Stefano Lotumolo è nato nel 1987 a Lucca, si è diplomato in Ragioneria e ha cominciato a lavorare nella ditta di floricoltura di famiglia. Una vita ‘in una bolla dorata’ dice, all’inseguimento di lavoro e divertimento. Ma forse non soddisfacente, per lui non è abbastanza. Stefano un giorno decide di lasciare completamente la sua zona di comfort per scoprire se stesso e il mondo. E’ il 2015.
“La prima tappa è stata la Tanzania, ero partito con una mia amica che ad un certo punto in un Safari fotografico mi ha messo la sua reflex in mano (non avevo nemmeno una macchina fotografica) e da lì ho iniziato a divertirmi. – mi racconta Stefano, incontrato all’inaugurazione della sua bellissima mostra ‘Sul sentiero del bene’ – E’ scoccata la scintilla. Poi ho continuato a viaggiare, sono andato in Asia, in Australia, continuando a fotografare, ma sempre in modo abbastanza casuale. E’ stato nel 2017 che, approfittando di un momento di ‘libertà’ mentale, ho deciso di affrontare il mio primo vero viaggio fotografico, senza peraltro immaginare tutto quello che sarebbe successo dopo. In quesi tre mesi in Africa, zaino in spalla, ho vissuto situazioni molto difficili e incontrato persone e situazioni straordinarie, che mi hanno cambiato. Tornato in Toscana ho messo su la prima mostra, abbastanza semplicemente, e ho visto che le foto piacevano, anche se tecnicamente non erano perfette. Ma lì ho capito che con le immagini potevo far vedere cose che non tutti potranno mai vedere, ma sopattutto potevo emozionare e con l’emozione potevo far passare dei messaggi’.
L’emozione le sue immagine la danno, eccome: scatti che ricordano Steve McCurry, cui lui stesso riconosce di essersi ispirato; scatti che non sono solo belli esteticamente ma sembrano respirare. “Per me prima viene l’incontro, la persona, il momento da vivere con quella persona, creare empatia. Poi viene la foto, e viene da sola. E sinceramente non so cosa succede, la magia, si crea un’energia nuova, bellissima e anche le persone davanti all’obiettivo si lasciano andare”.
Il messaggio della cooperazione internazionale
Il messaggio che il fotografo toscano vuole portare attraverso il suo lavoro è quello della cooperazione internazionale, quello di un attivismo concreto che sia davvero capace di cambiare le cose. Stefano è una personalità ottimista: nonostante abbia visto nei suoi viaggi gli effetti devastanti del cambiamento climatico già in atto in tanti territori come quelli in cui vivono i Masai, ‘un popolo abbandonato da tutti’ dice Stefano, è però anche fermamente convinto che attraverso progetti concreti, collaborando cone le popolazioni locali, si possa riuscire a fermare gli effetti del cambiamento climatico in queste aree.
“Per me è molto importante unire il mio lavoro con l’attività culturale e quella associativa. – sottolinea Stefano – Con la mia compagna di vita Ludovica Cristofaro abbiamo creato l’associazione Radici Globali che ha proprio la missione di raccogliere fondi per sostenere questi progetti. Le mie foto servono a questo, vengono vendute per finanziare questi progetti. In questo momento siamo concentrati sui Masai, un popolo che non ha niente oggi, che vive in estrema povertà, oggi aggravata dal cambiamento climatico, manca l’acqua anche per il bestiame, fondamentale per la sussistenza della popolazione Masai, il sistema sanitario è pressoché inesistente, le scuole non offrono un’istruzione adeguata. Ora noi abbiamo in programma di creare altri tre pozzi in Tanzania per migliorare il livello di sussistenza, e di avviare in futuro progetti che comprendono l’istruzione e l’agricoltura rigenerativa, un sistema agricolo oramai collaudato, che permette di ricostruire la vitalità del terreno. E’ necessario però, aiutarli anche ad acquisire nuove conoscenze, perché così potranno ripartire. In seguito, i progetti che facciamo con loro potranno essere anche di esempio per altre popolazioni dell’Africa, molte della quali vivono e oggi soffrono come i Masai”.
Mount Meru, Tanzania – Sembeo, donna Masai Distretto di Fissel, Senegal – Una mamma Kyoto, Giappone – Aspirante geisha Calcutta, India – Donna in uno slum Dodoma, Tanzania – Questa donna porta tatuati sul volto i segni della sua tribù Luan Namtha, Laos – Donna della Akha tribe
Il Progetto Water Roots
Radici Globali nel novembre del 2020 ha iniziato a sostenere la comunità Masai del distretto di Arumeru tramite la realizzazione di un acquedotto che ha portato l’acqua all’intero villaggio di Engatiak, per un totale di 1000 persone che oggi possono contare sull’utilizzo di acqua pulita.
Tuttavia, addentrandosi sempre più nelle aree remote del distretto di Arumeru e Longido, la situazione peggiora e diventa sempre più preoccupante per la vita dei bambini. Dopo un’attenta analisi, si è valutata la necessità di costruire tre pozzi al fine di salvaguardare la vita della popolazione locale e l’ambiente circostante sempre più a rischio di desertificazione.
Il progetto prevede la realizzazione di tre pozzi con annesse alcune reti idriche, precisamente nei villaggi di Mkuru (distretto di Arumeru), Madape (distretto di Arumeru) e Engekeret (distretto di Logido).
Questo progetto è realizzato in collaborazione anche della onlus Epsilon, che da diversi anni si occupa di realizzare progetti concreti in Africa per migliorare la qualità della vita e l’educazione dei bambini.
In questo sito è possibile leggere di più sul progetto.
In questo sito puoi partecipare anche tu al finanziamento acquistando una delle bellissime foto di Stefano Lotumolo.
In copertina, sempre uno scatto di Lotumolo:
Sorridere alla vita – Un quartiere cristiano blindato, una ragazza conosciuta in città a suo agio con una chitarra e un carro armato alle sue spalle. Quanti sogni racchiusi in sei corde. Luxor, Egitto