluviale del Congo negli ultimi 30 anni sono stati l’agricoltura di sussistenza su piccola scala, il disboscamento per la produzione di carbone e legna da ardere, l’espansione urbana e l’attività mineraria. Il disboscamento industriale è stato il principale motore del degrado forestale. Inoltre, le strade per il disboscamento hanno aperto vaste aree del Congo alla caccia commerciale, causando un’epidemia di bracconaggio in alcune aree e un calo di oltre il 60% della popolazione di elefanti della foresta in meno di un decennio. Le strade per il disboscamento hanno fornito l’accesso a speculatori e piccoli proprietari che disboscano i terreni per l’agricoltura. In prospettiva, le maggiori minacce per la foresta pluviale del Congo provengono dalle piantagioni industriali, soprattutto per la produzione di olio di palma, gomma e zucchero’.
Nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), che ospita il 60% della foresta pluviale, una rete di donne sta cercando di fermare questo declino in un progetto chiamato DR Congo Women for Forests.
Queste donne – racconta il WEF – stanno piantando alberi, tutto a mani, senza macchinari o attrezzature, imparando a riforestare e facendo campagne per fermare la raccolta illegale di legname nella foresta pluviale Itombwe della RDC.
Il progetto è guidato da Women’s Earth and Climate Action Network International (WECAN), un’organizzazione globale per la giustizia climatica che aiuta le donne di tutto il mondo ad agire contro il cambiamento climatico.
Oltre a rigenerare la foresta per contribuire a combattere il cambiamento climatico e incrementare la biodiversità, uno degli obiettivi principali dell’iniziativa è quello di creare fonti di reddito per le donne attraverso la piantumazione di alberi e la raccolta e vendita di frutti ed erbe dagli alberi piantati.
Le donne coltivano più di 25 varietà di alberi locali nei loro vivai. Tre quarti degli alberi piantati sono destinati alla riforestazione dei terreni danneggiati, mentre l’altro quarto è destinato a medicine, cibo, combustibile e rimboschimento.
In questo modo si riduce la necessità per le comunità locali di dipendere dalla raccolta di prodotti come questi dalle parti più antiche della foresta, che sono fondamentali per rimuovere il carbonio dall’atmosfera e proteggere la biodiversità.