Lavoro, Inclusione, Equità 2024, l’indagine di Fondazione Libellula

L.E.I. 2024 (Lavoro, Equità, Inclusione) è la survey realizzata da Fondazione Libellula e presentata in questi giorni a Milano: una fotografia della violenza di genere sui posti di lavoro

Fondazione Libellula è nata da Zeta Service nella città di Milano. Il suo obiettivo è quello di agire a livello culturale per prevenire e contrastare la violenza sulle donne e la discriminazione di genere. Si rivolge alle donne che lavorano, ma è attenta alla violenza di genere in ogni ambito della vita e della società.

Comprende un network di oltre cento aziende, con le quali organizza attività dedicate a collaboratori e collaboratrici su stereotipi, molestie, empowerment e linguaggio inclusivo. Fondazione Libellula realizza progetti di cura per supportare economicamente le donne che escono da situazioni di violenza, promuove il loro reinserimento lavorativo, aiuta il personale degli ospedali a riconoscere i segni della violenza domestica, diffonde consapevolezza e strumenti di prevenzione sul territorio sostenendo chi vive situazioni di vulnerabilità.

In questa settimana nella quale ricorre la Giornata Internazionale della Donna, Fondazione Libellula ha presentato i risultati della Survey 2024 insieme a 3Bee, la naturetech company italiana che sviluppa tecnologie per il monitoraggio e la tutela della biodiversità. Quando parliamo si sviluppo sostenibile, non ci riferiamo solo al campo ambientale, ma anche a quello economico e sociale. Per questo 3Bee e Fondazione Libellula hanno presentato anche la loro nuova collaborazione che prevede un programma di formazione aziendale innovativo dedicato a promuovere la sostenibilità in ogni ambito lavorativo e personale.

L’impatto della violenza di genere in Italia e in Europa

Secondo l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la violenza di genere coinvolge circa un terzo delle persone di sesso femminile in tutto il mondo, indipendentemente dalla loro appartenenza a diverse fasce socio-culturali della popolazione. Si tratta di un problema che si manifesta in vari contesti sociali, dall’ambiente domestico alla scuola, fino al lavoro, che contribuiscono in maniera importante alla costruzione dell’identità e del benessere femminile.

La piramide della violenza di genere vede all’apice il femminicidio, ma i gradini al di sotto di questi episodi sono numerosi. Per citarne solo alcuni: gli stereotipi di genere e il linguaggio, il body shaming, le molestie fisiche, verbali, economiche, lo stalking e il controllo, gli abusi e gli stupri.

La violenza di genere si configura come una violazione dei diritti umani, oltre ad essere un grave problema di salute pubblica, con effetti a breve, medio e lungo termine. L’Italia, rispetto all’Europa, presenta dei dati ancor più preoccupanti: da oltre 10 anni è all’ultimo posto in termini di parità di genere in relazione alla segregazione lavorativa, alla partecipazione ai processi decisionali e alla qualità del lavoro e della conciliazione.

I dati ISTAT del 2018, riferiti agli anni 2016-2017, dicevano che:

• Circa il 9% delle donne tra i 15 e i 65 anni nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche sul luogo di lavoro,

• Il 7,5% delle donne lavoratrici ha subito qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere o mantenere un lavoro,

• Il 32% dei ricatti avvengono quotidianamente o settimanalmente,

• Le violenze sono croniche, durano a lungo: circa il 62% delle violenze sul lavoro dura da 10 anni, il 30% tra i cinque e i dieci anni, il 2% è stato registrato da meno di due anni.

• nell’80% dei casi, la vittima non parla con nessuno della violenza subita.

Partendo da questi dati generali, vediamo cosa è emerso dalla survey L.E.I. 2024.

Il campione di donne che ha partecipato alla Survey L.E.I. 2024

“Ti Tocca” è il titolo scelto da Fondazione Libellula per l’ebook che raccoglie i dati dell’indagine svolta su 11.201 donne che lavorano come dipendenti. Si tratta della seconda edizione di questa raccolta dati: la prima è stata fatta nel 2022 e ha coinvolto 4.300 lavoratrici.

Le donne sono maggiorenni e appartengono alle diverse fasce di età. Tutti i titoli di studio sono rappresentati: da nessun titolo, fino alla formazione post-laurea.

Il 68% delle donne è dipendente a tempo pieno, il 13% part-time. Sono presenti libere professioniste (10%) e imprenditrici (1,5%) e sono rappresentate anche donne inoccupate, disoccupate, stagiste e tirocinanti in percentuali minori del 3% per ciascuna di queste categorie.

In base al ruolo in azienda, tra le donne che hanno partecipato al sondaggio L.E.I. 2024 troviamo:

59% impiegata; 22% quadro/manager/dirigente; 3% operaia; 16% altro.

I settori lavorativi più rappresentati sono: comunicazione, marketing e pubblicità (15%), risorse umane e formazione (14%), commerciale e acquisti (12%).

Le aree geografiche italiane coinvolte sono quelle del Nord Ovest (49%), Nord Est (18%), Centro (18%) e Sud e Isole (15%).

Il 43% delle donne che hanno preso parte alla survey di Fondazione Libellula L.E.I. 2024 (Lavoro, Equità, Inclusione) dichiara di occuparsi della cura dei genitori o parenti. Il 52% del totale ha figli.

I risultati della Survey di Fondazione Libellula

I risultati del sondaggio L.E.I. 2024 sono stati riuniti in un ebook che è possibile scaricare dal sito di Fondazione Libellula.

