Accessibilità digitale: a Milano il centro ADC di Google

Siamo andati a scoprire l'Accessibility Discovery Center che Google ha aperto nella propria sede di Milano, uno spazio dove soluzioni innovative offrono nuove prospettive all'accessibilità

Rendere le tecnologie accessibili alla maggior parte delle persone è un tema che Google ha iniziato ad affrontare ormai da molti anni: all’interno degli uffici della filiale milanese è attiva da alcuni mesi un’area nella quale si possono toccare con mano diverse soluzioni pensate e adattate a vari tipi di disabilità.
Quello di Milano si aggiunge agli altri 5 Accessibility Discovery Center (ADC) che Google ha aperto in tutto il mondo: è stato pensato come un ambiente dinamico, progettato per stimolare la consapevolezza, facilitare l’apprendimento e promuovere la collaborazione attorno alle tecnologie accessibili. Ben più di una semplice vetrina, dunque, ma un centro che offre ai visitatori un’esperienza pratica, che aiuta a superare molti stereotipi.

Dall’apertura a novembre 2024, l’ADC di Milano ha ospitato workshop, tour guidati, corsi di formazione: ci si rivolge soprattutto a organizzazioni non-profit, enti accademici e altre realtà interessate a conoscere come soluzioni innovative e talvolta rivoluzionarie siano in grado di abbattere le barriere quotidiane, andando incontro alle necessità di chi ha altri tipi di abilità.
“La cultura dell’accessibilità è molto radicata in azienda”, ci racconta Davide Ferraro, uno dei referenti di Google dell’ADC, “sono nati molti gruppi di dipendenti che si fanno carico delle problematiche relativa ad alcune minoranze, che vanno dalla disabilità, alla parità di genere, all’emancipazione femminile: l’obiettivo è quello di rendere innanzitutto il nostro ambiente di lavoro più inclusivo e cercare di avere un impatto anche verso l’esterno”.

L’inclusione passa attraverso il gioco

Il centro propone tecnologie assistive e prodotti sviluppati sia da Google che da altre aziende, che sottolineano un approccio collaborativo all’inclusività: appena varcata la soglia si nota subito l’assenza di barriere architettoniche, in un ambiente altresì progettato per regolare al meglio le luci e la luminosità, affinché chiunque possa immediatamente sentirsi a proprio agio.
Le prime soluzioni mostrate riguardano alcuni videogiochi: “il mondo del gaming offre il duplice vantaggio di utilizzare tecnologie che poi si adattano molto bene ad altri tipi di applicazioni”, continua Davide, “oltre a essere un modo divertente per imparare a fruire di altri tipi di ausili”. È infatti più facile che un bambino impari a usare il controllo visivo per guidare una macchina in un videogame di rally, piuttosto che iniziare a usare tale tecnica in programmi didattici.

Fotografia dell'Accessibility Discovery Center di Google a Milano
Per guidare una macchina muovendo solo gli occhi bisogna essere proprio bravi: il bambino inglese della foto ci ha stracciati…

Ci sono poi apposite interfacce per Playstation e Xbox, che permettono a un numero ancora più ampio di utenti di utilizzare tali piattaforme: “in questi casi ci si concentra sulla destrezza (ovvero sulla sua mancanza) e i controller di Sony e Microsoft sono particolarmente efficaci, grazie alla loro elevata capacità di personalizzazione”.
La tipologia di utilizzatori si amplia ulteriormente grazie a una vasta gamma di tasti e pulsanti, sia rigidi che morbidi: questi possono essere fissati a supporti di vario tipo, comprese le sedie a rotelle, e sono configurabili per ogni necessità. “Giochi piuttosto complessi come Fifa 2024 sono stati semplificati, in modo che persone in sedia a rotelle oppure con mobilità estremamente ridotta riescano ugualmente a giocare”.

Passare dalle tecnologie digitali più innovative al mondo analogico non è affatto fuori luogo in questo contesto: “abbiamo conosciuto alcune realtà che, pur non avendo alcun rapporto di partnership con Google, hanno la stessa visione sui temi dell’inclusione e accessibilità”. Per questa ragione Davide Ferraro presenta lo spazio all’interno dell’ADC in cui si ospitano altri tipi di soluzioni: una di queste è “Pinocchio”, libro stampato in braille su entrambe le facciate da una cooperativa che, nonostante le dimensioni del volume, è riuscita a mantenere un peso leggero.

