La lunga strada da percorrere nella sicurezza sul lavoro

Ogni azienda ha la responsabilità di integrare politiche efficaci di sicurezza e gestione dei rischi all'interno della propria strategia di governance. Ma come vengono realmente percepiti i rischi nei luoghi di lavoro? A questa domanda risponde l'indagine condotta da Landoil Technology, azienda leader nel settore chimico.

La sicurezza sul lavoro non è solo una questione di conformità alle leggi, ma un pilastro fondamentale per la tutela della vita e del benessere di chi contribuisce ogni giorno alla crescita della nostra nazione: lo stesso Presidente della Repubblica è ritornato più volte su questo tema, sottolineandolo anche nel suo ultimo discorso di fine anno.

Secondo le stime, il bilancio delle morti sul lavoro in Italia per l’anno 2024 è drammatico: 1.090 vittime, con un aumento del 4,7% rispetto al 2023, quando i decessi erano stati 1.041. Tredici infortuni mortali hanno coinvolto studenti nel laboratori scolastici o durante le ore di alternanza scuola-lavoro. Migliaia sono, come si può intuire, gli infortuni non mortali e le denunce di patologie acquisite a causa del lavoro. (per approfondire dati Inail qui).

Una maggiore serietà da parte delle imprese, di ogni tipo e grandezza, affiancata da un maggiore controllo da parte degli uffici preposti è quindi auspicabile.

Ma è anche evidente che, per costruire un ambiente di lavoro davvero sicuro, sano e produttivo, oltre al rispetto delle indicazioni di legge per quanto riguarda l’uso di particolari attrezzature e sistemi di sicurezza, risultano fondamentali l’informazione e la consapevolezza dei rischi. Una migliore comunicazione interna dell’azienda, che permetta ai lavoratori di non sottovalutare i rischi, può evitare tragiche conseguenze.

Fotografia di cavi di sicurezza

Ci sono però segnali che un cambiamento di paradigma è lentamente in atto: sempre più imprese stanno riconoscendo che la sicurezza sul lavoro non è solo un costo o un obbligo legale, ma un pilastro fondamentale delle prestazioni ambientali, sociali e di governance (ESG). L’ESG non è più un concetto di nicchia, ma sta pian piano rimodellando il panorama degli investimenti. Consumatori, dipendenti e azionisti stessi chiedono trasparenza e responsabilità su questioni che vanno dal cambiamento climatico alla diversità e all’inclusione.

Governance: dove la teoria incontra la pratica

L’approccio di un’azienda alla sicurezza sul posto di lavoro è un buon indicatore della sua struttura di governance complessiva e della sua bussola etica. Questi temi devono essere presenti all’interno della struttura direttiva di una società che, a seconda delle sue dimensioni, dovrà prevedere una persona, se non un comitato, designati a supervisionare tutti gli ambiti della sicurezza.
La leadership e la responsabilità, a partire dai manager, può eliminare una cultura di colpa, che di fatto mina la sicurezza, per promuovere una cultura di identificazione e risoluzione proattiva dei pericoli è essenziale.

Investire nella comunicazione e nella formazione è fondamentale: le aziende devono comunicare con chiarezza le loro politiche in materia di sicurezza, inclusi tassi di incidenti, mancati incidenti e misure preventive. Una comunicazione trasparente crea fiducia e incoraggia la responsabilità.
È altresì importante promuovere il miglioramento continuo, coinvolgendo i dipendenti e consentendo loro di identificare i rischi e proporre soluzioni. Si tratta di un aspetto che contribuisce a creare un ambiente di lavoro più sicuro e positivo.

Sviluppare programmi di sicurezza efficaci non appare così immediato per le PMI, che non sempre hanno le risorse e le competenze in questo ambito: tuttavia, nell’ultimo anno, si è registrata una maggiore sensibilità e un impegno concreto verso la tutela dei lavoratori. Lo conferma l’ultima indagine della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, che spiega tale evoluzione a fronte dell’approvazione di nuove normative in materia di sicurezza, l’intensificazione dei controlli e pure una crescente copertura mediatica. Inoltre, il 23,8% degli intervistati attribuisce il miglioramento a un cambio culturale, nel quale le imprese stanno acquisendo la consapevolezza del valore della prevenzione.

