Banche e PMI, i 45 indicatori per l’accesso al credito

L’integrazione dei 45 Indicatori ESG nel dialogo di sostenibilità tra PMI e Banche: il quadro normativo e i benefici per l’accesso al credito. Una sintesi dell'avvocato Cosimo Summa

Nell’attuale contesto normativo e di mercato, il rapporto tra PMI e istituti bancari e’ sempre più incentrato sulla sostenibilità. La crescente attenzione verso i criteri ESG – ambientale, sociale e di governance – non è solo una spinta volontaria, ma risponde a precise direttive e regolamenti emanati in ambito europeo. Attraverso il ddocumento “Dialogo di Sostenibilità tra PMI e Banche” il MEF ha introdotto 45 indicatori e nuove linee guida sulle priorità di sviluppo sostenibile per le PMI, con l’obiettivo di costruire un linguaggio condiviso tra banche e piccole e medie imprese, orientato a rendere più trasparente e verificabile l’impegno delle aziende nella sostenibilità e agevolarne l’accesso al credito.
L’articolo approfondisce il quadro normativo europeo, i vantaggi per le PMI, e l’importanza dei 45 indicatori come strumenti di valutazione e trasparenza, soffermandosi sugli articoli chiave delle normative in questione e sulle implicazioni di un accesso agevolato al credito per le PMI che dimostrano un elevato profilo ESG.

Il quadro normativo: principali direttive e regolamenti europei

Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha sviluppato un quadro normativo articolato volto a promuovere la sostenibilità attraverso l’integrazione dei criteri ESG nelle decisioni finanziarie. Le normative di riferimento, tra cui il Regolamento (UE) 2020/852 sulla tassonomia delle attività eco-sostenibili, il Regolamento (UE) 2019/2088 sulla disclosure delle informazioni ESG (SFDR), e la proposta di Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), pongono le basi per l’adozione di pratiche di sostenibilità nelle PMI, assicurando standard uniformi e trasparenti.

Regolamento UE 2020/852 sulla Tassonomia delle attività sostenibili

Il Regolamento UE 2020/852, noto come Regolamento Tassonomia, mira a stabilire criteri uniformi per identificare le attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale. Esso introduce sei obiettivi ambientali chiave (tra cui la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici) e stabilisce che un’attività è considerata sostenibile solo se contribuisce in modo sostanziale a uno di questi obiettivi senza arrecare danno agli altri (principio del “Do No Significant Harm”, o DNSH).
L’articolo 3 del Regolamento definisce il concetto di sostenibilità delle attività economiche, mentre l’articolo 9 stabilisce gli obiettivi ambientali che le attività devono perseguire.
Tale regolamento obbliga le PMI, che desiderano accedere al credito a tassi agevolati, a dimostrare la propria adesione agli obiettivi ESG per essere riconosciute come attività eco-sostenibili.
Attraverso i 45 indicatori ESG, le PMI possono quindi dimostrare la conformità ai criteri tassonomici, facilitando la valutazione di sostenibilità da parte delle banche.

Regolamento UE 2019/2088 sulla disclosure delle informazioni ESG (SFDR)

Il Regolamento UE 2019/2088, noto come Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), impone agli operatori del mercato finanziario l’obbligo di fornire trasparenza riguardo ai rischi e agli impatti negativi delle proprie attività ESG. Tale regolamento disciplina le modalità di presentazione e divulgazione delle informazioni finanziarie in relazione agli aspetti ESG, prevedendo requisiti specifici per le informazioni sui prodotti finanziari.
L’articolo 4 del SFDR introduce l’obbligo di disclosure sui principali effetti negativi delle decisioni di investimento sui fattori di sostenibilità, mentre l’articolo 6 specifica l’obbligo di informare circa il modo in cui i rischi di sostenibilità sono integrati nelle decisioni di investimento.
In questo contesto, le PMI possono beneficiare dei 45 indicatori per rendere misurabile l’impegno ESG, migliorando la trasparenza e facilitando il confronto tra i potenziali investimenti, aumentando così l’interesse degli istituti di credito.

La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)

La CSRD, che amplia il perimetro della Direttiva 2014/95/UE sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD), introduce requisiti di rendicontazione dettagliati per le imprese di tutte le dimensioni, comprese le PMI, con l’obiettivo di allinearsi alla tassonomia ESG dell’UE.
La CSRD mira a migliorare la qualità, la comparabilità e l’affidabilità delle informazioni ESG divulgate, ponendo le basi per una reportistica uniforme, dettagliata e verificabile.
L’articolo 19 della CSRD prevede la definizione di standard di reporting per le PMI che permettano una valutazione puntuale delle loro pratiche di sostenibilità. Questo aspetto rende i 45 indicatori una risorsa fondamentale per le PMI che vogliono dimostrare il loro impegno ambientale e sociale e, contemporaneamente, rispettare gli obblighi normativi previsti per le rendicontazioni finanziarie e non.

La CSDDD

La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) è la direttiva UE che introduce nuovi obblighi di due diligence in materia di sostenibilità per le aziende. La direttiva in generale non si applica direttamente alle PMI, che sono escluse dall’ambito di applicazione principale. Tuttavia, le PMI sono coinvolte indirettamente in quanto fanno parte della catena del valore delle grandi aziende soggette alla direttiva e, pertanto, dovranno fornire informazioni e garanzie ai loro clienti più grandi per permettere a questi di rispettare gli obblighi della CSDDD.

Anche da questo punto di vista, i 45 indicatori del MEF possono rivelarsi una risorsa per le PMI che vogliano adeguare le loro pratiche per soddisfare i requisiti dei partner commerciali più grandi.

