Il Friuli montano lotta contro lo spopolamento

Le remote Valli del Natisone si confrontano con la perdita di popolazione residente e la affrontano a modo loro, con ospitalità e cultura

Le Valli del Natisone, ideale punto di incontro fra il mondo latino e quello balcanico, dove il Friuli incontra la Slovenia da un lato e l’Austria dall’altro dando vita a un piccolo universo unico, sono un luoghi di grande ricchezza culturale e paesaggistica. La loro collocazione e le stesse peculiarità che le rendono luoghi così affascinanti, però, come avviene in altre aree remote soprattutto montane in giro per l’Italia, sembra condannarle allo spopolamento. Savogna (UD) è il Comune che, tra il 2011 e il 2021 ha segnato la decrescita maggiore in termini di popolazione residente: -27,2%, una cifra in ogni caso considerevole ma che sull’economia di questo piccolo territorio, nei pressi del confine sloveno ai piedi del Matajur, ha un impatto enorme, che riflette, intensificati, gli stessi fenomeni in corso non solo in tutte le Valli del Natisone, ma in tutto il territorio montano della regione Friuli Venezia Giulia, nel quale, nello stesso periodo, l’andamento della popolazione è stato registrato in calo. 

“Vieni a vivere e lavorare in montagna”: un progetto di integrazione

Poiché questa situazione ha delle ricadute negative sul patrimonio culturale locale – che rischia sempre di più di andare perduto, nonostante i programmi di protezione che lo statuto speciale della Regione attua – e sulla sopravvivenza economica di questi luoghi, negli ultimi anni associazioni locali e amministrazioni mettono in campo diverse iniziative per invertire la rotta. La scorsa estate, ad esempio, sette comuni montani del Friuli Venezia Giulia hanno aderito al progetto “Vieni a vivere e lavorare in montagna”, lanciato dalla Cooperativa Cramârs di Tolmezzo (UD); dalle Valli del Natisone alla Val Resia, dalla Carnia alle Dolomiti Friulane, sono sette i Comuni aderenti al progetto: Comeglians (Carnia), Resia e Resiutta (Canal del Ferro-Prealpi Giulie), Savogna, Stregna (Valli del Natisone) e le dolomitiche Tramonti di Sotto e Tramonti di Sopra (PN). Il progetto attribuisce alla comunità un ruolo attivo nell’accogliere i potenziali nuovi abitanti e nel relazionarsi con loro, in modo autentico e profondo, anche smontando il luogo comune per cui le genti di queste parti, e di montagna in genere, sono chiuse e dure.

Gli aspiranti “montanari” che partecipano al programma di Vieni a vivere e lavorare in montagna, infatti, possono chiedere di visitare una o più delle località ospitanti dove, oltre a pernottare gratuitamente la prima sera, saranno accolti dal sindaco e dai ciceroni locali per conoscere il contesto e visitare le case disponibili, in affitto o in vendita; le loro motivazioni per trasferirsi qui sono valutate e soppesate dagli ideatori del progetto. L’obiettivo è quello di far conoscere il territorio, lo stile di vita locale e i suoi valori, portando in questi luoghi sempre più vuoti dei nuovi abitanti, secondo un progetto non turistico ma fondato su una forma di welfare di prossimità basato sull’accoglienza e su un’idea rinnovata di condivisione, di cui molti oggi sentono forte bisogno. Nessuna promessa di alloggio a prezzo stracciato né di contratto di lavoro, quindi, ma uno stile di vita autentico e l’aiuto dei locali a integrarsi nella nuova vita e nella nuova casa.

Sostenere l’economia locale rifiutando svendite e turismo insostenibile

Lo stesso Comune di Stregna (UD) – borgo di 300 abitanti nell’area montana nelle Valli del Natisone – assieme a quelli di San Leonardo e Grimacco, già nel 2022 aveva partecipato a un progetto contro lo spopolamento della zona; si tratta dell’iniziativa “Vas je dom | Il paese è casa, abitare il confine” per il bando finanziato dal Ministero della Cultura “Attrattività dei borghi storici: progetto locale di rigenerazione culturale e sociale”, che rientrava nelle iniziative del PNRR nell’ambito delle nuove residenzialità. Erano stati i Comuni stessi, in quel caso, a presentare il progetto, ma si trattava anche in quel caso di iniziative per valorizzare le ricchezze del paesaggio, anche culturale, a dimostrazione che l’esigenza di tenere in equilibrio demografia, sopravvivenza economica e resistenza culturale, sociale e ambientale è reale e sentita, ma anche complessa da soddisfare.

