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Il passaggio dall’utilizzo di combustibili fossili a quello di fonti energetiche rinnovabili è di fondamentale importanza per garantire al nostro pianeta e a noi stessi un futuro più sicuro e sostenibile. Secondo un articolo del Sole 24h, infatti, se le emissioni di CO2 dovessero rimanere tali, entro il 2050 la civiltà umana collasserà a causa del cambio climatico. Proprio per queste ragioni si sente parlare sempre più spesso della necessità di una transizione ecologica.
Transizione ecologica in Italia
La maggior parte dei paesi e aziende mondiali si stanno muovendo verso la trasformazione del sistema produttivo sostenibile, ambientale ed economico per cercare di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030.
Per attuare questo piano nel miglior modo possibile, nel febbraio del 2021 nasce un nuovo ministero in Italia e cioè il ministero della transizione ecologica. Questo nuovo organo va a sostituire il ministero dell’ambiente e della tutela del territorio perché si focalizza maggiormente sulla politica energetica garantendo tutela del territorio, dell’ambiente, del mare e delle politiche energetiche.
Per quanto riguarda il nostro paese, uno dei problemi fondamentali è rappresentato dalla burocrazia. Il Ministro della transizione ecologia, Cingolani, dice che è essenziale che ci sia anche una transizione burocratica, dato che di questo passo non riusciremo a ridurre le emissioni previste del 40% entro i prossimi 100 anni. La causa di ciò è da ritrovare nella complessa burocrazia presene in Italia che, per determinate autorizzazioni, richiede addirittura dai 1000 ai 1200 giorni.
Proprio per tale motivo si è presentato al nostro Presidente del Consiglio, Mario Draghi, una bozza su un decreto contro la “burocrazia verde”, estremante utile per accelerare i tempi della transizione ecologica attraverso l’installazione di 6 o 7 gigawatt di energie rinnovabile.
Ma quali sono i progetti statali per una transizione ecologica funzionale?
La transizione ecologica: i progetti dello Stato
Il ministro della transizione ecologia italiano parla di una vera e propria “Rivoluzione verde” necessaria per diminuire al massimo le emissioni. Chiamasi rivoluzione perché, attraverso tale progetto e con i fondi del PNRR, si andranno a modificare una pluralità di settori come, ad esempio, lo smaltimento di rifiuti, il trasporto pubblico e la produzione di energia.
L’obiettivo prefissato è quello di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 55% entro il 2030. Obiettivo che, per essere raggiunto, necessita di cambiamenti radicali nel nostro sistema produttivo.
Si punterà, infatti, sulla produzione energetica attraverso centrali eoliche e fotovoltaiche per far in modo che circa il 70-72% dell’energia prodotta provenga da fonti rinnovabili non inquinanti. Per questo la maggior parte della nostra energia avrà origine da fonti naturali come luce solare e vento. Per sopperire alle eventuali mancanze energetiche si tenderà a produrre il restante 28% dell’energia attraverso gas naturale. Esso è sì un combustibile, ma emette molta meno anidride carbonica rispetto al carbone: proprio per questo motivo si sta attuando anche un vero e proprio processo di decarbonizzazione.
Il ministro Cingolani parla anche di interventi nel campo agricolo. Questo settore, secondo uno studio condotto dall’ISPRA, produce circa il 7% delle emissioni nazionali di gas serra. Ci si focalizza quindi anche sulla sostituzione dei trattori, concentrandosi sull’utilizzo di mezzi a gas che prenderanno il posto di quelli a diesel.
Insomma, il punto chiave di questa transizione ecologica è rappresentato dalle energie rinnovabili anche per quanto riguarda i trasporti urbani. L’energia prodotta per ricaricare i mezzi elettrici, ad oggi, infatti, deriva dal carbone e olio combustibile, quindi, bisogna cercare di produrre questa energia azzerando le emissioni di anidride carbonica. Effettivamente ha davvero poco senso acquistare un mezzo elettrico per la salvaguardia dell’ambiente se la sua ricarica deriva dalla combustione di carbone e petrolio. Ovviamente, per non farsi trovare impreparati, sarà necessario installare già da adesso migliaia di colonnine per la ricarica di mezzi elettrici.
