Il gender gap, o disparità di genere, cioè la distanza delle donne dal mondo del lavoro e da numerose opportunità di crescita personale, in Italia è certamente significativa: stiamo migliorando, ma siamo ancora al 63 posto nella classifica mondiale del Global Gender Gap report del World Economic Forum.
Nuovi particolari arrivano dallo studio Le Equilibriste: la maternità in Italia 2020 realizzato da Save The Children secondo il quale nella fascia d’età 25-54 anni risulta occupato l’83,6% degli uomini e il 72,1% delle donne, ma è in presenza di almeno un figlio che le percentuali iniziano a cambiare sensibilmente: in questo secondo caso risulta occupato l’89,3% dei padri, quasi 9 su 10, mentre il tasso di occupazione delle madri si ferma al 57%, poco più della metà. In sostanza, la maternità è ancora qualcosa che ‘ferma’ le donne, e non per loro libera scelta, ma per cause di natura organizzativa e culturale.
La maternità nel mondo imprenditoriale
Le imprenditrici in Italia, stando ai dati dell’Istat del 2018, sono solo il 32,7%.
La vita d’impresa è molto faticosa e impegnativa, non conosce orari o stabilità economica (almeno in fase di avvio o per le piccole realtà), ma offre una certa flessibilità organizzativa. Attualmente non possiamo dire quante imprenditrici italiane siano anche mamme, ma grazie a Startup Geeks, community e incubatore online di startup, abbiamo scoperto diversi esempi di donne che hanno deciso di dare una chance al loro progetto imprenditoriale e allo stesso tempo seguire la nascita e la crescita di un figlio.
“Quando abbiamo creato lo Startup Builder, l’abbiamo fatto con l’obiettivo che diventi la possibilità per chi ha un’idea di business di compiere i passi per portarla sul mercato in modo consapevole. Una possibilità estesa a chi non vive in grandi città, a donne e uomini di tutte le età ma anche alle mamme che ora hanno uno strumento in più per capire se il proprio progetto può avere un futuro o meno. Poi ci sarà da lavorare, da rivoluzionare la propria vita e le proprie regole ma se l’idea di business ha un mercato, non deve essere la maternità a fermare una donna dal poterla sviluppare.” spiega Giulia D’Amato cofondatrice insieme al proprio partner Alessio Boceda di Startup Geeks, lei stessa mamma, che sottolinea l’importanza di una buona organizzazione, della scelta di persone fidate nel team, di un ambiente di rispetto e stima: ingredienti necessari per chi vuole essere imprenditrice e mamma a tempo pieno.
Questo non è un lavoro per mamme: la storia di Serena Mauri e Silvia Colombo
Non è un mistero che la maternità sul luogo di lavoro sia ancora vista in modo non positivo: che sia ad un colloquio di lavoro o che arrivi durante l’esperienza lavorativa, per le donne dichiarare di essere mamme è motivo di imbarazzo e paura sul luogo di lavoro.
Per Serena Mauri e Silvia Colombo, fondatrici di WiZmyPARTY, una startup dedicata al mondo e all’organizzazione di eventi privati, l’atteggiamento negativo sul posto di lavoro verso la maternità è stato la spinta per fare il grande passo e fondare una loro società. Dove lavoravano in precedenza, alla richiesta di maggiore flessibilità e di lavorare da casa quando possibile per necessità familiari, la risposta del management è stata “Questo non è un lavoro per mamme: se un cliente vi chiama a casa e sente la bambina piangere è un problema”.
Così la decisione di riprendere un vecchio sogno nel cassetto e farlo diventare realtà: licenziarsi e aprire una startup in cui fare riunioni da casa con clienti o fornitori non sarebbe stato un problema se anche si fosse sentito il pianto di un bambino.
WiZmyPARTY è stata ufficialmente costituita a Dicembre 2021 ed è in fase di sviluppo della piattaforma proprietaria. Sono già più di 100 i professionisti che hanno scelto WiZmyPARTY, che ha già avviato a sua volta partnership anche con realtà operanti in settori complementari, con l’obiettivo di offrire un servizio il più completo possibile ai propri clienti.
Per i primi mesi del 2022 è prevista l’uscita della prima “WiZZYBox” sviluppata in collaborazione con alcuni professionisti del settore degli eventi privati.
“Ma non ti senti in colpa?”: la storia di Sara Plaga
Levante è la startup green tech che si occupa di pannelli fotovoltaici modulati, estendibili a origami e composti da materiali riciclati fondata da Sara Plaga e da suo marito Kim-Joar Myklebust. Insieme si sono dedicati al progetto mentre crescevano una figlia di un anno e mezzo e aspettavano la seconda in arrivo.
Durante l’esperienza di Sara come startupper, spesso il senso di colpa si è manifestato: è da egoisti togliere del tempo al proprio ruolo di madre per lavorare al proprio progetto imprenditoriale? La risposta Sara l’ha trovata proprio nei momenti più neri del suo percorso imprenditoriale perché per quanto fossero difficili, la rendevano comunque felice e appagata come donna.