Campanelli d’allarme e regioni virtuose

Tuttavia, questo aspetti, molto semplici da mettere in pratica, vengono spesso sottovalutati. La società Landoil Technology, attiva nel settore chimico, ha recentemente condotto un’indagine in collaborazione con la società di consulenza Brain on Strategy, per capire quale sia la percezione dei rischi associati alle sostanze chimiche nei luoghi di lavoro, rivelando anche differenze su base geografica.

La ricerca ha coinvolto oltre 1.000 lavoratori, tra impiegati e dirigenti, e si è concentrata su un settore cruciale: il settore degli oli industriali, utilizzati in tutte le fabbriche. Se questi non vengnon gestiti con la dovuta attenzione, possono nascondere pericoli per la salute degli operatori, come irritazioni cutanee, difficoltà respiratorie e altre problematiche che possono compromettere seriamente la qualità della vita e del lavoro.

I risultati fanno emergere un quadro con luci e ombre: solo un lavoratore italiano su quattro (24,6%) si sente “molto” informato sui rischi legati alle sostanze chimiche che maneggia quotidianamente. A questo si aggiunge un 48,6% che si considera “abbastanza” informato, dichiarando il bisogno di un miglioramento sulla formazione in merito alla sicurezza..

fotografia di un lubrorefrigerante

Analizzando i dati regionali raccolti da Landoil, il quadro si fa un po’ più sfumato, rivelando notevoli disparità territoriali. Il Nord Ovest, il Centro Italia e la Sardegna forniscono dati tendenzialmente positivi, con un livello di consapevolezza del rischio superiore del 10~15 % rispetto alla media nazionale. Qui le aziende sembrano investire di più in formazione e aggiornamento sui protocolli di sicurezza, con un quarto dei lavoratori che segnala un’assistenza costante.
Viceversa, si evidenziano anche delle criticità: nel Nord Est emerge una percezione della sicurezza inferiore del 12% alla media, con lavoratori che spesso ritengono gli investimenti insufficienti; lo stesso avviene nel Sud Italia, dove il livello di informazione sui rischi risulta inferiore del 20% rispetto alla media nazionale.

Questi dati, purtroppo, trovano riscontro nei dati infortunistici nazionali. L’INAIL, infatti, ha registrato nei primi undici mesi del 2024 un incremento dello 0,1% delle denunce di infortunio rispetto all’anno precedente, e un incremento ancora più preoccupante di quasi il 22% dei casi di malattie professionali.

La chiave del futuro è nella cultura della prevenzione

fotografia di Riccardo Bailo
L’amministratore delegato Riccardo Bailo

“I risultati dell’indagine confermano la priorità delle tematiche legate alla sicurezza sul lavoro nelle aziende italiane”, sottolinea Riccardo Bailo, Presidente e AD di A+B Industrial Tools Company, di cui fa parte Landoil Technology. “È un pilastro fondamentale che richiede un impegno costante, non solo per rispettare le stringenti normative vigenti, ma per costruire una vera e propria cultura della prevenzione che possa limitare i numerosi infortuni che ancora oggi si verificano”.

Il cammino verso un ambiente di lavoro più sicuro e consapevole non appare ancora immediato, ma il cambiamento culturale in corso non va rallentato. Va promossa una mentalità che dia priorità alla sicurezza a tutti i livelli dell’organizzazione, superando proprio quegli atteggiamenti ancora troppo radicati, che danno priorità alla velocità e all’efficienza rispetto alla sicurezza.
Ci si deve concentrare sulla prevenzione, piuttosto che reagire agli incidenti, attuando misure preventive e valutazioni dei rischi per identificare e mitigare i potenziali pericoli. Partendo dalla consapevolezza delle disparità territoriali è possibile attuare interventi mirati, rafforzare la formazione e promuovere una vera e propria cultura della sicurezza che metta al centro il benessere dei lavoratori, in tutta Italia.

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