Olivetti è società benefit

Olivetti, la storica azienda italiana della tecnologia, precursone di quelle che oggi sono definite ‘tech company’, ha annunciato la trasformazione in società benefit, abbracciando il modello di impresa che coniuga il duplice obiettivo di perseguire profitto ma anche finalità di beneficio comune.

Una trasformazione che sarebbe piaciuta ad Adriano Olivetti, il fondatore di questa impresa, che ai suoi tempi già sosteneva il ruolo sociale delle aziende sul territorio e affermava ‘la fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia’.

Imprenditore di spicco del dopoguerra italiano, Uomo di grande e singolare rilievo nella storia italiana del secondo dopoguerra, si distinse per i suoi innovativi progetti industriali basati sul principio secondo cui il profitto aziendale deve essere reinvestito a beneficio della comunità.

Società benefit ante litteram

Se c’è un’azienda che in Italia può essere considerata una società benefit ante litteram, questa è la Olivetti di Adriano Olivetti. Quando quest’ultimo improvvisamente morì di ischemia cerbrale il 27 febbraio 1960, l’azienda, fondata dal padre Camillo Olivetti come prima prima fabbrica italiana di macchine per scrivere e da lui guidata con grande senso dell’innovazione per lungo tempo, vantava una presenza su tutti i maggiori mercati internazionali, con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all’estero. Aveva da poco lanciato il progetto Elea, che riguardava lo sviluppo di calcolatori elettronici centrali che furono i primi al mondo interamente realizzato con componenti a stato solido. I primi computer all’avanguardia della storia sono nati in Italia, grazie alla Olivetti.

Molte considerazioni complottistiche sono state fatte negli anni sulla morte di Olivetti e dell’ingegnere Mario Tchou avvenuta l’anno seguente, lo stesso Carlo De Benedetti, presidente della Olivetti dal 1978 al 1996, dichiarò a un programma radiofonico: “In Olivetti c’era la convinzione che fosse stato ucciso dai servizi segreti americani”, ipotizzando che l’incidente di Tchou fosse stato in qualche modo provocato per favorire l’IBM, che di lì a poco avrebbe portato sul mercato il suo 7090, primo computer interamente a transistor.

Questa è la storia di Olivetti, che si è poi negli anni trasformata ha vissuto momenti più critici e si è trasformata in un centro di competenze per diventare oggi la società del Gruppo TIM specializzata nell’Internet of Things.

La visione di Olivetti diventa società benefit

Ingegnere, imprenditore, pensatore e politico (fu anche deputato della Repubblica), Olivetti aveva maturato un’idea molto precisa del ruolo che ‘la fabbrica’ poteva avere per la società e la sua comunità, i suoi stakeholder diremmo oggi.

Olivetti credeva nell’importanza della comunità come forma di autogoverno e nella quale l’azienda doveva contribuire con le sue capacità distribuendo non solo stipendi, ma anche servizi, benessere ai dipendenti, salute, istruzione, occasioni di crescita. In un’epoca in cui lo sfruttamento dei lavoratori nelle fabbriche era la prassi, Olivetti promuoveva, concretamente, un’organizzazione del lavoro che comprendeva un’idea di felicità collettiva che generava efficienza. Gli operai vivevano in condizioni migliori rispetto alle altre grandi fabbriche italiane: ricevevano salari più alti, vi erano asili e abitazioni vicino alla fabbrica che rispettavano la bellezza dell’ambiente, i dipendenti godevano di convenzioni.

Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande.

Adriano Olivetti – fonte: https://it.wikiquote.org/wiki/Adriano_Olivetti

Tutti valori che oggi ci riportano alle società benefit che perseguono, in aggiunta al profitto, specifiche finalità di beneficio comune, con l’obiettivo di generare valore per i cittadini e la società nel suo complesso.

Diventando Società Benefit ‘Olivetti si impegna a contribuire alla creazione di una società digitalizzata sostenibile dove tutti sono responsabili della tutela degli ecosistemi’, e conferma di voler ‘operare in modo tale da ottimizzare l’impatto positivo verso i dipendenti, le comunità di riferimento e l’ambiente’.

Gruppo TIM e la sostenibilità

Dicevamo che oggi Olivetti fa parte del Gruppo TIM, e la sua trasformazione in società benefit rientra nelle più ampie strategie di sostenibilità del Gruppo.

Anche un’altra controllata TIM – Noovle, attiva nel settore IT – è società benefit.

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