Fridays for future è un movimento ambientalista internazionale, anzi, è IL movimento ambientalista internazionale di protesta che negli ultimi anni ha spopolato e coinvolto centinaia di migliaia di persone, pelopiù giovani e studenti, decisi a interrompere le lezioni scolastiche per un giorno pur di manifestare contro la crisi climatica e rivendicare un pianeta che ci appartiene. Naturalmente, tutte le manifestazioni vertono sulla prevenzione al riscaldamento globale e al cambiamento climatico, essendo questi i grandi gap ambientali che stanno venendo a mancare negli ultimi decenni.
Ma quando è iniziato Fridays For Future?
Cosa fa nascere questa giornata di proteste nel 2018? Ci arriviamo fra poco; ci sono appunto degli antefatti che hanno permesso a Greta Thunberg nel 2018 di portare questo evento a livelli mondiali. Nel 2015, un gruppo di studenti indipendenti da qualsiasi movimento ha invitato gli alunni – attraverso i social network – a saltare la scuola durante il primo giorno in cui si sarebbe tenuta la COP21 (cioè la Conferenza sul Clima dell’UNFCCC) e solo pochi giorni dopo, il 30 novembre, in oltre cento paesi si organizzano scioperi e manifestazioni che coinvolgono più di 50mila persone. Per la prima volta gli studenti di tutto il mondo chiedevano all’unisono energia pulita e fonti rinnovabili.
Nell’agosto 2018 la ragazza svedese Greta Thunberg si è seduta fuori dal Riksdag (il parlamento nazionale del regno di Svezia) con il cartello di chiara protesta “Skolstrejk för klimatet, letteralmente “sciopero nazionale per il clima”. La decisione della giovane, si è scoperto poi dalle interviste, nasceva da lacune ondate di calore anomale e disastrosi incendi che quell’estate martoriavano la Svezia. Greta chiedeva al governo svedese di ridurre le emissioni di anidride carbonica e di rispettare L’Accordo di Parigi. Greta avrebbe protestato ogni venerdì finché il governo svedese non si fosse allineato con l’Accordo. Da qui, lo slogan Fridays for Future. In poche settimane lo slogan è diventato motto, e il motto è divenuto movimento. Ispirato dalla tenacia di Greta, studenti di tutto il mondo hanno iniziato a scioperare per il clima, a manifestare nelle piazze e chiedere a gran voce che il loro futuro, insieme a quello del pianeta, venga rispettato.
Cosa chiedono i Fridays for future alle istituzioni
L’obiettivo ultimo di queste manifestazioni è di chiedere ai singoli governi dei paesi di rispettare gli accordi di Parigi sulle riduzioni delle emissioni di CO2. Dagli anni ’80 ad oggi le problematiche dell’inquinamento dell’aria e del riscaldamento globale vertono proprio sulle quantità – assolutamente riducibili – dell’anidride carbonica che ogni anno viene immessa nell’atmosfera. Nel mezzo di una crisi sanitaria (ma anche socio-politica) che stiamo vivendo con il fiato sospeso giorno dopo giorno, rimane di fondamentale importanza per gli attivisti di Fridays for Future lottare e far sentire la propria voce contro i colossi delle industrie. Affrontare l’ingiustizia climatica in cui viviamo significa rendersi conto dell’enorme divario fra chi inquina e chi subisce questo inquinamento. I Fridays for Future sono la chiamata disperata di tutti i giovani che dovranno vivere su questo pianeta per altri 50-60 anni e hanno già aperto gli occhi su una realtà tanto inquinata da apparire sempre grigia.
Fridays For Future in Italia
Il movimento internazionale è naturalmente arrivato nelle strade italiane. L’idea è piaciuta molto agli attivisti e ai giovani che, al di là di chi li accusa di “voler solo saltare un giorno di scuola”, sono determinati a comprendere la connessione tra la crisi climatica globale e la vulnerabilità dei gruppi più emarginati. Il racconto delle storie di chi non ha voce cambia totalmente la narrazione sulle urgenze mondiali riguardo il clima e promuove la democratizzazione e la cooperazione internazionale sull’emergenza climatica. In Italia le manifestazioni oggi si terranno in più di trenta città, da Nord a Sud, dai comuni più piccoli alle realtà più sviluppate. Fridays For Future colpisce senza nuocere, e lascia un’impronta – non quella ambientale – molto forte: vogliamo un mondo più pulito, e lo vogliamo ora.
Alcuni dicono che il miglior momento per agire sarebbe stato trent’anni fa, nel pieno di uno sviluppo produttivo ed industriale che ha coinvolto il mondo in una corsa sfrenata a chi produceva di più, più velocemente, senza pensare alle conseguenze climatiche. Ma tanti dicono che il pianeta ci sta lasciando aperte diverse opportunità, e vanno colte oggi. Si tratta di una responsabilità enorme, accollarsi i problemi creati da altri e trasformarli in un proposito su cui lavorare fin da subito. Aspettare non è più la soluzione, “guardiamo e vediamo che succede” non funziona con il clima: c’è bisogno dell’impegno di tutti per mettere in tasca i propri problemi e sobbarcarsi un dramma mondiale come quello climatico. I giovani, però, sono pronti a farlo.
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