Farina, acqua e possibilità: nel laboratorio dove l’autismo diventa risorsa

Giornata Mondiale dell'Autismo: nel laboratorio di 'orecchiette pugliesi' dove ragazzi con autismo sviluppano competenze professionali e autonomia personale, trasformando antiche tradizioni in percorsi concreti di inclusione

Ancora una volta la data del 2 aprile, giornata internazionale per la consapevolezza sull’autismo, ci offre l’opportunità di parlare di un’altra splendida realtà in grado di dare risposte concrete, e di successo, a una problematica che non è possibile ignorare. I dati del Ministero della Salute confermano la diffusione del fenomeno: i numeri parlano di circa 600.000 persone con autismo, un disturbo che colpisce 1 bambino ogni 77, con prevalenza sui maschi.
La Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA), sottolinea l’importanza della diagnosi precoce e degli interventi personalizzati, che sono fondamentali per migliorare la qualità della vita: ma se la scienza ribadisce la necessità di fornire interventi abilitativi personalizzati per ogni bambino, la società appare ancora molto in difficoltà nel fornire risposte adeguate, soprattutto al termine dell’età scolastica.

Nonostante convenzioni e sgravi fiscali, sono ancora moltissime le aziende italiane che pagano multe piuttosto che assumere personale con disabilità: a febbraio 2024 la UIL aveva denunciato che su oltre 23.000 posti di lavoro disponibili nella sola Lombardia per le categorie protette, ne erano stati utilizzati solo 7.200. Un buco a dir poco imbarazzante da una delle regioni chiave dell’economia italiana.
Quindi, tanto per cambiare, emerge la buona volontà di un singolo che riesce a inventarsi soluzioni ardite e innovative: che però funzionano. È quanto ha fatto Giuseppe Primicerio, che ha pensato di offrire un’opportunità concreta a suo figlio Yuri e a tanti altri ragazzi nella sua condizione.

Il risultato si chiama Le Orecchiette che Vorrei: situato nella splendida cornice di Ostuni, definita la Città Bianca della Puglia, il progetto unisce tradizione culinaria, innovazione sociale e inclusione.

Da padre a imprenditore sociale

Primicerio, forte della sua esperienza come General Manager della Masseria Traetta di Ostuni e di una lunga carriera nell’hospitality e nel food, ha scelto di trasferire le sue competenze imprenditoriali nel mondo sociale, fondando la YURI Benefit Corporation.

Fotografia di Giuseppe Primicerio in cucina con il figlio Yuri
Giuseppe Primicerio in cucina con il figlio Yuri

La scelta di costituire una Società Benefit, piuttosto che una Onlus, risponde all’esigenza di velocizzare l’avvio del progetto. “Una Onlus sarebbe riuscita a fare quello che noi abbiamo fatto in 16 mesi in almeno quattro anni”, afferma Primicerio.
La decisione ha tuttavia messo in luce alcune criticità del sistema poiché, essendo una S.r.l., l’INPS non prevede agevolazioni per le assunzioni di ragazzi affetti da autismo: la loro assunzione potrebbe significare la privazione di altri sussidi, un problema giuridico e sociale di grande rilevanza.

“Il lavoro più difficile consiste nel creare felicità”, afferma il progetto, ed è proprio questa la sfida principale che Primicerio ha raccolto. L’ispirazione è arrivata dall’incontro con lo chef stellato Massimo Bottura e il Tortellante di Modena: ne abbiamo parlato in queste pagine proprio nel 2023, sempre in occasione del 2 aprile.
“La cosa che mi ha colpito è stata l’energia emanata dai ragazzi che lavoravano”, racconta Primicerio. “Avevano la consapevolezza di essere in un posto di lavoro, di produzione: di fare economia”.

Un laboratorio che è molto più di un luogo di lavoro

Il cuore pulsante del progetto è un ambiente pensato per essere accogliente e familiare: una cucina attrezzata, uno sportello di ascolto, una zona ristorazione e uno shop dei prodotti. Qui i ragazzi con autismo trascorrono parte del loro pomeriggio, dalle 16 alle 19, imparando a produrre pasta fresca secondo la tradizione pugliese.
Ma Le Orecchiette che Vorrei è molto più di un semplice laboratorio: è un luogo dove acquisire competenze, sentirsi utili e costruire un futuro in cui autonomia e autodeterminazione hanno un significato soncreto. Attraverso la formazione e l’esperienza professionale, i giovani hanno l’opportunità di diventare indipendenti, con un inserimento lavorativo che restituisce loro dignità e realizzazione personale.

I benefici di questa iniziativa si estendono all’intero ecosistema familiare: gli stimoli derivanti dall’attività proseguono anche a casa, ad esempio a tavola. Qui i ragazzi coinvolgono genitori e parenti a cui far assaggiare il prodotto, frutto del loro lavoro: “è una cura sotto molteplici punti di vista”, spiega Primicerio.

Innovazione sociale e gastronomica, per un modello replicabile

Il progetto coniuga sapientemente inclusione sociale e innovazione gastronomica. Le orecchiette prodotte nel laboratorio sono disponibili in due versioni: quella classica, realizzata con farina di semola di grano duro 100% italiana da coltivazione biologica, e quella gluten-free, ottenuta da una miscela di farina di riso, mais e fecola di patate.
La vera particolarità sta nell’utilizzo dell’acqua di mare purificata al posto del sale, una scelta che colloca il prodotto nel segmento della nutraceutica, unendo gusto e benefici per la salute.

Dietro Le Orecchiette che Vorrei c’è una squadra di professionisti che copre ambiti differenti: dalla ristorazione all’agroalimentare, dalla salute all’educazione. Ad esempio, la parte medico scientifica è una componente essenziale dell’iniziativa: a dirigerla c’è il dott. Fabio Sgura, che è affiancato da uno staff di psichiatri, educatori e operatori sociosanitari.
Questa impostazione multidisciplinare permette di sviluppare, accanto all’attività nel laboratorio, progetti di gruppo e individuali, personalizzati per le necessità e le capacità di ciascuno.

Dopo il debutto a Ostuni, il progetto di Primicerio guarda già oltre i confini pugliesi: a fine luglio 2024 si sono tenuti dei laboratori anche a Livorno, primo passo verso un’espansione su tutto il territorio nazionale.
In un’epoca in cui si parla molto di sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa, Le Orecchiette che Vorrei rappresenta un esempio concreto di come sia possibile coniugare tradizione, innovazione e inclusione. Un po’ di pasta fresca diventa così un potente strumento di cambiamento sociale, in cui ogni persona con disturbo dello spettro autistico intraprende il proprio percorso di crescita personale e professionale.

Le Orecchiette che Vorrei

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