L’economia italiana si distingue in Europa per un primato che va oltre i confini tradizionali del business: la leadership nell’economia circolare. Un modello di produzione e consumo che sta rivoluzionando il modo di fare impresa, coniugando sostenibilità, competitività e innovazione.
I numeri parlano chiaro: il 66,5% delle imprese italiane ha già avviato iniziative di sostenibilità, con una crescita significativa soprattutto nelle medie imprese. Dal 2010 a oggi, il nostro Paese ha incrementato il tasso di circolarità di oltre 7 punti percentuali, raggiungendo il 18,7% – un dato che supera nettamente la media europea dell’11,5%.
Questo primato non è casuale, ma il risultato di un impegno trasversale che coinvolge diversi settori strategici. Dall’agroalimentare al tessile, dall’occhialeria al legno e arredo, le filiere italiane stanno ridisegnando i propri modelli produttivi secondo principi di sostenibilità e efficienza.
A fare il punto è il Focus On “Economia circolare: una leadership multi-filiera” recentemente pubblicato da SACE, il Gruppo assicurativo-finanziario italiano, direttamente controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, specializzato nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale.
Le sfide e le opportunità
L’economia circolare non è solo una scelta etica, ma una strategia produttiva responsabile e concreta per ridurre i costi, migliorare la competitività e affrontare le sfide geopolitiche globali. Le imprese che investono nella doppia transizione – digitale e green – possono addirittura aumentare la propria produttività fino al 14%.
Particolarmente significativo è l’approccio multi-filiera, dove le aziende condividono conoscenze, tecnologie ed esperienze. Le imprese più piccole possono beneficiare del traino delle realtà più grandi, creando un circolo virtuoso di innovazione.
Gli ostacoli da superare
Nonostante i progressi, persistono barriere importanti. Le PMI spesso faticano ad accedere a risorse finanziarie e a competenze adeguate per implementare un modello di produzione circolare. La formazione dei dipendenti e l’adozione di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, sono passaggi cruciali per superare questi ostacoli.
Inoltre, il contesto geopolitico instabile e la dipendenza dell’Europa dall’importazione di materie prime critiche evidenziano la necessità di un approccio strategico e coordinato, in cui l’economia circolare può svolgere un ruolo chiave.
Il ruolo delle Istituzioni
In questo contesto, istituzioni come SACE giocano un ruolo cruciale. Attraverso garanzie e supporto finanziario, facilitano l’accesso al credito per le imprese che investono in progetti green, diventando un ponte tra sostenibilità e opportunità di sviluppo.
Uno sguardo al futuro
L’Italia si conferma all’avanguardia, con le imprese che realizzano il più alto valore aggiunto in rapporto al PIL nel settore dell’economia circolare (2,5%), superando la media europea e i principali competitor internazionali.
Il contesto geopolitico incerto e le difficoltà di approvvigionamento energetico rendono questo modello non solo un’opportunità, ma quasi una necessità strategica. L’economia circolare diventa così una risposta concreta alle sfide globali, un modo per ridurre la dipendenza da risorse esterne e contribuire alla lotta al cambiamento climatico.
Un percorso di trasformazione che vede l’Italia non più come spettatrice, ma come protagonista di un cambiamento che guarda al futuro con concretezza e visione.