Fotografia di Glifo, l'ausilio per scrivere

Glifo è invece un supporto per l’aiuto alla scrittura, che è stato creato dal laboratorio e centro di ricerca OpenDot e dalla Fondazione TOG: viene disegnato, personalizzato e poi realizzato da una stampante 3D, e fa parte di un insieme di oggetti progettati per aiutare bambini con disabilità e le loro famiglie.

Le caratteristiche accessibili dei prodotti Google

All’interno dello spazio c’è un’area particolarmente dedicata all’ampio spettro delle disabilità visive e uditive. Con il Live Transcribe si generano sottotitoli in tempo reale, una funzionalità ora disponibile su Google Meet: “anch’io e altri colleghi la usiamo molto”, ci confessa Davide, “poiché ci è molto utile per prendere appunti e fare sintesi di un incontro”. Una chiara dimostrazione di come una soluzione pensata per far fronte a una disabilità risulti altresì utile in un contesto più ampio.
Il Guided Frame è uno strumento basato sull’intelligenza artificiale che aiuta persone ipovedenti a scattare selfie, riconoscere volti e oggetti, fornendo istruzioni verbali che migliorano l’esperienza personale.

TalkBack su Android consente di navigare tra menu, app, siti Web e testo utilizzando gesti e feedback uditivo. ChromeVox legge pagine Web, documenti e applicazioni online: grazie alle opzioni disponibili si possono personalizzare le impostazioni vocali, la velocità di lettura e altre preferenze.
Ulteriori opzioni riguardano le impostazioni di ingrandimento e visibilità, che permettono di ridimensionare il testo in modo significativo nell’intero sistema operativo e nelle app, mantenendone la leggibilità e aiutando utenti con specifiche sensibilità visive.

Fotografia dell'Accessibility Discovery Center di Google a Milano

Infine, l’app Lookout usa l’AI per fornire informazioni in tempo reale sull’ambiente circostante dell’utente: puntando il telefono verso vari oggetti, questi vengono identificati e descritti in modo dettagliato dall’app, che può altresì essere usata per leggere ad alta voce menu, etichette o documenti in tempo reale.
Lookout va poi oltre, riuscendo a presentare la scena complessiva di fronte all’utente, fornendo il contesto e la consapevolezza dello spazio circostante; abbiamo provato a immaginarci gli sviluppi futuri di una simile tecnologia, ad esempio incorporata all’interno di occhiali.

Ma perché investire sull’accessibilità?

Le soluzioni accessibili sono spesso la risposta a esigenze primarie, ma la visita all’Accessibility Discovery Center di Google ha posto l’accento anche sulle passioni e gli interessi delle persone: avere in mente questo aspetto è importante quando si pensa a un prodotto, si sviluppa un servizio, fino al disegno di un sito web.
Durante la mattinata ci siamo più volte confrontati sulle ragioni per cui ha senso impegnarsi nel realizzare soluzioni accessibili: esistono regole e normative a cui le aziende sono chiamate ad adeguarsi “e se talvolta questo copre il minimo indispensabile”, sottolinea Davide, “perlomeno è un punto di partenza”.

C’è poi un aspetto etico, che magari non tutte le imprese considerano, ma che i clienti valutano con sempre maggiore attenzione; infine, c’è un concreto aspetto di business, poiché circa il 14% di persone nel mondo hanno una qualche forma di disabilità, permanente o temporanea. Si potrebbe quasi fare solo una considerazione puramente economica, per decidere di sviluppare soluzioni che vadano bene per tutti, e non solo per una seppur ampia maggioranza.

L’Accessibility Discovery Center rappresenta più di uno spazio con soluzioni tecnologiche, ma esprime una strategia che unisce la qualità di prodotti e servizi con la creazione di esperienze digitali accessibili a tutti. Il centro dimostra che l’accessibilità non riguarda limitazioni, ma infinite possibilità: supera i pregiudizi e mostra soluzioni che non si limitano ad adattarsi, ma piuttosto potenziano e ispirano. Abbattendo le barriere e sfruttando la tecnologia, si può creare un mondo realmente alla portata di tutti.

Si ringraziano anche Marta Bardazzi e Cristina Corsini per il supporto fornito.

Google Accessibility Discovery Center

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