Riassumiamo alcuni dei dati più allarmanti.

Riguardano la sicurezza delle donne sul posto di lavoro, dati sui quali ci siamo fermati a riflettere durante la giornata di presentazione di questo lavoro sulla parità di genere:

  • Il 40% delle donne ha subito contatti fisici indesiderati sul posto di lavoro
  • Quasi 7 donne su 10 hanno ricevuto complimenti e allusioni e 7 donne su 10 sono state oggetto o hanno sentito battute sessiste
  • Il 43% delle donne ha subito avance esplicite indesiderate
  • Il 27% delle donne ha subito richieste o comportamenti di natura sessuale non graditi o non sollecitati
  • Circa il 60% delle donne ha una retribuzione inferiore al collega uomo a parità di ruolo, responsabilità e anzianità di servizio
  • Il 65% delle donne è considerata aggressiva se dimostra ambizione e/o assertività
  • 6 donne su 10 sentono circolare l’idea che una donna che fa carriera ha usato la leva della seduzione per ottenere i suoi obiettivi
  • 1 donna su 2 sente dire che non ha competenze da leader, che, in generale, è meno competente di un uomo
  • 6 donne su 10 non vengono chiamate col titolo professionale ma signora/signorina/ragazza

Un tema molto attuale è quello dell’abbigliamento sul luogo di lavoro. Anche in questo caso, si nota una notevole differenza di genere: per paura di incorrere in commenti o attenzioni indesiderate sul proprio corpo, 1 donna su 2, soprattutto tra le più giovani, modifica il proprio abbigliamento.

Il lavoro di cura spetta ancora alle donne. Sette donne su dieci vedono rallentato il proprio percorso di crescita a causa della maternità o di altri ruoli di cura e sette volte su dieci, la maternità è vista come una conseguenza negativa per l’azienda. Oltre il 75% delle caregiver sono donne che vedono rallentato il loro percorso lavorativo.

Le donne al vertice subiscono situazioni di violenza maggiore: il 47% delle donne dirigenti e il 54% delle imprenditrici hanno subito contatti fisici indesiderati. Inoltre il 70% delle imprenditrici vengono interrotte quando parlano in riunione e il 64% sente di non poter parlare liberamente delle proprie responsabilità famigliari e di cura.

Per quanto riguarda il rapporto col denaro, i dati sono in miglioramento: il 92% delle donne dichiara di occuparsi in autonomia della gestione delle proprie finanze e l’89% possiede un conto corrente intestato solo a sé.

Ma è anche vero che una donna su due non ha mai chiesto un aumento di stipendio nella sua vita lavorativa: il 34% perché crede che sia l’azienda a doverle proporre l’aumento, il 23% perché non si sente di fare questa richiesta.

Cosa fare in concreto per contrastare la violenza di genere

Le leggi e le sanzioni sono importanti, ma non sono l’unica soluzione, se pensiamo che oggi le donne vittime di stupro devono dimostrare la propria innocenza, ovvero il proprio dissenso. Come è emerso nella giornata di confronto e di presentazione della L.E.I. 2024 (Lavoro, Equità, Inclusione), il tema del potere e del patriarcato sono ancora molto radicati nella nostra società.

L’innovazione è un motore molto importante in ogni settore della vita privata e lavorativa, ma spesso si scontra con forti pregiudizi difficili da sradicare che limitano le donne nella vita privata e lavorativa.

Giornate di incontro e confronto sono molto importanti, così come lavorare sull’educazione e sul linguaggio. Occorre porsi alcune domande, una in particolare: è necessario parlare di corpo nelle relazioni di lavoro?

No al sessismo benevolo travestito da gentilezza, nascosto in quelle frasi come “le donne non si toccano nemmeno con un fiore”. Occorre scardinare numerosi pregiudizi che sono ancora molto diffusi. Ad esempio, la conciliazione riguarda donne e uomini insieme, così come la cura e l’accudimento.

Il linguaggio è importante anche nello scegliere di usare il femminile nei ruoli al vertice per riconoscere pari professionalità ad uomini e donne. Il linguaggio cambia, il mondo cambia: alleniamoci al cambiamento, all’inclusione, alla parità di genere. Torniamo all’importanza dei valori, dell’impegno e della cultura aziendale.

In conclusione di questa presentazione, una nuova figura professionale e una di gruppo che stanno emergendo e delle quali ci sarà molto bisogno: il consigliere di fiducia e i gruppi non violenti di auto coscienza maschile.

Il consigliere di fiducia è una persona esterna all’azienda e imparziale, ma inserita nella policy aziendale. Riceve segnalazioni da chi vede o subisce forme di violenza e interviene direttamente sul singolo o sul gruppo maltrattante. Supporta le risorse umane e le persone, fa cultura e formazione. Ha competenze psicologiche e sulla normativa di genere. È un ruolo ricoperto da donne ma aperto al mondo maschile.

In Italia e a Milano stanno nascendo e sono sempre più numerosi i gruppi non violenti di auto coscienza maschile, luoghi di ritrovo per uomini che vogliono confrontarsi e sentirsi liberi di esprimere emozioni, raccontare episodi vissuti e confrontarsi sui modelli maschili e femminili della società moderna.

Spero possano aiutare nel comprendere che la violenza di genere non riguarda solo le donne, ma soprattutto gli uomini e l’intera società.

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