I 45 Indicatori ESG del MEF: strumenti di valutazione, trasparenza e allineamento normativo

Gli indicatori ESG sono stati ideati come strumenti di valutazione e trasparenza per facilitare il dialogo tra PMI e banche.

E: indicatori ambientali

Gli indicatori ambientali misurano aspetti come l’impronta ecologica, le emissioni di CO₂ e la gestione delle risorse. In linea con gli obiettivi del Regolamento Tassonomia, essi includono metriche sulla riduzione delle emissioni, il risparmio energetico e l’uso di fonti rinnovabili. La conformità agli obiettivi ambientali stabiliti dall’articolo 9 del Regolamento Tassonomia rappresenta per le PMI un’opportunità di beneficiare di finanziamenti agevolati e di migliorare la propria reputazione.


S: indicatori sociali

Gli indicatori sociali valutano le pratiche aziendali in relazione a inclusività, diritti dei lavoratori, salute e sicurezza. Il Regolamento SFDR, nell’articolo 4, enfatizza l’importanza di considerare i fattori sociali come parte della sostenibilità, e la CSRD richiede alle PMI di rendicontare le proprie politiche sociali e il loro impatto, rendendo trasparente la loro posizione su aspetti critici quali la parità di genere e l’impegno sociale.

G: indicatori di governance

Gli indicatori di governance considerano l’etica aziendale, l’equilibrio del consiglio di amministrazione, l’adozione di politiche anticorruzione e la trasparenza dei processi decisionali. Gli articoli 6 e 8 del Regolamento SFDR, insieme alla proposta di CSRD, richiedono un elevato livello di disclosure sulla governance, per garantire che le decisioni aziendali siano trasparenti e rispettino i principi di equità. I 45 indicatori, in tal senso, costituiscono un punto di riferimento che permette alle PMI di strutturare la propria governance in linea con le aspettative normative.

Documento integrale qui: https://www.dt.mef.gov.it/export/sites/sitodt/modules/dipartimento/consultazioni_pubbliche/Dialogo-di-sostenibilita-tra-PMI-e-Banche.pdf

Vantaggi per le PMI nell’accesso al credito

Molte banche, in conformità alle linee guida di sostenibilità, offrono tassi agevolati alle PMI che dimostrano un elevato livello di compliance ESG. Attraverso i 45 indicatori, le PMI possono fornire una valutazione puntuale e verificabile della propria performance ESG, convincendo gli istituti finanziari ad applicare tassi ridotti. Questa pratica risponde agli obiettivi dei regolamenti europei, che intendono orientare i flussi finanziari verso attività sostenibili.

Aumento dell’attrattività verso investitori

Le PMI che adottano standard ESG possono attrarre una gamma più ampia di investitori, come richiesto dalla SFDR e dalla CSRD. Gli investitori, in un contesto normativo che promuove la sostenibilità, preferiscono investire in imprese che rispettino criteri ESG, considerando queste aziende meno rischiose e potenzialmente più resilienti.

Miglioramento della reputazione e della resilienza

L’adozione di pratiche sostenibili e di trasparenza, richiesta dal Regolamento Tassonomia e dalla CSRD, rafforzano la reputazione delle PMI e ne aumentano la resilienza. La dimostrazione di un impegno concreto verso la sostenibilità è percepita come un vantaggio competitivo, che consolida la relazione con i clienti e permette una maggiore fidelizzazione.

Il dialogo di sostenibilità tra PMI e banche, che si concretizza con i 45 indicatori, si colloca al centro di un processo di trasformazione strutturale del mercato, in cui l’integrazione dei criteri ESG diventa un parametro di valutazione del rischio e, di conseguenza, un elemento distintivo per l’accesso al credito.

Gli indicatori migliorano anche la trasparenza reciproca, permettendo alle banche di valutare con maggior accuratezza il profilo di sostenibilità delle PMI, e alle PMI di comprendere con chiarezza quali siano i requisiti ‘oggettivi’ necessari per ottenere condizioni di credito agevolate.

Gli effetti sul mercato sono rilevanti, a partire dal fatto che si assiste a una crescente standardizzazione degli adempimenti ESG che le PMI devono rispettare per allinearsi ai requisiti delle banche.
Un altro elemento da considerare è che in vista dell’entrata in vigore del Banking Book Taxonomy Alignment Ratio (BTAR) nel 2025, le PMI sono sempre più chiamate a sviluppare sistemi di rendicontazione ESG che rispettino gli standard europei di trasparenza e responsabilità, e che siano in grado di supportare le banche nell’assessment dei rischi di sostenibilità.
Questo processo comporta una serie di adempimenti per le PMI: non solo la necessità di adottare strumenti per il monitoraggio delle performance ambientali, sociali e di governance, ma anche l’implementazione di policy interne e di procedure di rendicontazione dettagliate e verificabili.
Gli obblighi di disclosure introdotti dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e dalle linee guida SFDR, nonché l’impiego dei 45 indicatori ESG, sono elementi imprescindibili per rendere efficace il dialogo di sostenibilità tra PMI e banche, e per garantire che le PMI possano posizionarsi come attori responsabili e affidabili all’interno del mercato finanziario.
In sintesi, il dialogo di sostenibilità tra PMI e banche contribuisce a strutturare un sistema di valutazione del rischio che non si limita agli aspetti finanziari, ma si estende all’impatto complessivo dell’impresa.
Questo dialogo permette di generare valore, minimizzare i rischi ambientali e sociali e, in definitiva, sostenere la competitività delle PMI, accrescendo il loro appeal nei confronti degli investitori e dei partner commerciali, migliorando la loro capacità di crescita a lungo termine.

Avvocato Cosimo Summa – MSP Legal, Società benefit tra Avvocati

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