Siamo in codice rosso per il Pianeta e l’umanità.
Costruire una società nature-positive è il sottotitolo del report 2022 del WWF sullo stato di salute della Terra e dei suoi abitanti. Fin dal sommario iniziale emerge un’importante relazione, un parallelo che spesso dimentichiamo: quello tra clima e natura. Stiamo vivendo una doppia emergenza data dal cambiamento climatico e dalla perdita di biodiversità. Le due emergenze vanno affrontate insieme se vogliamo tornare ad avere un Pianeta nature-positive.
Il dato più allarmante sulla perdita di biodiversità è stato ripreso in tutti gli articoli di stampa:
“Dal 1970 al 2018 si è verificato un calo medio del 69% nell’abbondanza di specie selvatiche monitorate in tutto il mondo. In particolare, in America Latina il calo è drammatico, 94%, così come per le specie di acqua dolce che contano una perdita dell’83%.”
Ma la più grande minaccia da affrontare, quando parliamo di natura e ambiente, saranno i cambiamenti nell’uso del suolo. Le tecnologie moderne ci forniscono nuove tecniche per mappare i rischi per la biodiversità e per elaborare le Liste Rosse IUCN sulle specie minacciate di estinzione.
Per il futuro, abbiamo nuovi obiettivi da raggiungere: integrare giustizia ed equità e attuare cambiamenti radicali nella produzione e nel consumo, nella tecnologia e nei sistemi economici.
Il Living Planet Report ci ricorda anche quali sono le sei principali minacce alla natura e al Pianeta:
• la caccia
• l’agricoltura
• il disboscamento
• l’inquinamento
• le specie invasive
• il cambiamento climatico.
Vediamo come vengono affrontati questi argomenti nel Report 2022, un documento che si sviluppa in tre capitoli per raccontare la situazione attuale e proporre soluzioni e buone pratiche verso un mondo più equo e sostenibile.
Una triplice sfida: climatica, ambientale e sociale
I dati che riguardano la natura e il Pianeta sono preoccupanti, tanto che il Direttore generale di WWF International, Marco Lambertini, nell’introduzione al Living Planet Report parla di codice rosso per il Pianeta e l’umanità:
“Il Living Planet Index è diminuito di due terzi in meno di 50 anni”.
Abbiamo perso numerose specie animali e vegetali, ma anche vite umane, terreni e rive costiere, beni economici e culturali a causa delle condizioni meteorologiche estreme. Nel mondo sono aumentate la povertà, l’insicurezza alimentare, le malattie da zoonosi, i disordini sociali e le migrazioni.
Dobbiamo affrontare una doppia emergenza globale: da un lato il cambiamento climatico e dall’altro la perdita di biodiversità. Il Living Planet Report di WWF International fa un interessante parallelo tra clima e natura: chi si occupa di ambiente e chi prende le decisioni economiche e politiche dovrebbe tenerlo sempre presente.
Se per il clima abbiamo raggiunto e sottoscritto l’Accordo di Parigi che ci indica la strada da percorrere, occorre trovare un obiettivo globale per la natura che sia misurabile e definito nel tempo, verso il 2030 per un mondo nature-positive.
Anche l’obiettivo climatico zero emissioni nette dovrebbe avere un suo omologo per gli ecosistemi naturali: zero perdite nette per la natura, cioè un mondo nature-positive. Questo termine ci dice che dobbiamo conservare la natura che abbiamo, ma anche ripristinare quei sistemi naturali che abbiamo perso: solo così raggiungeremo il traguardo previsto.
Per arrivare a questo traguardo occorre agire sulle sei minacce che abbiamo elencato. Le infrastrutture e l’industria estrattiva sono altri due settori sui quali intervenire per muoversi verso produzioni e consumi sostenibili.
La triplice sfida che ci attende riguarda:
• l’obiettivo climatico di non fare aumentare la temperatura globale oltre 1,5°C,
• ripristinare la natura e i servizi ecosistemici
• avere un approccio inclusivo, cioè una giustizia sociale.
Una doppia emergenza globale
Il primo capitolo del Living Planet Report è dedicato a questa doppia emergenza globale. Qualche dato ci fa riflettere su quanta natura stiamo perdendo:
“Abbiamo già perso il 50% dei coralli di acque calde: con un riscaldamento globale di 2°C, ne perderemo il 99%”.
