Il caro-bolletta era qualcosa che già opprimeva i nostri pensieri e le nostre tasche prima dello scoppio della guerra Russia-Ucraina.
Ora, come tutti abbiamo appreso, la situazione diventa più critica, perché buona parte del fabbisogno economico italiano è coperto dal gas che arriva da Russia e Ucraina. Proprio in questi giorni dal governo Draghi sentiamo parlare di possibile riapertura di centrali a carbone, di scorte che al momento ci lasciano tranquilli, di possibili razionamenti. Insomma, la situazione non è assolutamente chiara.
E’ chiaro, però, il messaggio che arriva dall’associazione Energia Futura (che rappresenta circa il 70% del mercato energetico italiano e diverse delle piuù importanti aziende), secondo la quale quello che in fondo ci divide da una maggiore autonomia energetica è la solita burocrazia.
“La situazione geopolitica è drammatica. Per risolvere questa grave emergenza, chiediamo al Governo e alle Regioni di autorizzare entro giugno 60 GW di nuovi impianti rinnovabili, pari a solo un terzo delle domande di allaccio già presentate a Terna.”
Così dice Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura, invitando il Governo ad attuare un’azione straordinaria sugli iter autorizzativi insieme alle Regioni.
Come si suol dire, non si può dare torto, l’Italia sta rimanendo indietro nelle rinnovabili nonostante le condizioni anche territoriali del nostro Paese siano assolutamente privilegiate sia per ospitare ogni genere di impianto. Purtroppo, un iter autorizzativo per un impianto rinnovabile ha una durata media di 7 anni, mentre la normativa prevede una durata di 1 solo anno.
Spesso sono gli ambientalisti ad essere accusati di ‘bloccare’ molte realizzazioni, e molte volte è vero, per quanto anche le rimostranze di tipo ecologico si siano dimostrate infondate e strumentalizzate.
Un fatto è certo: rinunciare agli impianti di energia rinnovabile in Italia significa comprare gas dall’estero, e ricorrere ad altre fonti energetiche sporche, con un bilancio di emissioni di CO2 piuttosto pesante.
Rimane però da capire quali possono essere le tempistiche per la realizzazione degli impianti: cioè, questi 60 GW per cui si chiede autorizzazione, quando entrerebbero effettivamente in produzione? possono essere considerati un rimedio alla crisi energetica attuale?
Il piano di Energia Futura per la crisi energetica
Installare 60 GW di rinnovabili nei prossimi 3 anni è la soluzione strutturale per aumentare la sicurezza e l’indipendenza energetica, e ridurre drasticamente la bolletta elettrica.
“60 GW di nuovi impianti rinnovabili faranno risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ovvero il 20% del gas importato. O, in altri termini, oltre 7 volte rispetto a quanto il Governo stima di ottenere con l’aumento dell’estrazione di gas nazionale”, ha aggiunto Agostino Re Rebaudengo.
Tra l’altro, sottolinea l’associazione in una nota stampa, gli stessi problemi burocratici (che spesso scaturiscono dall’opposizione che viene fatta sui territori alla realizzazione di impianti) impediscono spesso di intervenire per ammodernare impianti già esistenti, che potrebbero essere più efficienti e performanti se portati allo stato dell’arte come tecnologia.
Un altro contributo importante potrebbe arrivare dalla crescita della produzione di biometano da 1 Mld m3 a 10 Mld, utilizzando la frazione organica dei rifiuti urbani, industriali e agricoli.
Per chi volesse approfondire, video e materiali.