Ritorniamo volentieri a parlare dell’Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi, una delle eccellenze italiane per tutto ciò che riguarda la gravidanza e la maternità: dopo aver presentato l’Associazione OBM e l’aiuto prezioso che offre a bambini e famiglie abbiamo avuto l’opportunità di conoscere il CAV – Centro di Aiuto alla Vita, presente all’interno della stessa struttura sanitaria.
Il CAV Buzzi nasce nel 2012 grazie alla determinazione e alla visione della Dott.ssa Paola Persico: fin da subito si è caratterizzato come un luogo speciale dove ogni persona può esprimere dubbi, paure e incertezze, senza timori di qualsiasi tipo. Nel 2016 Paola Persico ha ricevuto dal Comune di Milano l’Ambrogino d’oro per il suo impegno sociale: un impegno che la fondatrice ha iniziato dall’età di sedici anni, verso persone con handicap e anziani, per poi dedicarsi dopo la laurea in psicologia ai CAV di diverse strutture sanitarie.
Non sono poche le donne che vivono la gravidanza in circostanze complesse e come uno dei momenti più delicati della loro vita: il CAV Buzzi rappresenta per loro uno spazio di riflessione, comprensione e di dialogo prezioso, per non far sentire sola nessuna donna.
“Il principio fondamentale è la libertà e il rispetto”, spiega una delle operatrici: “nessuno viene giudicato, ogni scelta è libera”.
Dialogo aperto, accoglienza incondizionata e assenza totale di giudizio
Sono questi i pilastri fondamentali su cui si basa la filosofia del Centro, che si traducono in un approccio umano e rispettoso verso ogni donna che varca la soglia del CAV. “Il nostro scopo è aiutare il maggior numero di donne, con maternità difficili o impreviste”, spiega la dott.ssa Persico, “affinché possano fare una scelta libera e consapevole riguardo al proprio futuro di mamma”.
La decisione di abortire non è sempre frutto di una scelta libera e consapevole, ma spesso è dettata da condizioni di incertezza economica, vulnerabilità personale o, peggio, dalla pressione esercitata da pregiudizi, relazioni familiari complicate o contesti affettivi borderline. Sono gli stessi dottori che praticano l’interruzione di gravidanza a informare le donne sull’esistenza del CAV e alla possibilità di essere aiutate concretamente.

Uno degli aspetti più significativi del CAV Buzzi è proprio il suo forte rapporto con l’ospedale stesso: la cooperazione è così stretta al punto da avere una stanza vicino all’ambulatorio per l’interruzione di gravidanza, una realtà unica in tutta Italia con questo tipo di collaborazione.
“È già successo che delle donne fossero sul lettino per abortire e piangessero”, ricorda Paola: “ci hanno chiamato, abbiamo offerto la possibilità di parlare con noi, di considerare alternative”. Avere un momento di riflessione e di confronto per queste donne è cruciale: oltre a ricevere un’informazione molto precisa, spesso scoprono la possibilità di ricevere aiuti e supporti concreti.
Il supporto offerto dal Centro si adatta alle necessità specifiche di ogni situazione: “forniamo diversi tipi di aiuti”, continua la dott.ssa Persico, “a partire dal percorso d’ascolto per non farle sentire da sole, e al supporto psicoterapico”.
Viene offerta anche un’assistenza legale, particolarmente importante nelle situazioni di violenza domestica: “in questi casi aiutiamo le donne a trovare il coraggio e la forza di fare denuncia”, sottolinea l’Avvocato Greta De Luca, un’altra collaboratrice, “quindi ci adoperiamo per trovare alloggi sicuri, perché spesso queste donne perdono tutto e si ritrovano senza niente”.
Aiuti concreti, fra arte e mercatini

