Living Planet Report 2024: la Natura sta scomparendo

Non è una buona notizia: il nuovo report Living Planet rivela la dura verità, abbiamo già perso il 73% della popolazione animale. I prossimi 5 anni saranno fondamentali per salvare o far precipitare le sorti del nostro habitat naturale

La natura e la biodiversità sostengono la vita umana e la società: queste sono le parole chiave di ogni Living Planet Report, documento annuale scritto da esperti del WWF Internazionale, che ci mostra lo stato di salute del nostro Pianeta. Se due anni fa il titolo era da Living Planet Report 2022, da codice rosso a società nature positive, quest’anno parliamo di sistema in pericolo.

Il dato riassuntivo è questo: dal 1970 al 2020, negli ultimi 50 anni, la dimensione media delle popolazioni animali monitorate si è ridotta del 73%.
Questo dato è ricavato dall’indice LPI, Living Planet Index, che mostra una situazione allarmante per le specie animali. Tutti i gruppi registrano un decremento, ovvero una diminuzione della popolazione:

-85% delle popolazioni di specie di acqua dolce,
-69% delle popolazioni di specie terrestri,
-56% delle popolazioni di specie marine.

Non tutte le aree della Terra sono coinvolte allo stesso modo da questa perdita di specie. Le perdite più significative si registrano in America Latina e nei Caraibi (-95%), in Africa (-76%), Asia e Pacifico (-60%). Dati più contenuti, ma sempre preoccupanti, si registrano in Nord America (-39%) e in Europa e Asia centrale (-35%).

L’indicatore LPI è importante perché fornisce un’allerta precoce sul rischio di estinzione e ci aiuta a comprendere la salute effettiva degli ecosistemi.

Rinoceronte bianco settentrionale, una specie considerata estinta. (Leggi di più)

Come ci ricorda il Living Planet Report, quando la popolazione di una specie scende al di sotto di un livello critico, quella specie non è più in grado di svolgere il proprio ruolo funzionale nell’ecosistema. Al contrario, più una popolazione è stabile, più aiuta l’ecosistema ad essere resiliente e ad attenuare l’impatto che su di esso potrebbero avere gli eventi estremi dovuti al meteo o ai patogeni.

Le principali minacce che hanno portato a questa grave perdita di natura sono:

  • Il degrado e la perdita di habitat
  • Il sistema alimentare mondiale
  • Il sovrasfruttamento delle risorse
  • Le specie invasive e i patogeni
  • Il cambiamento climatico
  • L’inquinamento in tutte le sue forme.

Tipping point, i pericolosi punti di non ritorno

Quest’ultimo Living Planet Report ci dice che la natura sta scomparendo ad un ritmo allarmante. La perdita di specie animali ha numerosi impatti piccoli e graduali, ma l’impatto cumulativo può essere imprevedibile:

“Quando gli impatti cumulativi raggiungono una soglia, il processo si autoalimenta, determinando un cambiamento sostanziale, spesso brusco e potenzialmente irreversibile: un punto di non ritorno”.

I punti di non ritorno o tipping point sono estremante pericolosi perché il cambiamento si autoalimenta e provoca transizioni brusche e irreversibili.
Continuando con le nostre azioni, nel mondo si raggiungeranno numerosi tipping point con conseguenze catastrofiche, creando una grave minaccia per l’umanità e le specie viventi, oltre a danni ai sistemi di supporto vitali per la Terra.

I tre principali tipping point a livello globale riguardano:

  • L’estinzione di massa delle barriere coralline nella biosfera con gravi danni alla pesca e alle popolazioni umane che vivono sulle coste.
  • La foresta amazzonica con il conseguente rilascio di tonnellate di CO2 in atmosfera che sconvolgerà il sistema meteorologico mondiale.
  • Il collasso del vortice sub polare nella circolazione oceanica che potrebbe cambiare i modelli meteo in Europa e America del Nord.
  • La fusione delle calotte glaciali nella criosfera in Groenlandia e Antartide con il conseguente innalzamento del livello del mare e la fusione del permafrost su larga scala che rilascerebbe metano e anidride carbonica in atmosfera in grandi quantità.

A livello locale, raggiungendo questi tipping point, le popolazioni animali e vegetali cambierebbero notevolmente, trasformando la geografia di intere aree. Ad esempio, le foreste di conifere del Nord America potrebbero lasciare il posto ad arbusti e praterie. Il 90% della Grande Barriera Corallina australiana scomparirebbe e la diminuzione delle precipitazioni in Amazzonia farebbe scomparire la foresta pluviale.

