La COP16 bis sulla biodiversità che si è conclusa a Roma il 27 febbraio, ha segnato un passo avanti significativo nella mobilitazione di risorse finanziarie per la tutela della natura e della biodiversità, in linea con la Giornata Mondiale della Natura dedicata al tema della finanza per la conservazione della fauna selvatica: investire nelle persone e nel Pianeta.
Risultati principali di COP16 bis Roma
La seconda parte della COP16 di Cali, in Colombia, si è svolta a Roma dal 25 al 27 febbraio 2025 con l’intento di stabilire dei finanziamenti per la natura e la biodiversità. A conclusione di questa tre giorni di incontri, sono tre i principali risultati raggiunti.
Il primo importante risultato riguarda il Fondo di Cali. Questo fondo, nato a COP16, è diventato operativo e sarà finanziato volontariamente dalle aziende che utilizzano il sequenziamento genetico digitale (DSI). Il nuovo meccanismo DSI permette di reinvestire nella conservazione della biodiversità i proventi che le aziende generano utilizzando il sequenziamento genetico con l’obiettivo finale di garantire un equilibrio economico tra chi utilizza la biodiversità e chi la tutela.
Queste imprese sono invitate a versare l’1% del loro profitto o lo 0,1% del fatturato, con particolare attenzione al supporto delle comunità indigene e delle donne. Il fondo rappresenta un modello innovativo di collaborazione tra settore privato e comunità locali per la conservazione della biodiversità.
Il Fondo di Cali è stato accolto come un’importante innovazione per affrontare la questione della giusta ripartizione dei benefici derivanti dall’uso delle risorse genetiche. Nonostante questo, la sua natura volontaria solleva interrogativi sull’effettiva capacità di raccogliere risorse sufficienti. La trasparenza nella gestione e la partecipazione delle comunità locali saranno fondamentali per garantire il successo del meccanismo.
Il secondo importante risultato di questa COP16 bis riguarda la mobilitazione delle risorse. È stata approvata una roadmap, una strategia generale per raccogliere almeno 200 miliardi di dollari entro il 2030 da fonti pubbliche, private e multilaterali. Si prevede anche l’eliminazione progressiva di almeno 500 miliardi di dollari di sussidi ambientalmente dannosi, cioè dedicati ad attività che non migliorano l’ambiente. Questa misura rappresenta un passo fondamentale per destinare risorse verso attività che supportano la biodiversità e mitigano i cambiamenti climatici.
Il terzo risultato raggiunto da COP16 bis riguarda il meccanismo finanziario della gestione dei fondi. Il Global Environmental Facility (GEF) continuerà a gestire i fondi dedicati alla biodiversità fino al 2030, nonostante le critiche di discriminazione da parte dei paesi che sono sottoposti a sanzioni internazionali. Entro il 2028 si deciderà se creare una nuova istituzione finanziaria, con l’obiettivo di migliorare l’accessibilità ai fondi e garantire una distribuzione equa delle risorse.
Infine, si è parlato di PMRR. Il PMRR è il meccanismo di rendicontazione e verifica dello stato di avanzamento dei piani nazionali e delle strategie per la biodiversità. È stato approvato un sistema di monitoraggio e verifica per tracciare i progressi verso i 23 target del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework. Questo sistema prevede la pubblicazione di report periodici e l’adozione di indicatori chiave di performance, al fine di garantire trasparenza e responsabilità.
Confronto con le edizioni precedenti, nuove sfide e compromessi
Rispetto alla COP15, tenutasi a Montreal nel 2022, la COP16 bis ha mostrato un maggiore impegno nella definizione di strumenti finanziari concreti. La COP15 aveva segnato l’adozione del Global Biodiversity Framework, ma le misure finanziarie erano rimaste vaghe. La COP16 bis ha invece definito con maggiore chiarezza i meccanismi di finanziamento, sebbene permangano incertezze sull’effettiva mobilitazione delle risorse.
Lato negativo di questa edizione riguarda la partecipazione politica alla COP16 bis che è risultata inferiore rispetto alle edizioni precedenti, con pochi leader di governo presenti. Questo è un elemento che potrebbe ostacolare il rafforzamento degli impegni politici a livello globale.
Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro sul tema della tutela della biodiversità? Leggendo gli articoli di chi era presente alla recente COP16 bis, ecco i tre temi principali che sono emersi dalla discussione.
• Limitata partecipazione politica. La bassa presenza di rappresentanti governativi, tra cui l’assenza di figure italiane di rilievo, ha sollevato critiche sulla scarsa attenzione politica alla biodiversità. Questo riflette una tendenza globale a sottovalutare l’importanza della biodiversità rispetto ad altre emergenze ambientali, come il cambiamento climatico.
• Finanziamenti insufficienti. Il Global Biodiversity Framework Fund ha ricevuto solo 382 milioni di dollari, ben lontano dall’obiettivo di 20 miliardi annui. Questo deficit rischia di compromettere la realizzazione degli obiettivi del KMGBF, mettendo in pericolo la conservazione degli ecosistemi più vulnerabili.
• Accesso ai fondi. I paesi sotto sanzioni, come Russia, Iran e Venezuela, continuano a essere esclusi dai finanziamenti GEF, alimentando le tensioni tra le Parti e sollevando interrogativi sull’equità del sistema di finanziamento internazionale.
La tutela della biodiversità verso il 2030
Il 2030 risulta essere una data importante per numerosi impegni a livello ambientale. Primo tra tutti, il raggiungimento dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030.
Per quanto riguarda la biodiversità, la sua salvaguardia e protezione, sono state indicate tre date che coincidono con gli appuntamenti delle COP sulla biodiversità che si tengono ogni due anni. La prossima sarà la COP17 e si svolgerà in Armenia nel 2026.
Le principali tappe e decisioni da prendere da oggi al 2030, passano per il 2026 con la definizione dei criteri per la struttura istituzionale di gestione dei fondi, con particolare attenzione alla trasparenza, all’efficienza e all’inclusione delle comunità locali.
Nel 2028 l’accento sarà da porre sulla decisione e sulla creazione di una nuova istituzione finanziaria, con l’obiettivo di migliorare l’accesso ai fondi per tutti i paesi e garantire una distribuzione equa delle risorse.
Infine nel 2030 si dovrà avere una completa implementazione della roadmap finanziaria, con la speranza di raggiungere l’obiettivo di 200 miliardi di dollari e di eliminare progressivamente i sussidi dannosi per l’ambiente.
La Giornata Mondiale della Fauna Selvatica 2025 e il finanziamento per la biodiversità
La Giornata Mondiale della Fauna Selvatica, celebrata lo scorso 3 marzo, è un’importante occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo cruciale della fauna selvatica nella salvaguardia della biodiversità. Nel 2025 questa ricorrenza acquisisce un significato ancora più rilevante poiché coincide con il 50º anniversario dell’entrata in vigore della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES).

Il tema dell’edizione 2025, “Wildlife Conservation Finance: Investing in People and Planet“, ci ricorda l’importanza di sviluppare soluzioni finanziarie innovative per la protezione della biodiversità.
Con la perdita di oltre un milione di specie a rischio di estinzione, la Giornata Mondiale della Fauna Selvatica rappresenta un’opportunità per promuovere nuovi strumenti finanziari, come i pagamenti per i servizi ecosistemici e le obbligazioni di conservazione, incoraggiando la collaborazione tra governi, comunità locali e settore privato. È un evento annuale che sottolinea il legame tra la tutela della fauna selvatica e la necessità di investimenti sostenibili per garantire un futuro equilibrato per il Pianeta.
COP16 bis e Giornata Mondiale della Fauna Selvatica si sono svolte in giorni consecutivi a sostegno della necessità di un maggiore impegno politico. C’è speranza nella capacità delle parti di trasformare gli impegni finanziari in azioni concrete, coinvolgendo anche il settore privato e le comunità locali.
Il dialogo e il rafforzamento delle istituzioni multilaterali saranno cruciali per colmare il divario di finanziamento e garantire la protezione della biodiversità globale. Solo attraverso una cooperazione internazionale rafforzata e un maggiore coinvolgimento della società civile sarà possibile invertire la rotta della perdita di biodiversità e costruire un futuro più sostenibile per tutti.