In Brasile si lavora a un sistema agroalimentare a emissioni zero

Tra i più grandi produttori al mondo di cibo e carni, il Brasile sfida se stesso con l'iniziativa Turningpoint Alliance, per accelerare l'agricoltura rigenerativa e produrre alimenti a zero emissioni di carbonio

Zero Summit, conferenza internazionale sul cambiamento climatico, e Vidavo Ventures, un fondo di investimento che cerca soluzioni tecnologiche per un’agricoltura innovativa, hanno annunciato il lancio della Turningpoint Alliance (turningpointalliance.org), un appello globale all’azione per decarbonizzare la produzione e la filiera del cibo.

Le ambizioni sono quelle di realizzare una svolta nella lotta al cambiamento climatico, rendendo proprio la filiera del cibo (che comprende anche l’allevamento ed è molto importante in Brasiel) carbon-negative su scala globale e il ripristino della biodiversità.

L’Alleanza comprenderà diverse realtà del sistema agroalimentare, si va dai grandi agricoltori, allevatori e cooperative, alle imprese di innovazione tecnologica, le startup, le aziende alimentari e le aziende che commerciano crediti di carbonio: ci sono già agricoltori che rappresentano oltre 10 milioni di acri di terreno coltivato e 15 milioni di tonnellate di bestiame che sostengono la dichiarazione dell’Alleanza di costruire sistemi alimentari più sostenibili e contribuire ad accelerare la trasformazione necessaria per raggiungere l’obiettivo delle Nazioni Unite di emissioni nette zero entro il 2050.

Oltre quindici organizzazioni (per lo più brasiliane) hanno già aderito all’Alleanza, tra cui Bom Futuro, Coopercitrus, Locks, Minerva Foods, Scheffer, SLC, Open Ag Farm, BASF ed Embrapa. L’Alleanza mira anche a identificare, far progredire e incrementare gli investimenti nelle innovazioni tecnologiche emergenti per la decarbonizzazione dell’industria.

Paula Pinto, dirigente del settore agroalimentare con oltre 25 anni di esperienza in multinazionali globali, è stata nominata CEO dell’Alleanza. “Le pratiche di gestione rigenerativa del suolo, l’intelligenza artificiale, l’agricoltura di precisione, l’elettrificazione delle aziende agricole e gli input biologici trasformeranno il modo in cui produciamo cibo e potenzialmente sequestreranno più di 100 gigatoni di CO2 nei prossimi tre decenni. I nostri membri sono pionieri in questo campo. Insieme a molte altre parti interessate che si uniranno a noi, possiamo raggiungere una svolta planetaria nella lotta contro il cambiamento climatico”, ha dichiarato Pinto.

Turningpoint Alliance, una grande sfida per il Brasile

E’ molto importante che un’iniziativa di questo tipo veda la luce in Brasile, il Paese è una potenza agricola globale: primo produttore di canna da zucchero, semi di soia, arancia e caffè;
il secondo produttore di carne bovina ed etanolo; il terzo produttore di latte, carne di
pollo, mais e tabacco; il quarto produttore di cereali, semi di cotone e banana; il quinto
produttore di carne di maiale e manioca. (fonte dati: Infomercatiesteri)

Agricoltura e allevamento ricoprono una rilevanza primaria per
l’economia brasiliana: congiuntamente considerati, tali settori contribuiscono infatti al
6,8% del PIL nazionale e occupano circa il 20% della forza lavoro.

Il rapporto con il nostro Paese sul piano commerciale è molto vivace, perché il Brasile importa molte macchine agricole dall’Italia ed esporta, verso l’Italia, moltissima carne, utilizzata anche per realizzare prodotti come la bresaola della Valtellina IGP.

Il settore dell’allevamento è certamente molto critico per il Brasile a livello di emissioni (nel 2019 sono state pari alle emissioni annuali di tutte le 1,4 miliardi di automobili in circolazione sul Pianeta) e di deforestazione, con una serie di conseguenze sulla biodiversità e i diritti umani.

Secondo alcuni studi, in Brasile gli allevamenti intensivi e i macelli industriali sono responsabili di oltre l’80 per cento della deforestazione (perpetuata spesso attraverso la pratica degli incendi e altre pratiche illegale), negli ultimi decenni i principali ambienti naturali del Brasile sono stati deforestati in modo importante: il 50 per cento del Cerrado, il 20 per cento dell’Amazzonia e il 17 per cento del Pantanal.

La Turningpoint Alliance, pertanto, se nasce con autentiche buone intenzioni e non è un’iniziativa di facciata, dovrà fare i conti con un’industria agroalimentare che tenderà alla conservazione dello status quo.

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