“Il pensiero di poter raccontare un giorno a mia figlia che mentre era piccola io nel frattempo ho avviato un’impresa da zero, mi riempie di orgoglio. Inoltre, sono convinta che la base di avere figli felici è che il genitore sia soddisfatto ed appagato, quindi un po’ di sano egoismo ci vuole” aggiunge Sara Plaga, che ha fondato la startup Levante a giugno 2021.
Levante è stata selezionata – tra 200 startup candidate – come partecipante al programma di accelerazione green tech di CDP e LVenture e si è qualificata tra le 12 finaliste del round South Europe della competizione globale per startup Shelovestech 2021, la più grande competizione di startup al mondo per donne e tecnologia. Oltre a questo, la startup è stata selezionata tra i vincitori della call W4RES per WOMEN-LED PROJECTS, un progetto finanziato dall’UE che mira al coinvolgimento delle donne nel sostenere e accelerare l’adozione da parte del mercato delle fonti di energia rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento. A livello italiano Levante ha scelto di depositare il proprio brevetto, che è stato successivamente esteso a livello internazionale.
“I bambini hanno bisogno della mamma”: la storia di Olga Puccioni
Le donne scelgono di essere imprenditrici non perché qualcuno glielo ha permesso, ma perché desiderano far valere le loro competenze, perché hanno fatto le giuste analisi e sanno che la propria idea imprenditoriale può avere un mercato disponibile a renderla reale. Ma niente si fa da sole: il supporto degli altri non deve mai mancare.
Secondo Olga Puccioni, CEO e fondatrice di Optimens, startup che opera nel settore delle neuroscienze cognitive e che ha come obiettivo lo sviluppo di soluzioni per contrastare l’impatto del declino cognitivo legato all’invecchiamento, è però importante sottolineare che il resto della famiglia fornisce un prezioso supporto, ma non una gentile concessione a svolgere l’attività imprenditoriale.
“Nella mia famiglia, infatti, non mi sento “aiutata” da mio marito: piuttosto, io e lui ci dividiamo i compiti familiari, che nel complesso sono miei come suoi, in modo che essi non pesino troppo sulle nostre rispettive attività lavorative” spiega Olga Puccioni.
Secondo lei, ad esempio, sarebbe necessario sfatare il luogo comune secondo cui i bambini, di default, “cercano la mamma” quando invece ciò di cui hanno bisogno è cura, attenzione e relazioni, indipendentemente da quale sia il genitore che le offre.
“Purtroppo, ancora oggi ci sono reazioni di ammirazione o, al contrario, di disaccordo, se capita che i bambini siano a casa con il papà quando la mamma è fuori città per lavoro. Mentre che avvenga il contrario non desta nessuna meraviglia.”
A Dicembre 2021 Optimens è stata una delle startup vincitrici del contest GoBeyond, di Sisal e CVC Capital Partners, che supporta le iniziative con un alto potenziale innovativo nel trasformarsi in un progetto di valore. Olga e il suo team hanno ricevuto il premio dedicato all’imprenditoria femminile, promosso da Angels4Women, aggiudicandosi un percorso di accelerazione di Impact Hub Milano.
“Hai già tre figli, dove troverai il tempo per un progetto imprenditoriale?”: la storia di Simona Baseggio
Simona Baseggio è la CEO e founder di Lexup, startup in ambito legal tech, il cui obiettivo è, tramite una sola app, permettere agli attori del mondo legale di avere sempre a portata di mano tutti i codici, articoli e appunti aggiornati.
Per Simona, scoprire le difficoltà dell’essere donna nel mondo dell’imprenditorialità è stata una vera e propria epifania. Nel settore legale, è raro trovare donne che vogliano innovare il settore e proporre la loro idea.
Simona inizialmente non ci faceva caso, ma le situazioni scomode nel corso dello sviluppo del suo progetto imprenditoriale sono state numerose e l’hanno costretta ad aprire gli occhi. Ciò le ha permesso di imparare a distinguere chi la sminuiva per il fatto di essere donna, mamma e imprenditrice da chi la vedeva semplicemente come una professionista nell’ambito legal.
“L’essere imprenditrice mi ha dato una grande occasione come mamma: penso che per i miei figli vedere che i propri genitori si sostengono a vicenda e lavorano duro per i propri progetti, sia un grande insegnamento per il futuro” aggiunge Simona, che è riuscita a costituire la propria startup senza doversi trasferire o sottrarre del tempo alla sua famiglia.
Lexup ha raccolto oggi circa 500.000 euro di investimenti.
“Vorrei sfatare il mito che gira sul fatto che i bandi li vincono solo i raccomandati: anche non conoscendo nessuno, siamo riusciti a vincerne alcuni solo dopo aver studiato come si compilano e come si rendicontano” spiega Simona.
Ora il team di Lexup sta lavorando per realizzare una piattaforma web che possa essere integrata anche con iPad.
Simona ha sviluppato il proprio progetto autonomamente, mentre Serena, Silvia, Sara e Olga sono riuscite a fondare la loro startup e a dedicarsi interamente al proprio progetto e nel frattempo alla propria famiglia grazie allo Startup Builder, il percorso di incubazione interamente online realizzato da Startup Geeks che ha l’obiettivo di supportare chiunque nella realizzazione della propria idea di startup, abbattendo tutte le barriere all’ingresso.
Foto di copertina by Katherine Hanlon on Unsplash