Cosa ci dice l’IPCC sul cambiamento climatico?

Secondo l’IPCC, il cambiamento climatico sta portando il pianeta a mutazioni permanenti che metteranno a rischio la nostra esistenza. Scopriamo quali sono.

Il cambiamento climatico sta portando il nostro pianeta a mutazioni permanenti che potrebbero mettere a rischio la nostra esistenza. Per questo motivo l’IPCC ha il compito di valutare i cambiamenti climatici sotto l’aspetto tecnico, socioeconomico e scientifico.

Periodicamente, questo organo stila dei report che fanno il punto della situazione su come il cambiamento climatico sta modificando il nostro ecosistema e come questo mutamento si sta evolvendo con il passare del tempo e con l’aumentare delle emissioni.

L’ultimo rapporto compilato dall’IPCC risale al 28 febbraio 2022 e si è focalizzato su diversi punti cioè:

  • fonti del cambiamento climatico e gli impatti su scala globale;
  • vulnerabilità e rischi futuri sulla base di diversi scenari;
  • possibili opzioni di adattamento presenti e future e la loro efficacia, fattibilità, inclusi quali sono i loro limiti.

Cambiamento climatico: i rischi maggiori secondo l’IPCC

Il report stilato dall’IPCC ci mostra immediatamente a quali rischi catastrofici stiamo andando incontro se non ci dovessimo decidere ad effettuare immediatamente cambiamenti radicali sul fronte delle emissioni.  

Ad oggi si prevede un innalzamento delle temperature medie pari a 2° entro il 2030, ma se la temperatura media dovesse aumentare anche di soli 0,5° in più rispetto alle previsioni, i rischi non diminuirebbero comunque e non potremmo ritenerci fuori pericolo.

Secondo il rapporto IPCC, sono quattro le categorie messe principalmente a rischio a causa del cambiamento:

  • Agricoltura: la produzione agricola sta perdendo e perderà potere produttivo a causa del caldo e della siccità che mettono a dura prova le piantagioni per le scarse piogge che non idratano le specie vegetali. Questo è un problema presente soprattutto nell’Europa meridionale, dove peraltro, a livello economico, i mancati guadagni non riusciranno ad essere compensati dai paesi dell’Europa settentrionale;
  • Aumento delle inondazioni: secondo un articolo di National Geographic ogni anno il livello del mare sale di 3,2 mm e questo comportamento aumenta il rischio di inondazioni che sono letali sia per gli essere umani sia per le infrastrutture, oltre che ad alterare l’equilibrio delle coste e dei suoi ecosistemi;
  • Scarsità di risorse idriche: l’innalzamento delle temperature porterà ad una minore disponibilità d’acqua già con un aumento del clima medio di 1,5°, quindi, con un incremento di 3°, questo non sarebbe più un rischio ma una drammatica;
  • Ondate di calore su popolazioni ed ecosistemi: le alte temperature porteranno ad un aumento dei decessi dovuti ad esempio da malattie cardiache, che, secondo le previsioni, raddoppieranno o addirittura triplicheranno.

Come puoi notare, questo “piccolo” cambiamento climatico ci sta portando già a delle mutazioni importanti alcuni delle quali irreversibili.

Secondo il presidente del IPCC Housung Lee: “Siamo a un bivio. Le decisioni che prendiamo ora possono assicurare un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti, le conoscenze e le competenze necessarie per limitare il riscaldamento” […] “Sono incoraggiato dall’azione climatica intrapresa in molti paesi. Ci sono politiche, regolamenti e strumenti di mercato che si stanno dimostrando efficaci. Questi, se estesi e applicati in modo più ampio ed equo, possono favorire una profonda riduzione delle emissioni e stimolare l’innovazione“.

Questo pensiero ci fa capire che siamo ancora in tempo per attuare cambiamenti che potrebbero salvare il nostro pianeta e la nostra vita, ma la clessidra sta finendo e dobbiamo agire in fretta.

Per evitare scenari futuri catastrofici, secondo il report IPCC, dovremmo limitare il cambiamento climatico a 1,5°. Questo obiettivo è raggiungibile solo nel caso in cui le emissioni globali di gas serra dovessero raggiungere il loro picco il più tardi possibile.

La visione migliore sarebbe avere questo picco non prima del 2025 per poi ridurre le emissioni del 43% entro e non oltre il 2030. Sakea, copresidente del IPCC dice: “È ora o mai più, se vogliamo limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.” […] “Senza una riduzione immediata e profonda delle emissioni in tutti i settori, sarà impossibile“.