Un aspetto particolarmente innovativo riguarda il percorso di arteterapia che affianca la consulenza psicologica: “l’arteterapia è un’alternativa al linguaggio”, spiega Diana Bilotta, l’arteterapeuta del centro, “attraverso cui le persone riescono a comunicare le proprie emozioni, rielaborando i loro traumi”. Usando i vari materiali artistici, sia donne che uomini esprimono quello che certe volte non viene detto con le parole.
Si tratta di un percorso molto efficace, di cui Diana ricorda esempi assai significativi: “una signora straniera ha espresso con un disegno il suo bisogno di ritrovare il nucleo familiare, un padre è riuscito a rappresentare il suo rapporto con la figlia, una persona che ha subito violenza ha esternato il suo dolore con l’arte”.
Il Centro offre poi aiuti materiali, dato che la maggioranza delle donne proviene da fasce sociali di grande povertà: “spesso cerchiamo di aiutarle fornendo pannolini gratis per un anno”, spiega un’operatrice, “come pure latte, omogeneizzati, corredi per neonato, giocattoli, fino a carrozzine e altri accessori”.
Inoltre, esiste un “negozietto solidale”, dove le mamme possono scegliere vestiti e attrezzature per i loro bambini: è tutto organizzato in maniera da dare dignità e autonomia alle madri, che non si sentono semplicemente oggetto di carità, ma protagoniste attive delle scelte per sé e per i propri figli. Chi ci parla è Antonietta Marchetti, una volontaria storica di oltre ottant’anni, che con il suo negozietto e i vestitini per i bambini viene spesso ospitata da parrocchie e altre strutture, così da sostenere il lavoro del CAV.

Chiunque può poi offrire un aiuto (fiscalmente detraibile) con l’adozione a distanza del Progetto Cicogna, per sostenere economicamente una mamma dal 6° mese di gravidanza sino al 9° mese di vita del bambino. Analogamente il Progetto Gemma offre un sostegno economico mensile continuativo: sono piccole cifre che quasi sempre vengono allocate per pagare le bollette e altre spese specifiche.
Infine il Cav riceve talvolta il sostegno da aziende per progetti specifici: “l’iniziativa Dote Crescita di Enel”, ricorda Paola, “ci ha consentito di estendere il supporto fino al secondo anno di età del bambino”.
Progetti per il reinserimento lavorativo

Le operatrici del CAV Buzzi confermano la situazione, ancora troppo frequente nel nostro paese, riguardanti le donne che sospendono il lavoro per l’arrivo di un figlio: le conseguenze sono il rallentamento o il blocco del percorso di carriera, fino ad arrivare alla perdita del lavoro stesso.
Per questa ragione l’8 maggio viene lanciato il progetto Working Mama, rivolto ad aiutare le madri a inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro dopo la gravidanza. In collaborazione con Gesfor, un’agenzia per la ricerca del lavoro che ha deciso di focalizzarsi sulle mamme, viene offerto un percorso personalizzato: alcuni professionisti aiuteranno le madri a fare il bilancio delle loro competenze, indirizzandole poi su corsi gratuiti, fino alla presentazione alle aziende clienti.
L’iniziativa è nata dalla collaborazione fra Valentina Mura di Gesfor con Cosima Marcianò, la figlia maggiore di Paola Persico, che collabora con il CAV fin da giovanissima. Inoltre, lo stesso ospedale Buzzi ha fornito un supporto importante, impegnandosi anche direttamente nell’individuare donne a target.
Un legame che non si interrompe
Uno degli aspetti più belli del Centro è il rapporto che si crea con le madri, un legame che spesso continua nel tempo, grazie a un’amicizia che negli anni diventa volontariato. “Avrei moltissime storie emozionanti da raccontare”, sottolinea Paola Persico, “come quella mamma che è venuta da noi come studentessa di medicina e dopo essersi laureata e diventata madre, ha adottato delle mamme col progetto Cicogna”.
Vicende che testimoniano come il supporto del CAV Buzzi non sia solo un aiuto momentaneo, ma l’inizio di un percorso di rinascita e crescita personale, in cui le donne che hanno ricevuto aiuto diventano, a loro volta, parte di quella rete di solidarietà che sostiene altre madri in difficoltà.
Il CAV Buzzi dimostra dunque come l’accoglienza, l’ascolto e il supporto possano fare la differenza nella vita di molte donne: in un luogo dove nessuna è costretta a prendere decisioni non volute, ma dove ognuna può trovare il contesto e il tempo per riflettere sulla propria maternità, con la consapevolezza di non essere sola.
Mentre talvolta si semplificano o banalizzano temi così delicati, il Centro continua a offrire spazi di dialogo e comprensione, attraverso quella solidarietà e accoglienza con cui prendersi cura dei cittadini più vulnerabili.
Dalla sua nascita il CAV ha visto nascere oltre 2.550 bambini e bambine, e la frase più ricorrente espressa dalle mamme e dai genitori è “grazie per avervi incontrato e per averci aiutato a far nascere nostro figlio“. “Questo ci dà una gioia immensa”, conclude la dott.ssa Persico, “perché conferma che, quando una donna si sente sostenuta e non giudicata, può trovare la forza di fare scelte autenticamente libere e consapevoli”.