La musica arriva dritta al cuore, è capace di superare qualsiasi barriera sociale, religiosa, razziale, ed è sempre capace di donare a tutti una grande gioia: ne abbiamo più volte parlato su queste pagine, ad esempio con lo straordinario progetto Koolulam, capace di unire israeliani, palestinesi, cristiani, islamici in un abbraccio di pace che ruota attorno a una canzone.
Ma ancora di più quando si parla di disabilità e inclusione: qui il metodo della Fondazione Esagramma ha fatto scuola, fino a far nascere nel 2000 l’omonima Orchestra, che ha sempre regalato emozioni incredibili a chi l’ha potuta ascoltare.
Proprio in quest’ottica è nata a Roma nel 2022 la Blind Inclusive Orchestra, fondata dal compositore e direttore d’orchestra Alfredo Santoloci: il maestro racconta che l’ispirazione gli è nata guardando le Paralimpiadi in Cina, quando vide una formazione di fiati composta da ragazzi non vedenti. Colpito da quel senso del ritmo e dall’intonazione ha pensato di avviare un progetto analogo nella capitale.
Dopo pochi mesi l’ensemble musicale ha iniziato a muovere i primi passi, facendo ancora una volta cambiare la percezione della disabilità: il suo approccio all’inclusione musicale trascende le barriere tradizionali tra musicisti vedenti e ipovedenti.
Rompere le barriere attraverso il suono
Ciò che rende la Blind Inclusive Orchestra davvero innovativa non è solo la sua composizione (circa un terzo dei suoi membri è cieco o ipovedente), ma anche la sua metodologia. Santoloci, già direttore del prestigioso Conservatorio di Santa Cecilia, ha sviluppato un metodo pionieristico di direzione uditiva che consente ai musicisti di seguire le indicazioni attraverso supporti auricolari.
Questa tecnica di direzione vocale elimina la dipendenza dagli spunti visivi che tradizionalmente escludevano i musicisti ciechi dalle impostazioni orchestrali. “La musica si presta naturalmente all’inclusione”, spiega Santoloci, “poiché è un linguaggio che opera oltre la vista, raggiungendo direttamente il cuore e lo spirito”.

La versatilità dell’orchestra è poi notevole: si può esibire in una formazione ridotta, come un ottetto di fiati a cappella, fino a un’orchestra sinfonica completa con coro, per un totale di 70 musicisti. Analogamente il repertorio proposto è assai ampio e diversificato e spazia dai capolavori barocchi agli standard jazz, fino alle colonne sonore contemporanee di compositori come Duke Ellington, Ennio Morricone, Nino Rota e Nicola Piovani.
Questa diversità musicale ha un duplice scopo: sia offrire esecuzioni che valorizzano la bravura tecnica dell’orchestra, ma soprattutto dimostrare che l’inclusione non deve necessariamente avvenire a scapito dell’eccellenza artistica.
Impatto e consapevolezza sulla comunità

L’impatto dell’orchestra si estende oltre le sale da concerto: il 29 marzo 2025, l’ensemble terrà un concerto gratuito presso il centro commerciale CinecittàDue di Roma, organizzato dalla Fondazione IRBM come parte di un programma di sensibilizzazione più ampio. L’evento mira a dimostrare le straordinarie capacità delle persone con disabilità, specie nei settori artistici e sportivi.
L’arricchimento fornito dall’inclusione offre agli ascoltatori una sinfonia magica, note musicali in grado di superare qualsiasi diversità. Il progetto dell’Orchestra offre a tutti l’opportunità di comunicare attraverso la musica, ribadendo che le barriere sono spesso costruite da preconcetti e pregiudizi, che crollano quando si trovano di fronte alla realtà.
Guardando al futuro, l’orchestra sta sviluppando corsi di lettura musicale in Braille per potenziare ulteriormente i musicisti ipovedenti. Questa componente educativa riflette l’impegno verso un cambiamento concreto che superi qualsiasi rischio di limitarsi a un’inclusione simbolica.
Mentre le sedi dei concerti danno quasi sempre priorità alla sostenibilità ambientale, non va invece tralasciato l’impegno della Blind Inclusive Orchestra nella sostenibilità sociale. Creando spazi in cui le diverse abilità non sono solo accolte ma valorizzate, l’orchestra fornisce un modello di come le istituzioni culturali possono guidare nella costruzione di società più inclusive.