Amsterdam rifiuta le crociere per un turismo più sostenibile

Dopo le limitazioni imposte da Venezia, lo scalo olandese riduce il numero delle navi che transitano nel suo porto. Ecco quali valutazioni hanno motivato la decisione.

Di recente il consiglio comunale di Amsterdam, capitale dei Paesi Bassi, ha approvato una proposta per chiudere un terminal per le navi da crociera in centro sulla baia Ij, vicino alla stazione centrale. La decisione è arrivata nel contesto delle iniziative che la città sta attuando per ridurre il turismo, come chiesto tra l’altro anche dalla cittadinanza attraverso un referendum, e richiama la scelta compiuta da Venezia nella stessa direzione. La città lagunare, infatti, dal 2021 ha imposto alcune limitazioni, che hanno vietato alle cosiddette grandi navi di accedere al bacino di San Marco, dirottandole su Marghera; a maggio è stato poi siglato un accordo con la compagnia di navigazione americana Norwegian Cruise Line: il Comune non si opporrà all’ancoraggio in rada delle crociere, ma queste non dovranno superare le 100mila tonnellate di stazza e non dovranno essere più numerose di 15 navi all’anno e di tre al mese; inoltre, dovranno essere ormeggiate oltre 2 miglia nautiche da Punta Sabbioni, esclusi i weekend, festivi e prefestivi, per evitare il congestionamento dei flussi turistici. Si tratta di un compromesso per accogliere comunque le richieste delle compagnie di navigazione e, al contempo, per ridurre la pressione sui cittadini – già esasperati dalle fiumane di persone che invadono la città tutto l’anno – sugli storici dell’arte indignati dal panorama di Piazza San Marco sovrastato dai giganti del mare, con i rischi che comportano per il fondale e la banchina, specialmente in una città strutturalmente fragile. Certo così non si risolve il problema del turismo eccessivo, ma si cerca di ridurne l’impatto, a partire dalla modalità di trasporto e di vacanza che è la più inquinante in assoluto: la crociera.

Le stesse motivazioni sono alla base della decisione dell’amministrazione comunale di Amsterdam, che consentirà di ridurre l’inquinamento in città e, evitando lo stazionamento nell’Ij – una sorta di grande canale che separa il quartiere Noord dal centro della città – darà l’opportunità di costruire un ponte, attualmente in progettazione, per migliorare le connessioni tra il centro storico e la zona settentrionale della città; questa sarebbe un’iniziativa a favore dei cittadini, che l’economia incentrata sul turismo tende a sacrificare.

I problemi dell’overtourism

Amsterdam – casualmente chiamata spesso “la Venezia del Nord” per la sua urbanistica caratterizzata da un reticolo di canali e ponti – è una delle destinazioni preferite per le crociere europee, con un flusso costante di navi che incide ulteriormente sugli arrivi turistici che, a fronte di una popolazione locale di circa 900mila abitanti, nel 2019 (quindi prima della pandemia) consistevano in 21 milioni di visitatori – senza contare le visite in giornata – mentre nel 2022, complice l’aumento dei prezzi dei voli, la capitale olandese ha ospitato 15,7 milioni di pernottamenti che si prevede continueranno ad aumentare fino a raggiungere i 23 milioni di turisti nel 2025; in ogni caso, numeri insostenibili, tanto più che si tratta in gran parte di visite brevi, di arrivi con mezzi inquinanti come l’aereo e di poca attenzione verso la cultura e l’ambiente locale, già di per sé fragile per la sua esposizione all’aumento del livello dei mari.

Oggi che i problemi ambientali non possono più essere ignorati, del turismo sono sempre più evidenti gli effetti collaterali, a fronte di entrate economiche non proporzionate ai danni e limitate a poche attività; ad accorgersene sono innanzitutto molte delle città più colpite, come Amsterdam, appunto. Sul piano socio-economico, infatti, l’industria del turismo negli ultimi decenni ha avuto un notevole impatto su molti quartieri della città, con negozi e ristoranti destinati solo ai visitatori di passaggio, che si omologano in offerta e prezzi, mentre la vita culturale locale è sempre più sacrificata in favore delle iniziative turistiche, rischiando peraltro di mutare il fascino stesso della città che i turisti ricercano, e il costo degli affitti è sempre più fuori controllo a causa della proliferazione degli alloggi turistici.

In questa tipologia di turismo “mordi e fuggi” ad alto impatto le navi da crociera hanno un ruolo importante; oltre a danneggiare esteticamente il paesaggio – tanto più se caratteristico come quello di Amsterdam o Venezia – pur rappresentando appena il 3% dei trasporti navalli, producono da sole un quarto dei rifiuti dell’intero comparto e hanno un’impronta carbonica più alta persino dei viaggi in aereo, il cui impatto ambientale è ormai noto a tutti. Buona parte di queste emissioni, inoltre, si riversa direttamente sulla città di attracco, che respira tutto lo scarico prodotto per mantenere le attività a bordo, anche quando la nave è ferma. Data la stazza, poi, le grandi navi rischiano di rovinare fondali e coste e disturbano la fauna marittima con il loro inquinamento acustico.

La situazione nei porti europei

Considerando tutti questi problemi, è chiaro che molte città e porti manifestino un’attenzione crescente nei confronti delle navi da crociera e se Amsterdam vuole seriamente ridurre le sue emissioni – come dimostra l’iniziativa di realizzare zone a zero emissioni nel 2025 –, le limitazioni imposte alle crociere sono un passo coerente nella direzione di una maggiore sostenibilità e della vivibilità per gli abitanti, ma anche per i turisti stessi. Ecco, quindi, che nel caso del turismo di massa, fattori ambientali e fattori sociali si aggrovigliano.

Amsterdam non è l’unica città che sta restringendo l’accesso alle navi da crociera. Questa tendenza è in crescita in tutta Europa, come dimostrato da città come la croata Dubrovnik, che già alcuni anni fa ha imposto dei limiti al numero di turisti via nave, e Barcellona, dove gli sforzi fatti in questo senso si sono a lungo scontrati con la mancanza di giurisdizione sul porto, ma dove da ottobre il tetto massimo sarà posto sui 200mila passeggeri al mese, per un massimo di tre navi al giorno, bandendo gli approdi negli attracchi settentrionali della città catalana.

La direzione giusta

Amsterdam sta dimostrando il suo impegno per un futuro più verde e sostenibile, turismo compreso, attivando misure significative per migliorare la qualità della vita dei suoi residenti. Una direzione che potrebbe essere seguita da altre città portuali e contribuire a un cambiamento positivo nell’industria delle crociere, nel quale alcune iniziative come l’elettrificazione delle banchine – seppure al momento insufficienti – cominciano a fare intravedere un cambiamento di rotta. Mentre il settore si adatta a queste nuove realtà, sono in molti a chiedere un ripensamento del turismo, in particolare di quello crocieristico, più rispettoso dell’ambiente, e delle città, che tornino a mettere al centro le comunità che le abitano. Il futuro delle crociere, del turismo e delle città in Europa e in tutto il mondo sta cambiando: le valutazioni ecologiche e sociali stanno spingendo le città a riconsiderare il modo in cui accolgono le navi da crociera. Mentre le restrizioni possono rappresentare una sfida per l’industria delle crociere, sono anche un segnale chiaro che il settore deve evolversi per adottare pratiche più sostenibili.

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