Secondo il report del 2022, infatti, l’unico modo per stabilizzare la temperatura globale è quello di raggiungere l’obiettivo delle 0 emissioni di anidride carbonica entro il 2050.

Cambiamenti climatici: non siamo sulla buona strada!

Sulla base dei nostri comportamenti passati e presenti e analizzando il livello di emissioni prodotto, il report dell’IPCC ci dice che non siamo sulla buona strada e questo messaggio è davvero preoccupante. Adesso ti starai chiedendo il perché, e quest’istituto ce lo spiega in tre semplici punti:

  • Tra il 2010 e il 2019 le emissioni sono più che raddoppiate rispetto al 1990 (+54%);
  • Solo il 10% delle famiglie più ricche del globo contribuiscono al 40% delle emissioni globali;
  • In piena pandemia le emissioni sono calate grazie allo stop di diverse attività, ma sono riprese in maniera consistente verso la fine dell’anno;
  • Se non si rafforzeranno le politiche attuali, le emissioni aumenteranno fino a portare un aumento delle temperature a 3,2° entro il 2100.

Questi sono dati estremamente spaventosi che ci mostrano come il tempo per agire ed evitare una catastrofe stia per finire. I campi sulla quale si può migliorare sono davvero molteplici e sarebbe davvero rischioso non iniziare ad agire in maniera attiva.

I settori che possono contribuire a dimezzare le emissioni

Per raggiugere l’obiettivo 0 emissioni e per limitare al massimo i rischi alla quale stiamo andando incontro è necessaria un’importante cooperazione.

In base al rapporto stilato nel 2010, i costi dell’energia solare, eolica e delle batterie hanno avuto una diminuzione dei costi pari all’85%. Questo dimostra come cambiare rotta non richieda neanche un dispendio economico eccessivo e che ad oggi è davvero necessario. Ma gli aspetti postivi non sono finiti qui per fortuna.

Le sempre più numerose politiche e leggi riguardanti proprio l’efficienza energetica hanno ridotto i tassi di deforestazione e hanno dato un’accelerazione sulla diffusione delle energie rinnovabili.

Possiamo quindi dire che un piccolo passo in avanti è stato fatto, ma questo purtroppo non basta. Esistono ancora settori che sicuramente possono contribuire maggiormente a contrastare il cambiamento climatico e questi sono:

  • Settore edile: attraverso la costruzione di palazzi capaci di limitare al massimo il consumo di energia e che garantiscono 0 emissioni. Un esempio di questi modelli è rappresentato sicuramente dagli edifici nZEB. Questa tipologia di palazzi è stata progettata per avere un impianto geotermico utile alla produzione di riscaldamento e raffreddamento;
  • Settore industriale: il riutilizzo di materiali porterebbe a meno spreco e meno rifiuti da smaltire. La riduzione delle emissioni, inoltre, renderà necessario l’utilizzo di elettricità a basso o nullo consumo di gas per la produzione. Sostituire i combustibili fossili come il carbone con l’idrogeno è un’altra soluzione paventata da molti esperti per combattere il cambiamento climatico;
  • Settore dei trasporti: questo settore dipende strettamente dalla decarbonizzazione del settore energetico. L’utilizzo di veicoli elettrici, combinati ad un’elettricità con basse emissioni, porterebbero ad una netta diminuzione dell’inquinamento. Tutte le scoperte e le invenzioni nel campo dell’elettricità possono portare alla sostituzione di camion a benzina o diesel con mezzi più ecologici. L’utilizzo dell’idrogeno, poi, potrebbe rappresentare una soluzione efficace per il trasporto via mare o via aerea;
  • Agricoltura, foreste e altri usi del suolo: questo è un settore che può rimuovere e immagazzinare le emissioni di CO2. Ripensare il settore alla luce della sostenibilità, limitando il consumo di suolo; creare maggiori parchi nelle zone urbane, insieme alla costruzione di zone pedonali a svantaggio di strade per il traffico, possono davvero portare un grosso contributo per contrastare il fenomeno del cambiamento climatico.

Ovviamente l’IPCC ci dice immediatamente che per combattere il fenomeno del cambiamento climatico è necessario che i diversi settori cooperino tra di loro.

I campi dove si può migliorare sono molteplici, ma il tempo per rendere questi cambiamenti davvero efficaci è estremamente ridotto. È arrivato il momento di agire in tutti i modi possibili prima che sia troppo tardi!

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