“Il cambiamento climatico è collegato alla perdita di intere popolazioni di oltre 1.000 specie animali e vegetali”.
Una riflessione particolare è quella sulle foreste. Le foreste regolano il clima e scambiano con l’atmosfera più carbonio, più acqua e più energia di ogni altro ecosistema terrestre. Ma il riscaldamento globale sta innescando un meccanismo che non sarà più possibile controllare: si tratta del feedback climatico positivo.
Con l’aumentare degli incendi e della siccità, muoiono animali e alberi, le torbiere si seccano e il permafrost, il terreno tipico delle regioni fredde della tundra, si scongela. A queste condizioni la foresta rilascia l’anidride carbonica che aveva immagazzinato. Passiamo da una foresta in condizioni naturali, che funge da deposito di carbonio, a una foresta che inquina, che rilascia carbonio nell’atmosfera. Questo processo fa aumentare la temperatura dell’atmosfera stessa. È un sistema che si innesca da solo: non si può invertire, non si può tornare indietro. Una condizione alterata e irreversibile.
Nel report leggiamo anche come la connettività ecologica è minacciata dalla frammentazione del terreno e degli habitat: solo il 10% delle aree protette terrestri nel mondo è connesso. Il collegamento tra natura e clima qui è evidente: combattere la frammentazione degli habitat migliora anche la resilienza climatica.
Il cambiamento verso una società nature-positive
Il secondo capitolo del Living Planet Report torna ad approfondire il tema del Living Planet Index, un indicatore che tiene traccia dei cambiamenti nell’abbondanza relativa delle popolazioni di specie selvatiche nel tempo.
Il rischio di estinzione delle specie, valutato attraverso le Liste Rosse IUCN viene messo a confronto con il Green Status, un indice che valuta il recupero delle popolazioni di specie e misura il successo di conservazione.
Le sei minacce chiave per la natura e il Pianeta sono le stesse studiate per valutare la perdita di biodiversità. Insieme ad una serie di indici ed indicatori, la tecnologia, i dati e le statistiche ci mostrano quanto stiamo distruggendo la natura e il Pianeta ma anche quanto stiamo recuperando.
Un altro indicatore utilizzato è l’indice NCP (Nature’s Contributions to People) che misura i Contributi della Natura alle Persone come nel caso che tutti conosciamo delle api che forniscono il miele ma sono anche insetti impollinatori, in grado di darci raccolti di cibo e migliorare la qualità della vita di persone e territori.
Si arriva così al terzo e ultimo capitolo del report che ci fornisce esempi e soluzioni per una società nature-positive. Il punto iniziale è la recente legge dell’ONU che ha dichiarato l’ambiente sano e pulito come diritto umano fondamentale.
Grazie a questa dichiarazione, i governi sono chiamati a verificare che le leggi vengano applicate e rispettate, ascoltando i diritti di tutti.
“In più di 80 Nazioni questo diritto ha portato miglioramenti per ambiente, specie minacciate ed ecosistemi in via d’estinzione”.
Uno di questi casi è lo Stato del Costa Rica, che ha indicato l’ambiente nella propria Costituzione già dal 1994.
Per arrivare ad un mondo nature-positive dobbiamo agire sull’impronta ecologica dell’umanità, studiando tutte le sue componenti, dirette e indirette:
“L’umanità usa 1,75 Pianeti Terra”.
Un dato allarmante che non tiene conto della biocapacità del Pianeta, cioè della capacità dei suoi ecosistemi di rigenerarsi. Occorre dunque una rapida trasformazione a livello di sistema.
Continuando con le politiche e i comportamenti attuali i rischi sono altissimi:
• un riscaldamento globale previsto per il 2030 a +3,2°C
• lo sfruttamento eccessivo dell’ambiente
• il cambiamento dell’uso del suolo
• Il degrado degli ecosistemi.
Per invertire la rotta, occorre tenere presente i tre punti della triplice sfida ambientale, climatica, sociale, agire con rapidità e mettere al centro le persone e la natura.
“Le scelte che faremo daranno forma ai risultati sul clima e sulla biodiversità”.
In copertina: un orso bianco, una delle specie considerate a rischio di estinzione, e simbolo del cambiamento climatico