Panoramica del Comune di Savogna, in provincia di Udine, che, tra il 2011 e il 2021 ha segnato la decrescita maggiore in termini di popolazione residente: -27,2 per cento.

I tentativi di ripopolamento delle aree, spesso remote o rurali, che stanno perdendo popolazione a ritmi preoccupanti non si contano, in tutta Italia, ma questo si differenzia perché l’obiettivo di attrarre nuovi abitanti non è perseguito (solo) per ragioni economiche, né semplicemente svendendo gli immobili, come è stato fatto altrove offrendo case al prezzo simbolico di un euro, idealmente per attrarre giovani in cerca del proprio posto nel mondo o di famiglie che sognavano di cambiare vita, o, più realisticamente, imprenditori stranieri. In quei casi, infatti, l’opportunità di ottenere un’abitazione – naturalmente da ristrutturare, spesso in modo molto radicale, perché abbandonata o inutilizzata da tempo – è reale, ma in questo genere di compravendite, che derivano da speciali accordi tra privati e Comuni, ci sono difficoltà e requisiti da rispettare; la ristrutturazione da parte dell’acquirente, ad esempio, è obbligatoria, deve essere conclusa tassativamente entro termini prestabiliti e deve prevedere interventi per un minimo di 20mila euro, in quanto uno degli obiettivi principali è di rimpolpare l’economia locale dando lavoro alle ditte edili. Nel complesso, quindi, dopo essere stati attratti dal prezzo simbolico, bisogna tenere conto dei costi aggiuntivi: non solo dei lavori, ma anche delle spese notarili, delle volture e dell’accatastamento per la registrazione del passaggio di proprietà, le modifiche amministrative relative all’immobile e la sua registrazione al catasto. Se poi, come spesso avviene, l’obiettivo di chi acquista queste abitazioni è quello di recuperarle per metterle in affitto, potrebbero esserci delle difficoltà, perché i borghi in cui si trovano vivono uno stato di scarsa vivacità, se non di vero e proprio progressivo abbandono e non è poi così facile trovare chi voglia trasferirvisi se non sono presenti servizi, infrastrutture e collegamenti in un progetto più ampio che va al di là del mero patrimonio immobiliare e che renda, davvero, la zona attrattiva.

Un aiuto per chi vuole lasciare la città

Progetti come Vieni a vivere e lavorare in montagna, invece, rifiutano di svalutare il patrimonio, immobiliare o culturale che sia, e non puntano nemmeno a lanciare nuove mete turistiche – obiettivo che, come è ormai chiaro osservando le località di punta, porta con sé parecchi problemi se non è sviluppato con cautela e grande attenzione verso gli equilibri locali – ma semmai ad attirare nuovi abitanti residenti, evidenziando quello che è il vero capitale locale: sociale – fatto di relazioni di vicinato e di solidarietà, che spesso nei grandi centri sono assenti – ambientale e culturale. Come questa, ci sono altre iniziative virtuose sparse per tutto il Paese: da quella della Fondazione Ampioraggio a Pietralcina di cui abbiamo parlato anche noi su The Good In Town, al progetto Start-working Pontremoli, che mira ad attirare giovani aiutandoli a integrarsi, dando loro spazi di lavoro e offrendo altri servizi e connessioni che in regioni relativamente remote come la Lunigiana solitamente sono carenti; l’obiettivo è sempre attrarre persone in questi luoghi, che possono davvero offrire la soluzione  ai ripensamenti – innescati negli ultimi anni in particolare dal lockdown subito durante la pandemia – sul proprio stile di vita e sullo stress che la quotidianità urbana comporta, ma anche la preoccupazione per le conseguenze della crisi climatica in pianura, dove le estati sono sempre più proibitive e la scarsità d’acqua inizia a farsi sentire seriamente. Sono tutti motivi che possono spingerci a rivalutare le terre alte, che dell’Italia rappresentano una percentuale di territorio importante, ma che spesso vengono dimenticate.

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