È in grado persino di spostare il confine di Stato tra Italia e Svizzera: una metafora di quanto lo scioglimento dei ghiacciai intensificato dalla crisi climatica possa impattare sulla geopolitica e sulla vita delle persone, oltre che sull’ambiente; troppo spesso, però, il problema è trascurato, non solo dalle istituzioni politiche, ma anche dai comuni cittadini che difficilmente hanno la percezione dell’importanza di ciò che succede ad alta quota e, quindi, non si preoccupano di adattare il proprio stile di vita a quello che l’attuale situazione climatica richiede.
Una Carovana per salvare i ghiacciai alpini, insieme
Proprio per richiamare l’attenzione pubblica sul tema dello scioglimento dei ghiacciai alpini e per fare il punto della situazione nel 2019 è nato il progetto della Carovana dei Ghiacciai, una campagna di Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia – la sezione italiana della Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi, organizzazione non governativa, autonoma e senza scopo di lucro impegnata per la protezione e lo sviluppo sostenibile delle Alpi – e con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano. Il progetto capostipite era “Requiem per un ghiacciaio“, lanciato per dare vita, nel 2020, alla vera e propria campagna, arrivata oggi alla quinta edizione e, da due anni a questa parte, diventata internazionale, coinvolgendo gli altri Paesi dell’arco alpino. Un viaggio in sei tappe lungo l’arco alpino per un totale di circa un mese (quest’anno dal 5 agosto al 9 settembre) durante le quali i partecipanti – scienziati, esperti, educatori e attivisti – portano avanti un lavoro di osservazione e, dove possibile, di monitoraggio dei ghiacciai, si confrontano e organizzano momenti di espressione artistica, dedicati a costruire consapevolezza rispetto al ritiro dei ghiacciai, e convegni sul tema della crisi climatica; al centro di questi, in particolare, l’adattamento: ad esempio quello del turismo invernale ai cambiamenti climatici, ma anche quello che riguarda la tutela degli ambienti di alta quota, le problematiche legate al dissesto idrogeologico e le azioni che possono intraprendere i Comuni toccati direttamente da questi temi. Per ogni tappa, poi, viene organizzata una conferenza stampa in cui si parla dello stato dei ghiacciai osservati. La campagna della Carovana si chiude a fine ottobre, ma il lavoro di divulgazione e sensibilizzazione non si ferma: l’11 dicembre di ogni anno, per la Giornata Internazionale della Montagna, Legambiente pubblica un report che riassume e approfondisce sul piano scientifico le osservazioni raccolte durante il viaggio, per fare un punto della situazione, che purtroppo non è rosea.
Vanda Bonardo, responsabile Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA Italia, infatti, la descrive come migliore del 2022-2023 – stagione catastrofica per i ghiacciai – ma peggiore di quanto le abbondanti nevicate primaverili avrebbero lasciato immaginare. La neve, infatti, funge da coperta protettiva per il ghiaccio, ma un po’ dappertutto è stato osservato un ritiro dei ghiacciai alpini e nessun avanzamento; la copertura nevosa, infatti, è scomparsa rapidamente, anche per effetto delle temperature estreme dei mesi di luglio e agosto, i più alti mai registrati.
Dati poco rassicuranti
Le conseguenze di questa situazione, che progredisce inesorabilmente di anno in anno, sono state evidenziate dalla Carovana, che nell’edizione 2024 ha osservato in particolare 12 ghiacciai, di cui 10 in Italia e due all’estero, dal ghiacciaio della Mer Del Glace sul Monte Bianco, che in 174 anni ha perso 300 metri di spessore, a quello di Flua sul Monte Rosa, che nel XIX secolo era grande quanto 112 campi di calcio e oggi non esiste più, essendosi estinto nel 2017. Ma anche il ghiacciaio delle Grand Murrailes in Valle d’Aosta, che in meno di vent’anni, dal 2005 a oggi, ha perso 1,3 km di lunghezza; per arrivare al confine opposto, nelle Alpi Giulie, dove i ghiacciai del Canin (in Friuli Venezia Giulia) e del Triglav (in Slovenia) dagli anni Cinquanta a oggi sono passati rispettivamente da una superficie da 9,5 ettari a 1,4 ettari e da 40 ettari a circa 0,2 ettari. Tutte le Alpi soffrono, tra temperature estive sempre più elevate e andamenti delle precipitazioni sempre più irregolari, anche con eventi meteorologici estremi e violenti, tanto che sono minacciati anche i ghiacciai di monti simbolo come la Marmolada e l’Adamello, oltre a tutti i ghiacciai sotto i 3500 metri di altitudine, destinati a scomparire entro il 2040.
La scienza come antidoto a fake news e opinioni
È un dato oggettivo – come spiega Vanda Bonardo – che l’andamento dei ghiacciai descriva situazioni spesso ignorate dai cittadini – abitanti di città di pianura, disabituati al contatto con la natura e all’osservazione dei suoi cicli stagionali; i non esperti, infatti, appena arriva qualche giorno di freddo o un po’ di neve tendono a pensare che la problematica situazione climatica sia risolta. Non è affatto così, come dimostrano i dati. “E se nemmeno le nevicate copiose della scorsa primavera sono state in grado di impedire ai ghiacciai di ritirarsi, allora la situazione è davvero grave” sottolinea ancora Bonardo. Proprio per contrastare le narrative basate su impressioni personali, posizioni ideologiche e dati parziali, vengono in soccorso i dati scientifici: non a caso la Carovana dei Ghiacciai si fonda sulla collaborazione con i maggiori esperti italiani e internazionali per dimostrare che la crisi climatica avanza e per ricordare ai cittadini che ognuno può dare il proprio fondamentale contributo. “Se adottassimo uno stile di vita meno consumistico sarebbe già un importante passo avanti – ricorda la responsabile Alpi di Legambiente – perché siamo noi consumatori a influenzare l’economia attraverso le nostre selte d’acquisto. E poi ovviamente le istituzioni dovrebbero fare la propria parte, cosa che purtroppo non stanno facendo: su questi grandi problemi vediamo una grave assenza”.