Siamo lontani dagli Obiettivi del 2030

Il Living Planet Report 2024 ci conferma che non stiamo andando nella giusta direzione. Gli obiettivi ambientali e climatici che numerose Nazioni al mondo si sono poste per il 2030 sono in forte ritardo: non stiamo arrestando e invertendo la perdita di biodiversità, come richiesto dal CBD, Convention on Biological Diversity; la temperatura media globale sta superando il valore di 1,5°C previsto con l’Accordo di Parigi; la povertà e il benessere per tutti sono due degli SDGs che non raggiungeremo.

Gl impegni nazionali e le azioni sul campo non sono sufficienti a raggiungere gli obiettivi sul clima del 2030:

“Più della metà degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per il 2030 non sarà raggiunto”

Se non cambiamo le nostre azioni, la temperatura media globale aumenterà di oltre 3°C entro la fine del secolo innescando così diversi punti di non ritorno catastrofici.
Secondo gli esperti del Living Planet Report serve un approccio coordinato ed inclusivo basato su tre azioni chiave:

  • Conservare e ripristinare la natura,
  • Mitigazione e adattamento al cambiamento climatico,
  • Migliorare il benessere umano.

Sono richieste trasformazioni in quattro settori importanti

In conclusione il Living Planet Report ci indica che, per mantenere un Pianeta vivo e sano per le persone e la natura, servono azioni adeguate, sforzi di conservazione e la trasformazione di quattro importanti sistemi: conservazione e sistemi alimentari, energetici e finanziari.

La conservazione delle specie ha portato buoni risultati grazie al contributo delle aree protette. Le aree protette oggi coprono il 16% delle terre emerse del Pianeta e l’8% degli oceani, ma non sono uniformi e non sono gestite in modo efficace. Ogni Paese dovrebbe estendere, migliorare e finanziare le aree protette rispettando i bisogni delle comunità.

Misure efficaci sono anche quelle indicate dalla sigla OECM, Other Effective Area-based Conservation Measures e grande importanza hanno le NBS, Nature Based Solutions, poiché possono ridurre le emissioni di gas serra del 20% e offrono benefici agli ecosistemi, migliorando la qualità della vita delle persone.

La trasformazione del sistema alimentare globale è necessaria: l’attuale sistema esaurisce le risorse idriche, distrugge la biodiversità e concorre a cambiare il clima. Inoltre non è equo e non garantisce lo stesso diritto al cibo a tutta la popolazione mondiale.

Gli impatti sulla salute umana e sul degrado ambientale connessi all’attuale sistema alimentare ammontano a 15.000 miliardi di dollari l’anno, una cifra pari al 12% del PIL globale del 2020.

La strada da seguire prevede di produrre cibo per tutti, rafforzando la natura; garantire alla popolazione mondiale una dieta sana e nutriente; ridurre perdite e sprechi alimentari; aumentare i finanziamenti verso i sistemi alimentari sostenibili, resilienti e rispettosi della natura.

Trasformare il sistema energetico passando rapidamente dai combustibili fossili alle energie rinnovabili è un punto fondamentale per il futuro. La transizione energetica dev’essere rapida, verde, equa e mettere al centro le persone e la natura.

Una trasformazione rapida e verde, secondo il Living Planet Report, nei prossimi cinque anni dovrà portare a triplicare le energie rinnovabili, raddoppiare l’efficienza energetica, elettrificare il 40% dei veicoli leggeri e triplicare gli investimenti economici fino ad arrivare a 4.500 miliardi di dollari l’anno entro il 2030. La protezione dalla natura prevede di non frammentare i fiumi e non sconvolgere l’uso del suolo, facendo attenzione alle risorse naturali come acqua e minerali.

Trasformare il sistema finanziario significa eliminare i finanziamenti alle attività dannose e portarli a quelle attività che contribuiscono agli obiettivi globali sulla natura e sul clima e allo sviluppo sostenibile.

Il Living Planet Report ci ricorda che:

“A livello globale il 55% del PIL (circa 58.000 miliardi di dollari) dipende in misura moderata o elevata dalla natura e dai suoi servizi”.

Il cambiamento dev’essere locale e globale, mobilitando finanziamenti verso la conservazione della natura e l’impatto climatico e rendendo la finanza più ecologica, ovvero in grado di favorire gli obiettivi legati a natura, clima, e sviluppo sostenibile.

Il cambiamento è possibile ma bisogna agire ora e tutti insieme per avere successo perché abbiamo un solo Pianeta e questa sarà l’unica e ultima occasione per salvare noi stessi e il mondo che ci circonda.

“Non è esagerato affermare che ciò che accadrà nei prossimi cinque anni determinerà il futuro della vita sulla Terra”.

Foto di copertina: Lamantini – Foto di NOAA

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