Si è da poco conclusa a Cali, in Colombia, COP16, la sedicesima Conferenza delle Parti sulla Diversità Biologica, che ha portato qualche risultato positivo come l’istituzione del Fondo Cali e la tutela dell’Alto Mare ma i lavori restano nel complesso deludenti e insufficienti.
La COP di Cali ha lasciato molti punti in sospeso
Dal 21 ottobre al 2 novembre 2024 si è svolta in Colombia, nella città di Cali, la sedicesima Conferenza delle Parti sulla Diversità Biologica, COP16.
La COP è un organo decisionale supremo della Convenzione sulla Diversità Biologica, CBD, firmato nel 1992 da 150 leader dei governi di tutto il mondo.
Ogni due anni, la COP sulla biodiversità riunisce rappresentanti e leader di questi Stati e la popolazione civile, le organizzazioni, i popoli indigeni e le popolazioni locali per discutere, firmare accordi e impegnarsi concretamente nella salvaguardia e ripristino della biodiversità.
La Colombia ha scelto come motto di questa edizione “Paz con la Naturaleza”: fare pace con la natura, ovvero creare un equilibrio nuovo tra l’uomo e l’ambiente naturale circostante.
COP15 che si era svolta a Montreal nel 2022 aveva lasciato numerose questioni in sospeso a proposito dei finanziamenti, ancora insufficienti, per la tutela degli ecosistemi e dei popoli in via di sviluppo che abitano nelle aree del mondo con la maggiore diversità biologica da tutelare.
Il trattato di Kunming Montreal è stato un buon punto di partenza per questa COP16 in Colombia che da lì ha iniziato i suoi lavori, ma non ha raggiunto i risultati sperati. La conclusione di COP16 lascia ancora poco denaro da destinare per la conservazione della natura e pochi impegni concreti e decisivi.
Per proteggere il 30% del Pianeta e ripristinare il 30% degli ecosistemi al 2030, il Global Biodiversity Framewrok, GBF, richiedeva almeno 20 miliardi di dollari entro il 2025 e 30 miliardi l’anno a fine decennio, ma siamo ancora molto lontani da questa cifra con gli attuali 231 milioni.
Inoltre le Nazioni partecipanti alla COP16 di Cali non hanno rispettato neanche l’impegno di presentare i piani d’azione nazionali per la biodiversità: sono stati solo 41 i piani presentati.
Buoni risultati a COP16: il Fondo Cali e la tutela dell’Alto Mare
Alcuni buoni risultati sono emersi da questa sedicesima COP in Colombia. Il primo è l’istituzione del Fondo Cali. Si tratta di un fondo che raccoglie il denaro versato dalle aziende che utilizzano per le proprie attività i dati relativi alle proprietà genetiche di piante e animali: rientrano in questa categoria aziende farmaceutiche e nutraceutiche, alimentari e biotecnologiche.
Un risultato importante che porta avanti l’impegno verso il DSI, Digital Sequence Information, termine di riferimento utilizzato nei forum internazionali, in particolare nella Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), per riferirsi ai dati derivati da risorse genetiche dematerializzate (GR).
Queste aziende verseranno, in modo non obbligatorio, l’1% dei profitti oppure lo 0,1% delle entrate nel Fondo Cali che investirà le somme per metà nel ripristino della biodiversità e per metà nella tutela dei popoli indigeni. Un comitato farà da supervisione e controllerà che il denaro venga speso in modo corretto e trasparente.
La condivisione riguarderà non solo il denaro, ma anche le conoscenze acquisite in modo da creare un database secondo i principi di una scienza libera e aperta a tutti.
Un ulteriore risultato significativo riguarda l’attuazione del Trattato sull’Alto Mare. Collegata al Fondo Cali, COP16 ha annunciato dei nuovi finanziamenti che riguardano la tutela e la conservazione della biodiversità marina.
Il testo finale identifica nuove aree marine di importanza ecologica e biologica: a queste aree si fa riferimento con la sigla EBSA, Ecologically or Biologically Significant Marine Areas.
L’importanza delle aziende nella salvaguardia della biodiversità
I giornalisti e gli inviati che erano presenti a COP16 in Colombia hanno tutti evidenziato come questa sia stata una Conferenza delle Parti molto partecipata da parte della popolazione e delle aziende.
Numerosi rappresentanti delle popolazioni indigene e locali hanno tenuto incontri e dibattiti nella Zona Verde, l’area dedicata al pubblico e alle aziende. La loro partecipazione ha spinto e ottenuto come risultato finale il riconoscimento di un organo sussidiario dell’Articolo 8(J) per i popoli indigeni e le comunità locali, compreso il riconoscimento dei popoli di origine africana.
Anche la presenza delle aziende è andata oltre le aspettative. Secondo il report di Materia Rinnovabile, unica testata giornalistica italiana accreditata all’evento, questa COP è stata un successo per la partecipazione di aziende e startup.
L’interesse delle aziende e il loro impegno verso la protezione della biodiversità è in aumento. I report aziendali sulla biodiversità sono aumentati del 43%. Nonostante questo, sono ancora poche le banche e gli investitori che investono sulle NBS, nature-base solutions: solo il 17%.
La perdita di specie, habitat e biodiversità ha un enorme costo a livello aziendale e finanziario. Le stime dicono che la perdita di natura costa all’economia globale una somma tra i 4 e i 20.000 miliardi di dollari l’anno (fonte: Materia Rinnovabile).
La numerosa partecipazione delle aziende a COP16 ci ricorda che se la natura è in equilibrio, può aiutarci a mantenere un ambiente sano e a ripristinare i danni causati dalle attività umane. Anche la finanza sostiene che è preferibile investire in prevenzione piuttosto che nell’emergenza a livello ambientale.
L’Italia è tra i paesi più ricchi di biodiversità in Europa e ospita habitat di interesse comunitario, ma queste aree si trovano spesso in uno stato di conservazione molto sfavorevole.
Investire un euro nella biodiversità porta ad un ritorno di circa quindici euro. Le aziende che si impegneranno nella tutela della biodiversità avranno vantaggi economici e finanziari perché diminuirà per loro il calcolo del rischio finanziario. Inoltre, come è stato ricordato al recente Salone della CSR, il 75% dei prestiti in Europa saranno rivolti ad aziende che si occupano di almeno un servizio ecosistemico.
Questa COP16 torna a ribadire un invito alle aziende a utilizzare le risorse della natura in modo equo e corretto e ad investire sempre più in soluzioni che la natura ci fornisce e suggerisce da sempre.