Altro argomento chiave è rappresentato dal trasporto pubblico. Numerosi sono gli autobus urbani obsoleti che inquinano davvero in maniera eccessiva. Per questa ragione è stato previsto un incentivo per sostituire questi ultimi con mezzi più moderni e meno inquinanti.
Un altro progetto sulla quale porre l’attenzione per quanto riguarda la transizione ecologica è il progetto “Isole Verdi”.
Questo programma riguarda le isole minori e ha lo scopo di migliorare in termini ambientali ed energetici tali territori superando innanzitutto i problemi legati alla scarsa o nulla connessione con la terra ferma, oltre a rendere le provviste idriche più disponibili.
Questa mancata connessione rende lo smaltimento dei rifiuti un argomento molto sensibile sulla quale è necessario attuare delle modifiche per rendere tale processo sostenibile.
Le 19 isole minori presenti in Italia, inoltre, hanno un grandissimo potenziale di miglioramento per quanto riguarda la produzione di energie rinnovabili e la stessa gestione dei rifiuti. Si sta pensando, quindi, di trasformare queste ultime in laboratori per lo sviluppo di modelli 100% sostenibili e auto-sufficienti così da combattere anche i problemi della distanza con la terraferma.
Gli interventi su queste isole, inoltre, riguardano anche la mobilità a emissioni zero che hanno come soggetti principali barche e autobus.
Tradizione ecologia aziendale: il progetto San Pellegrino
Uno dei progetti prioritari della nota azienda di bevande Sanpellegrino per quanto riguarda la transizione ecologica riguarda proprio la logistica e l’impatto ambientale che essa ha.
La Sanpellegrino, infatti, si sta impegnando per garantire il rispetto dell’ambiente attraverso la logistica sostenibile. Questo progetto ha come obiettivo quello di trasportare il 45% di acqua attraverso mezzi ecosostenibili come, ad esempio, quelli a gas o elettrici. Secondo uno studio condotto dall’agenzia Europea dell’ambiente, autovetture, furgoni, e autobus producono da soli il 70% delle emissioni di gas che hanno un grande impatto negativo sull’effetto serra.
Il noto brand di bevande, inoltre, tende a preferire trasporti navali e su rotaie prediligendo anche mezzi alimentati a Lng cioè un gas naturale liquefatto. Attraverso questo cambiamento si ridurrebbero le emissioni di Co2 del 15% rispetto all’utilizzo di veicoli a diesel.
ENEA e Eni per l’ambiente: la Joint Cooperation Agreement
L’ENEA, cioè l’agenzia nazione per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo ecosostenibile, assieme all’Eni, hanno annunciato una nuova collaborazione di durata triennale chiamata Joint Cooperation Agreement. Questo progetto ha l’obiettivo di realizzare progetti di decarbonizzazione attraverso lo sviluppo di tecnologie, prototipi e processi innovativi.
Si tratta quindi di produrre energia attraverso fonti rinnovabili e bassa emissione di Co2. Per far questo ENEA si impegnerà a mettere le proprie competenze, infrastrutture e capacità d’innovazione a disposizione di Eni, azienda leader nel settore energetico.
In particolare, l’obiettivo è quello di sviluppare partnership con le diverse imprese per favorire il trasferimento di tecnologie innovative e servizi avanzati per una crescita eco-sostenibile dell’impresa stessa.
In questa collaborazione, infatti, si parla anche di super computing e superconduttività che sono dei processi utili a valorizzare al massimo gli scarti e per aumentare la produzione di biogas e biometano proveniente dagli stessi rifiuti. Tutti questi progetti della quale abbiamo parlato in questo articolo sono di fondamentale importanza per diminuire al massimo le emissioni e l’inquinamento e accelerare sulla riuscita di tali piani è essenziale per la nostra sopravvivenza.