“Fare i conti con l’acqua”: mai titolo fu più appropriato per descrivere la sfida che oggi l’Italia e il mondo intero si trovano ad affrontare. Non possiamo più dare per scontata la risorsa più preziosa che abbiamo.
Settembre 2024 ha visto lo svolgimento di “Fare i conti con l’acqua“, un evento organizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente -Snpa, nell’ambito della Fiera ETE Expo, una delle principali manifestazioni dedicate alle tecnologie ambientali.
Questo evento ha segnato il 30° anniversario delle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente e ha riunito esponenti istituzionali e rappresentanti del mondo produttivo per discutere della crisi idrica in Italia e della necessità di una gestione più sostenibile delle risorse idriche in un contesto sempre più instabile, aggravato dai cambiamenti climatici. Le parole chiave sono state proprio quelle del titolo: fare i conti. E non solo in senso figurato, anche concretamente, affrontando la realtà di una risorsa limitata che richiede azioni urgenti e condivise.

“L’acqua e la sua gestione saranno l’elemento decisivo su cui si giocherà il futuro del pianeta nei prossimi anni. Gli scenari futuri mostrano un aumento significativo di eventi siccitosi estremi e una riduzione della risorsa idrica disponibile su gran parte della penisola” Stefano Laporta, presidente Snpa
Un richiamo all’azione che mette in luce la gravità della situazione e l’urgenza di trovare soluzioni condivise tra enti pubblici e privati.
Facciamo i conti
Nel 2022, l’Italia ha toccato il minimo storico di disponibilità idrica, con soli 67 miliardi di metri cubi d’acqua, la metà della media annuale storica del periodo 1951-2023, pari a 137,8 miliardi di metri cubi. Questo deficit idrico è stato confermato dagli studi ISPRA, che evidenziano una riduzione costante delle risorse idriche naturali a causa dei cambiamenti climatici e della frequenza crescente di eventi estremi.
Anche nel 2023, nonostante una leggera ripresa, il Paese ha registrato un deficit del 18% rispetto alla media storica.
“Il cambiamento climatico è molto veloce, ed è necessario affrontare il tema dell’acqua con una visione che vada oltre i confini amministrativi locali. Ogni territorio è interconnesso”, Paola Galgani, vice sindaca di Firenze.
Parole che sottolineano l’importanza di una governance integrata delle risorse idriche, che coinvolga anche le amministrazioni locali.
Il quadro diventa ancora più critico se si analizzano i dati sui consumi.
Il settore agricolo è il principale utilizzatore, assorbendo il 57% delle risorse idriche totali, seguito dagli usi civili (31%) e industriali (12%).
Solo il 46% dei terreni irrigati utilizza acque reflue depurate, dimostrando un potenziale inespresso in termini di efficienza idrica.
Inoltre, il comparto agricolo è fortemente vulnerabile alla crisi climatica: negli ultimi quattro anni, si sono verificati 96 eventi meteorologici estremi legati all’acqua, come grandinate (58%), siccità (27%) e allagamenti (10%), che hanno gravemente danneggiato le colture italiane.

Il problema della qualità
La qualità dell’acqua è un altro problema rilevante. Gli studi hanno rilevato la presenza di 183 sostanze inquinanti, per lo più erbicidi, nel 55% delle acque superficiali e nel 23% di quelle sotterranee. Inoltre, molte città italiane soffrono di una dispersione dell’acqua pari al 42%, quasi il doppio della media europea.
“L’acqua è una risorsa vitale, ma anche sempre più scarsa a causa di stress idrico e siccità. È fondamentale utilizzarla meglio e meno, soprattutto in agricoltura.” presidente di Legambiente, Stefano Ciafani
Intervenire e investire
Affrontare la crisi idrica in Italia richiede interventi infrastrutturali importanti. In Italia, il 60% della rete idrica ha più di 30 anni, con tratti risalenti a millenni fa, contribuendo a perdite significative.
Per risolvere questo problema, sono necessari investimenti pubblici e privati volti a modernizzare le infrastrutture e migliorare la gestione delle acque reflue, attualmente utilizzate solo sul 46% dei terreni irrigati.
“Abbiamo bisogno di un approccio nuovo che passi dalla gestione della crisi alla gestione sostenibile a lungo termine delle nostre preziose risorse idriche.”
Veronica Manfredi, direttrice della DG “Zero Pollution and Green Cities” della Commissione Eu
In questo contesto, l’economia circolare gioca un ruolo cruciale, poiché permette di recuperare e riutilizzare le risorse idriche, contribuendo a ridurre lo spreco e l’inquinamento.
Inoltre, è essenziale promuovere un modello agricolo più sostenibile. L’agricoltura, che consuma oltre la metà delle risorse idriche, deve adottare tecniche di irrigazione più efficienti, come l’irrigazione a goccia, che potrebbe ridurre i consumi idrici tra il 40% e il 70%. Anche le pratiche agroecologiche, che limitano l’uso di pesticidi e fertilizzanti, sono fondamentali per migliorare la qualità delle falde acquifere.
A livello di governance, è necessario adottare una gestione integrata delle risorse idriche, seguendo i principi di economia circolare, come suggerito dalla Commissione Europea. Questo approccio prevede il riuso delle acque reflue, la protezione delle fonti d’acqua dall’inquinamento e una maggiore attenzione all’interconnessione tra acque interne e marine.

Infine, sensibilizzare i cittadini e coinvolgere le comunità locali è fondamentale per affrontare la crisi idrica in Italia.
La buona notizia? Le soluzioni esistono, e il punto di partenza è la consapevolezza da parte di cittadini e persone che lavorano nelle aziende e istituzioni sull’importanza di gestire questo problema.
Campagne come #WaterWiseEU mirano a responsabilizzare i cittadini sull’uso consapevole delle risorse idriche, perché ogni settore economico, ogni cittadino e ogni amministrazione devono contribuire alla salvaguardia di questa risorsa vitale.